Procedimento IUVENTA a Trapani, quando l’udienza preliminare ? Un documento di Amnesty International

di Fulvio Vassallo Paleologo

A marzo scorso l’avviso di conclusione delle indagini preliminari con l’uscita dal procedimento della maggior parte degli originari imputati ed una ventina di comunicazioni di garanzia per nuovi indagati, a quattro anni dal sequestro della nave IUVENTA, attirata con un trabocchetto nel porto di Lampedusa, il 2 agosto del 2017, pochi giorni dopo l’adozione del Codice di condotta Minniti, dopo una indagine durata mesi e condotta da agenti infiltrati dal Servizio centrale del Ministero dell’interno. Che poi risulteranno a rapporto del senatore Salvini, in cerca di riconoscimenti per le attività svolte.

 La sentenza della Corte di cassazione sulla convalida del sequestro della Iuventa, nel 2019, ha lasciato aperti tutti i dubbi possibili in ordine al reale svolgimento della vicenda ed alla corretta applicazione delle norme di diritto internazionale. Adesso dopo l’avviso di conclusione delle indagini preliminari il quadro del procedimento penale risulta stravolto rispetto alla documentazione esaminata dalla Cassazione nell’ambito del giudizio cautelare, e tutte le nuove contestazioni dovranno essere provate, sia per l’udienza preliminare, che per l’eventuale processo che ne seguirà. Intanto una mole enorme di atti dovrà essere tradotta per i nuovi indagati e questo potrebbe allungare ulteriormente i tempi. Prosegue a livello mediatico la campagna di criminalizzazione delle ONG, diventata ormai linguaggio dominante nel senso comune delle persone meno informate dei fatti.

Dopo quattro anni di indagine la nave IUVENTA, che dal 2016 aveva salvato la vita di oltre 10.000 persone, è ridotta ad un rottame ancorato in porto, e decine di indagati attendono che sia fatta giustizia, con il riconoscimento della loro innocenza per avere adempiuto al fondamentale dovere di soccorso in mare. Continua la guerra ai soccorsi umanitari, le navi delle ONG vengono tenute per giorni senza un porto di sbarco sicuro per i naufraghi soccorsi a bordo. I provvedimenti di fermo amministrativo colpiscono la flotta civile delle ONG più dei sequestri penali che nel tempo la magistratura ha dovuto sospendere, soprattutto dopo la sentenza della Corte di cassazione del 16/20 febbraio 2020 sul caso Sea Watch/Carola Rackete.

Probabilmente qualcuno spera che con il passare del tempo il caso IUVENTA si possa chiudere senza che vengano allo scoperto tutte le responsabilità di chi ha utilizzato un procedimento penale per promuovere la politica di sbarramento nei confronti dei soccorsi in mare, una politica che è costata migliaia di vittime e che si ripropone ancora in questi giorni. Magari si attende che scatti la prescrizione dei reati che potrebbero essere derubricati, comunque si continua a tenere sotto la pressione di un procedimento penale gli indagati, a futura memoria per tutti coloro che si ostinano a difendere il diritto alla vita in mare. Una pressione che si è esercitata anche attraverso la diffusione di intercettazioni del tutto irrilevanti per il procedimento penale, che hanno però permesso una schedatura completa di quanti, avvocati, giornalisti, giuristi e semplici cittadini, si erano impegnati negli anni a fianco degli operatori umanitari delle ONG oggetto di un attacco mediatico-giudiziario senza precedenti. Ad oggi la nave IUVENTA è ancora sotto sequestro, ridotta ad un rottame inutilizzabile, mentre migliaia di persone rimangono senza soccorsi coordinati dalle autorità degli Stati costieri, responsabili delle zone SAR (ricerca e salvataggio) nel Mediterraneo centrale.

In occasione del quarto anniversario del sequestro della IUVENTA a Lampedusa, AMNESTY INTERNATIONAL ha diffuso un dossier su un caso giudiziario e politico che non potrà essere rimosso. Come non potranno essere rimosse le migliaia di vittime che si sono registrate nelle acque del Mediterraneo centrale da quando è scattato l’attacco ai soccorsi umanitari, un attacco che prosegue ancora oggi con il rifinanziamento degli accordi con i libici, che poi intimidiscono le ONG forti dell’appoggio europeo. Un attacco che prosegue anche con la mancata indicazione del porto sicuro di sbarco e con i provvedimenti di fermo amministrativo. Mentre sono sempre più numerose le persone abbandonate alla guardia costiera libica in acque internazionali e riportate nei luoghi dai quali erano fuggite, per subire altre torture ed estorsioni.

Attendiamo adesso che a Trapani, dove si è insediato un nuovo Procuratore capo, si arrivi alla fissazione dell’udienza preliminare, garantendo il diritto alla traduzione degli atti, ma rispettando i diritti degli indagati a vedersi riconosciuta una posizione processuale, e quindi i diritti di difesa. ed anche distruggendo tutte le trascrizioni delle intercettazioni non rilevanti per quel procedimento penale. E che si faccia giustizia, avviando il processo per accertare le responsabilità penali, che potrebbero andare ben oltre gli attuali imputati, fino al livello politico, o con l’archiviazione dell’indagine, come si è già verificato a Palermo e nella maggior parte dei procedimenti che dal 2017 ad oggi sono stati aperti nei confronti di numerosi esponenti delle ONG.

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AMNESTY INTERNATIONAL

ITALIA – UNA CHINA PERICOLOSA PER
I DIRITTI UMANI: IL CASO IUVENTA

*Una china pericolosa per i diritti umani: il caso Iuventa*_L’Italia, dalla fine del 2016, insieme ad altri paesi dell’Unione Europea e con il sostegno delle istituzioni dell’UE, ha creato un ambiente ostile per i difensori dei diritti umani e le organizzazioni della società civile che svolgono missioni di soccorso in mare, con l’obiettivo di ridurre il numero di persone che raggiungono l’Europa in cerca di protezione o di una vita migliore. Il procedimento penale nei confronti dell’equipaggio della Iuventa –la nave di soccorso tedesca dell’Ong Jugend Rettet– sta diventando sempre più una cartina di tornasole della capacità e della volontà delle autorità italiane di fermare l’abuso del diritto penale per dissuadere i difensori dei diritti umani dall’assistere rifugiati e migranti in mare._