Amnesty International denuncia gli accordi con il governo di Tripoli

di Redazione

Ricorre oggi il quarto anniversario del Memorandum d’intesa tra Italia e Libia, al quale seguì nel 2018 il riconoscimento di una zona di ricerca e salvataggio (SAR) “libica” e quindi la “guerra” contro i soccorsi in mare, anche attraverso processi che non sono mai arrivati alla condanna di operatori umanitari, tenuti sulla graticola per anni, come nel caso del processo IUVENTA a Trapani. Nel frattempo si è aggravato nel corpo sociale il disprezzo per le vite che si perdono in mare e si diffonde come una cancrena il discorso d’odio che puntualmente investe chiunque reclami l’applicazione della Costituzione e del diritto internazionale del mare e l’assistenza immediata delle autorità statali dopo le chiamate di soccorso.

Migliaia di persone hanno perso la vita nel Mediterraneo centrale ed altre vittime si contano fino a pochi giorni fa, mentre altre migliaia di migranti in fuga dalla Libia sono stati intercettati in acque internazionali, anche con il concorso dell’Agenzia europea per il controllo delle frontiere esterne (FRONTEX), e riportati a terra. Nessuno in Libia, nessuna autorità statale e nessuna Organizzazione internazionale, può garantire per la loro vita e la loro integrità fisica. Questo gli Stati che hanno ritirato le navi di soccorso prima impegnate nel Mediterraneo centrale e i vertici dell’Unione Europea lo sanno bene e continuano a mantenere consapevolmente gli accordi con il governo di Tripoli, che non rappresenta neppure l’intera Libia, a costo di produrre, come avverrà nei prossimi mesi quando le partenze si intensificheranno, altre migliaia di vittime. La parte prevalente dell’opinione pubblica italiana condivide queste complicità, e dai social rivolge la sua ferocia anche contro i migranti che cercano di fuggire dalla Tunisia, paese attanagliato da una crisi economica e politica che lascia presagire il peggio nel futuro. Questo succede quando si eludono i doveri di solidarietà internazionale e gli obblighi di soccorso, con violazioni di legge che i tribunali non riescono a perseguire, come si sta verificando nel caso Gregoretti. Le politiche dei governi che si succedono nel tempo dimostrano una sostanziale continuità nell’affidare ai libici compiti di contrasto di quella che definiscono soltanto come “immigrazione illegale”.

Si pensa ancora che attribuire compiti di intercettazione in alto mare alla sedicente Guardia costiera libica possa costituire un utile strumento per ridurre gli “sbarchi” sulle coste italiane. Sono questi gli elementi che confermano come il Memorandum d’intesa del 2 febbraio 2017, stipulato dal governo Gentiloni, con Marco Minniti come ministro dell’interno, costituisca ancora oggi, con la proroga votata dal Parlamento lo scorso anno, un ostacolo insormontabile per l’effettivo riconoscimento del diritto alla vita delle persone abbandonate in mare o rigettate nei lager libici e per una cooperazione tra gli Stati del Mediterraneo basata sul rispetto del diritto internazionale e dei diritti umani.

Pubblichiamo qui di seguito il duro documento di denuncia di Amnesty International, dopo che sono rimasti inascoltati tutti gli appelli del Consiglio d’Europa e delle Nazioni Unite per evitare che le persone bloccate in alto mare fossero riportate in un paese come la Libia che non garantisce porti di sbarco sicuri.

