Accordi di morte contro le migrazioni con la “nuova” dimensione esterna dell’Unione Europea.

di Fulvio Vassallo Paleologo

Dal Patto europeo sull’asilo e l’immigrazione del 23 settembre 2020, rimasto lettera morta, con la coeva Comunicazione della Commissione 2020/1365 “sulla cooperazione tra gli Stati membri riguardo alle operazioni condotte da navi possedute o gestite da soggetti privati a fini di attività di ricerca e soccorso”, fino al prossimo Consiglio europeo del 24-25 giugno, la situazione delle migrazioni attraverso il canale del Mediterraneo centrale è ulteriormente peggiorata. Con un aumento esponenziale dei naufragi e delle intercettazioni di migranti in fuga dalla Libia, e con un ulteriore aggravamento delle violenze subite dalle persone intrappolate o riportate indietro in Libia. Dove la condizione di internamento nei centri di detenzione formali ( riconosciuti dal governo di Tripoli) ed informali, gestiti direttamente dalle milizie in combutta con i trafficanti, rimane disumana, malgrado le condanne dell’OIM, dell’UNHCR e le denunce dell’Alto Commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite. L’aumento dei respingimenti collettivi “delegati” alla sedicente Guardia costiera libica sta facendo esplodere tutte le strutture detentive libiche, dove i trafficanti possono acquistare facilmente “merce” per i loro traffici. Tutto questo sembra totalmente sconosciuto ai politici che discutono di Libia come se la implementazione dei diritti umani potesse avvenire domani, senza la chiusura di tutti i centri di detenzione e una effettiva apertura della libertà di circolazione all’interno ed all’esterno di quel paese.

In nove mesi l’Unione Europea non ha fatto alcun progresso, né sulla strada della redistribuzione dei richiedenti asilo e della riforma del regolamento Dublino, né sulle politiche di ingresso legale ed inclusione. Unico terreno dove si è riusciti a trovare un brandello di accordo la politica di esternalizzazione delle frontiere ed i rimpatri con accompagnamento forzato. ai quali occorrerebbe conferire maggiore “effettività”.

Con una serie di incontri bilaterali i vertici degli Stati più importanti dell’Unione Europea hanno già concordato le linee delle politiche migratorie che saranno riprese dal prossimo Consiglio del 24-25 giugno, incentrate sulla esternalizzazione dei controlli di frontiera e su una ampia delega, variamente retribuita, ai paesi terzi perché blocchino le partenze, detengano il numero più alto possibile di migranti in transito e prestino la massima collaborazione nelle prassi di respingimento e di rimpatrio, anche nei confronti di chi avrebbe diritto di chiedere protezione in Europa. Poco importa ai governanti ed agli elettori dei partiti populisti, che in molti stati europei si avvicinano alla metà dei consensi elettorali, se migliaia di persone muoiono, vengono sequestrate e rivendute. Alla fine si spende solo per politiche di esternalizzazione che si pensa possano essere apprezzate dagli elettori che non vogliono vedere arrivare migranti, neppure quelli che vengono soccorsi in mare. . Anche se questo comporta la fine del diritto di asilo in Europa.

Si rinnova l’accordo della vergogna tra i 27 stati europei e la Turchia di Erdogan, che ha bloccato la fuga di milioni di potenziali richiedenti asilo siriani, afghani e irakeni, e si inventano nuove funzioni per missioni europee come EUBAM in Libia, tanto fallimentari che lo scorso anno si sono ridotte ad una manciata di funzionar dislocati nei migliori alberghi di Tunisi, perché ormai in Libia neppure la loro sicurezza è garantita. Altro asse della dimensione esterna delle politiche europee che si continua a rifinanziare con risorse sempre maggiori è l’Agenzia per il controllo delle frontiere esterne FRONTEX, ormai stabilmente collegata con la missione europea EUNAVFOR MED IRINI, che continua a tracciare con i suoi assetti aerei le imbarcazioni in fuga dalla Libia, e dalla Tunisia, in modo da rendere più facili le intercettazioni in acque internazionali ed i respingimenti collettivi “su delega” .