Nel suo articolato documento Amnesty International denuncia “crimini di diritto internazionale”, dunque violazioni gravi del diritto internazionale che hanno comportato la morte di migliaia di persone, che sarebbero state commesse negli ultimi quattro anni, in piena continuità tra i diversi governi che si sono succeduti nel tempo. Ma questo non esclude che in alcune fasi particolari, come durante il governo giallo-verde ( 2018-2019), si siano verificati fatti, come la mancata indicazione del porto sicuro di sbarco, che anche sul piano del diritto interno possono assumere una precisa rilevanza, sotto il profilo della responsabilità penale ed amministrativa. Non si possono dunque confondere le responsabilità politiche con quelle penali, riferibili in ambito nazionale a fatti specifici ed a precisi connotati soggettivi degli autori, così come sul piano del diritto internazionale ed euro-unitario assume rilievo la violazione di norme cogenti e quindi può emergere una responsabilità degli agenti statali che ne sono responsabili sotto il profilo delle sanzioni che pure sono previste a livello internazionale ed europeo. Dei crimini perpetrati ai danni dei migranti in Libia se ne sta occupando anche la Corte penale internazionale, dopo precise denunce della società civile.

Non rimane davvero molto da aggiungere, malgrado la censura imposta dalle autorità statali i dati oggettivi sono chiari ed accessibili, come emerge da un recente rapporto di OXFAM, e ancora oggi non si vedono interlocutori per proposte di discontinuità rispetto al passato. Saranno i fatti, in tempi resi ancora più difficili dalla pandemia, ma anche quando sono più chiare le responsabilità di ognuno, a fare giustizia di complicità e omissioni che i tribunali non riescono, o non vogliono, perseguire. Di certo le persone migranti continueranno a fuggire dalla guerra civile, dalla corruzione e dai soprusi che subiscono in patria e nei paesi di transito. Saranno loro ad arrivare sempre più numerosi, che sconfiggeranno chi ha creduto di potere “difendere i confini” alzando barriere, con accordi che violano i diritti umani, e costruendo muri d’odio, con la disgregazione della convivenza sociale. Alla fine il diritto ala vita prevarrà sulle politiche di morte.


MARTEDÌ 02 FEBBRAIO 2021 09.08.05*

Migranti, Amnesty: Memorandum Italia-Libia, 4 anni complicità in crimini*Torino, 2 feb. (LaPresse) –

In occasione del quarto anniversario della firma del Memorandum d’intesa con la Libia, Amnesty International denuncia che nel Paese nordafricano “si susseguono arresti arbitrari, torture, rapimenti e violenze ai danni di rifugiati e Migranti con la complicità e nel silenzio delle istituzioni italiane”. Nel corso del 2020, 11.265 rifugiati e Migranti sono stati intercettati in mare dalla guardia costiera libica e riportati in Libia, quasi tutti immediatamente trasferiti nei centri di detenzione ufficiali o in altri luoghi di cattività, dove sono stati trattenuti arbitrariamente e per lunghi periodi di tempo ed esposti al rischio di subire torture e maltrattamenti. In alcuni casi, documentati da un rapporto pubblicato da Amnesty International nel settembre 2020, persone intercettate in mare e riportate in Libia sono state trasferite in centri semi-clandestini, come la famigerata ‘Fabbrica del tabacco di Tripoli, prima che se ne perdessero completamente le tracce.(segue)

FEB 21Migranti, Amnesty: Memorandum Italia-Libia, 4 anni complicità in crimini-2- Torino, 2 feb. (LaPresse) – “Sono oltre 50mila i rifugiati e i Migranti intercettati in mare dalla guardia costiera libica e riportati in Libia a partire dalla firma del Memorandum d’intesa, all’insegna del quale il governo italiano ha offerto abbondante sostegno alla Libia, in particolare mediante motovedette, formazione alla guardia costiera e assistenza nella dichiarazione di una zona di ricerca e soccorso (Sar) libica e nel coordinamento delle operazioni in mare. Come più volte ricordato da Amnesty International, l’Italia ha fornito la propria assistenza senza preoccuparsi minimamente delle conseguenze per le persone – donne, uomini e bambini – riportate in Libia e rinchiuse nei centri di detenzione o scomparse nel nulla”, sottolinea l’organizzazione. “Pur di ridurre il numero degli approdi irregolari in Italia, le autorità italiane si sono rese complici degli abominevoli crimini di diritto internazionale commessi nei centri di detenzione, che potevano essere ampiamente previsti. Anche quando sono in libertà, i rifugiati e i Migranti intrappolati in Libia restano a rischio costante di uccisioni, rapimenti, rapine, violenze e sfruttamento da parte di milizie armate o bande criminali che godono della più completa impunità”, ha aggiunto.(segue)