In Libia il governo di Tripoli non controlla neppure la più importante arteria del paese , non parliamo neppure delle frontiere meridionali, a tale riguardo si sprecano avvisi propagandistici di segno diverso, non esiste neppure un unico esercito o un’autorità giurisdizionale riconosciuta su tutto il territorio nazionale. Ma si ritiene utile fare accordi con la sedicente guardia costiera che dovrebbe controllare la “finta” zona di ricerca e salvataggio (SAR) “libica” ma sequestra e tortura i naufraghi ed i migranti che cercano la fuga. L’Unione Europea con Draghi e la Merkel, ostaggio dei ricatti elettorali dei partiti populisti, precipita al punto più basso del suo declino sul terreno dei diritti umani. Questa Europa non ha futuro.

Dietro le dichiarazioni di facciata di chi vorrebbe restituire effettività al diritto di asilo, sostenendo magari che l’Italia rispetta gli obblighi di soccorso in mare , rimane una tempesta mediatica che si abbatte su qualsiasi episodio di soccorso umanitario, ed anche se i processi penali a carico dei rappresentanti delle tanto odiate ONG si chiudono con archiviazioni, la prassi dei fermi amministrativi, confermata da alcuni tribunali amministrativi, ed il richiamo agli obblighi di soccorso degli stati di bandiera, che caratterizzano da tempo la gestione del ministero dell’interno ed oggi anche del governo Draghi, riducono al minimo l’impegno di soccorso degli Stati in acque internazionali. Ed anche ieri una imbarcazione carica di migranti in fuga dalla Libia ha fatto naufragio, senza che le vittime trovassero, almeno ai margini, un qualsiasi spazio sui mezzi di informazioni europei. Ma ormai di migranti e di frontiere si parla solo per diffondere insicurezza e sfruttare i sentimenti di paura che si diffondono tra la popolazione per lucrare qualche miserabile vantaggio elettorale. Nessuno spiraglio neppure per i cd. migranti economici, nessun canale legale di ingresso, ed i corridoi umanitari rimangono solo una periodica concessione governativa, per alcune centinaia di persone soltanto, per mettere a tacere anche quelle timide proteste che vengono dal mondo della Chiesa, che rimane inascoltata quando chiede una vera svolta nelle politiche migratorie europee ed italiane.

Anche chi sembra meno disumano finisce poi per allinearsi in quella che viene considerata come lotta all’immigrazione illegale, anche quando si tratta di persone che avrebbero diritto ad entrare nell’Unione europea per chiedere protezione, Si procede allora con il sostegno per il rinnovo degli accordi bilaterali, come quello tra Italia e governo di Tripoli, che tra poco sarà rifinanziato con il voto del Parlamento italiano. Anche se è a tutti noto il sistema di violenza generalizzata da parte di quelle guardie che sono retribuite con danaro e mezzi, in base agli accordi con l’Italia, finanziati dall’Unione Europea.

Gli appelli delle organizzazioni umanitarie purtroppo non bastano più. Per una parte consistente di italiani, e di europei, forse una parte ormai maggioritaria, va bene che per difendere i confini e per garantire la sicurezza, donne, minori, innocenti, vengano sistematicamente stuprate ed altre persone ancora perdano la vita in mare. Mentre l’Unione Europea cerca di esternalizzare le frontiere, frontiere che corrispondono ad abissi sociali, che stanno dividendo la popolazione europea, lo scontro con i migranti non produrrà altra conseguenza che quella di consegnare l’intero continente europeo ad uno “stato di guerra permanente”, seppure a bassa intensità, con la caduta di tutti i presidi democratici che venivano riconosciuti dalle Costituzioni e dalle Carte di diritti promulgate dopo la Seconda Guerra mondiale. Non solo, ma centrare tutte le politiche sul contrasto delle migrazioni rafforzerà le organizzazioni criminali che speculano sul proibizionismo della mobilità e renderà sempre più instabile la situazione tanto nei paesi di origine che nei paesi di transito, con ricadute disumane, oltre che economiche, che sperimenteremo presto proprio nel Mediterraneo centrale.