FEB 21Migranti, Amnesty: Memorandum Italia-Libia, 4 anni complicità in crimini-3- Torino, 2 feb. (LaPresse) – “Pur perfettamente conscio della sofferenza causata dall’applicazione del Memorandum, un anno fa il governo italiano lo ha rinnovato per un ulteriore periodo di tre anni. All’epoca del rinnovo, per scansare le critiche, il ministro degli Affari esteri, Luigi Di Maio, si era impegnato a modificare il testo del Memorandum per inserirvi garanzie a tutela dei diritti umani. A un anno di distanza, Amnesty International fa notare come tale impegno sia stato ampiamente disatteso e che le pur minime e del tutto insufficienti migliorie proposte dal governo italiano non sono state neanche accettate dalla controparte libica. Ciononostante, le autorità italiane hanno continuato a prestare la loro assistenza, anche tramite la proroga delle missioni militari in Libia e la donazione di nuove motovedette”, denuncia l’organizzazione. Nel frattempo, la situazione per i rifugiati e i Migranti intrappolati in Libia è rimasta “catastrofica”, descrive, persino aggravata dalle limitazioni alla libertà di movimento ed alle attività economiche imposte per far fronte alla pandemia da Covid-19. Queste hanno avuto un grave impatto su migliaia di rifugiati e Migranti, la maggior parte dei quali dipende da lavori a giornata anche per poter acquistare cibo.(segue)

FEB 21Migranti, Amnesty: Memorandum Italia-Libia, 4 anni complicità in crimini-4- Torino, 2 feb. (LaPresse) – Vi sono state alcune note positive, prosegue, indipendenti dall’attuazione del Memorandum d’intesa, come la liberazione lo scorso 18 gennaio dei rifugiati e Migranti trattenuti nel centro di detenzione governativo di Zintan. Ma Amnesty International “continua a ricevere notizie relative a tratta, rapimenti e sparizioni forzate di rifugiati e Migranti, stante l’impunità prevalente anche per i crimini piú aberranti. E’ perciò fondamentale che le autorità libiche si impegnino a fare giustizia per le violazioni dei diritti umani, anche come parte del processo di pace attualmente in corso, e garantiscano la pronta liberazione dei rifugiati e Migranti trattenuti nei centri di detenzione”. (segue)

FEB 21Migranti, Amnesty: Memorandum Italia-Libia, 4 anni complicità in crimini-5-Migranti, Amnesty: Memorandum Italia-Libia, 4 anni complicità in crimini-5- Torino, 2 feb. (LaPresse) -Amnesty International “sollecita le autorità italiane a impegnarsi concretamente per porre rimedio ai crimini subiti dai rifugiati e dai Migranti in Libia: interrompendo forme di cooperazione che intrappolano persone in luoghi dove sono a rischio di torture e violenze; condizionando il proprio sostegno all’approvazione da parte libica di misure a garanzia dei rifugiati e Migranti; e concentrandosi sull’apertura di canali sicuri e regolari che consentano ai cittadini stranieri intrappolati in Libia, in primis rifugiati e richiedenti asilo, di viaggiare in sicurezza verso l’Europa. A quattro anni dall’adozione del Memorandum d’intesa, appare oltremodo urgente che le istituzioni italiane diano un forte segnale di discontinuità, anche mediante la creazione di una Commissione parlamentare d’inchiesta sulle conseguenze della cooperazione con la Libia in materia di controllo delle migrazioni e l’adozione di un piano per l’evacuazione dalla Libia di migliaia di rifugiati attraverso i canali umanitari”.