Si moltiplicano le attività e le iniziative promosse da diversi soggetti sociali contro la trasformazione in leggi dello Stato dei Dl Minniti – Orlando. Critiche mosse dalla società civile, da alcune forze politiche e sociali, da chi, partendo da diversi punti di vista va osservando una pericolosa quanto immotivata deriva autoritaria nel nostro ordinamento. I diversi testi, pubblicati su gazzetta ufficiale il 17 febbraio scorso (relativo a immigrazione e asilo) e a seguire il 20 febbraio (sicurezza urbana) contengono una infinità di criticità che ci è già capitato di evidenziare e che realizzano un pericoloso combinato disposto.
Presto i decreti diventeranno legge, il 95% del parlamento, più o meno orgogliosamente, ne condivde l’impianto ma questi cambieranno la vita di numerosi soggetti sociali. Dei richiedenti asilo e migranti, in primis, cha vivranno ìn una condizione di diritto speciale, di chi conduce una vita non adeguata e considerata dannosa per il decoro delle città, chi privilegia una socialità fatta di condivisione, come chi è povero e consuma poco. Ma cambierà la vita anche degli operatori dell’accoglienza, categoria sociale che si va imponendo in questo paese privo di futuro come spazio occupazionale in cui si uniscono condizioni di estrema precarietà contrattuale a impegno etico e sociale spesso poco considerata. Un mondo finito nell’occhio del ciclone per il business dell’accoglienza, per le inchieste di Mafia Capitale, per una dilagante corruzione che ha coinvolto vertici politici ed economici. Ma coloro che materialmente e quotidianamente si sono sobbarcati l’onere, che sarebbe dovuto ricadere sulle istutuzioni, di far sentire un po’ a casa, di far anche per un attimo dimenticare drammi e sofferenze a chi arrivava con un bagaglio di storie personali che fanno rabbrividire? Sfruttati con contratti miseri e al di sotto delle mansioni svolte, spesso in strutture inadeguate e senza possibilità di ribellione, a volte hanno provato a raccontare la loro giornata ma erano lampi nel buio di un contesto in cui non era previsto di riconoscere un ruolo sociale, sindacale o politico. Oggi una parte di questi uomini e queste donne sta alzando la testa. Non accetta, sulla base di un articolo del primo decreto, di divenire pubblico ufficiale e di dover svolgere le funzioni di controllo verso le persone con cui costruiscono rapporto. «Noi costruiamo faticosamente un rapporto di fiducia con persone convinte che il mondo sia contro di loro- raccontava una operatrice – se ci trasformiamo in coloro che comunicheranno le decisioni, spesso negative, delle loro richieste di protezione, questo rapporto salterà. Diventeremo parte dei tanti che li hanno sfruttati durante il viaggio. Non ci stiamo e per questo diserteremo da questa oscena richiesta».
Condividendo le preoccupazioni degli operatori e non volendoli né lasciare da soli a combattere una battaglia impari che è sia sociale che politica che sindacale, né tantomento sottrarci ad una scelta di campo necessaria e doverosa, come ADIF, nel dichiararci radicalmente contrari alle modifiche apportate dalle due leggi, offriremo il nostro spazio a chi vorrà alimentare questo filone di discussione e di mobilitazione, parteciperemo alle iniziative che verranno promosse e ci sentiamo coinvolti direttamente. Il senso che ci pare di cogliere da troppi eventi è quello di “militarizzare l’accoglienza” rendendola funzionale ad una selezione delle persone da accettare o da respingere. Non accetteremo questa prospettiva e saremo al fianco sia degli operatori che dei richiedenti asilo che di coloro – e sono tanti – che vorrebbero declinare anche a parola accoglienza in maniera diversa e spesso riescono anche a farlo.
Segue il report dell’assemblea che si è tenuta a Roma, alcuni interventi possono essere anche ascoltati sulla pagina Fb creata a proposito. Daremo notizia di ulteriori iniziative nelle varie città.
Sabato 8 aprile a Roma più di 200 persone hanno partecipato alla prima assemblea autoconvocata degli operatori sociali contro i decreti legge Minniti – Orlando, provenienti da sedici diverse regioni italiane, a testimonianza della necessità di confrontarsi e ragionare insieme.
Una Rete che ha deciso di darsi continuità promuovendo assemblee territoriali ma mantenendo e rafforzando anche la dimensione nazionale di collegamento e coordinamento per iniziare a costruire strumenti comuni, una cassetta degli attrezzi, da poter utilizzare nella quotidianità per inceppare il meccanismo securitario e repressivo voluto dall’attuale Governo.
Una guerra contro i poveri, contro chi vive nella marginalità sociale, che ci vorrebbe “soldati” in prima linea, in alcuni casi e situazioni con parificazione del nostro ruolo e della nostra funzione a quelli del Pubblico Ufficiale, dichiarata dal Governo Gentiloni, applaudita dalle destre e che nel quadro politico istituzionale trova pochissime espressioni di contrarietà e dissenso. #IoDiserto sarà lo strumento per comunicare e condividere la nostra volontà di non essere oggetti passivi e ubbidienti di un disegno politico che mira a trasformare il tessuto sociale delle nostre città, e a cambiare radicalmente il nostro ruolo e la nostra funzione. Nella società, voci contrarie emergono e si moltiplicano: martedì 11 aprile numerose associazioni daranno vita ad un presidio sotto il Parlamento durante quello che probabilmente sarà il voto finale alla trasformazione in legge del primo dei due decreti, quello sull’immigrazione. Noi ci saremo perché riteniamo fondamentale costruire un campagna ampia e condivisa insieme a tutti i soggetti che manifestano contrarietà e dissenso a questo pericoloso declino securitario. Per questo consideriamo altrettanto importante la presa di posizione pubblica, da parte di esponenti del mondo della cultura e dell’impegno sociale, contro questi decreti legge.
Saremo parte attiva di questa campagna comune proprio per le nostre caratteristiche. Siamo operatori e operatrici che lavorano e operano nel sociale, presenti in tutte le città del nostro Paese, siamo nella quotidianità nelle periferie, geografiche e sociali, a toccare con mano le conseguenze di queste scelte politiche.
Ci vogliono anello della catena di controllo sociale e repressivo. Siamo l’anello debole di questa catena, proprio per questo possiamo agire una potenza enorme nel resistere e nel far inceppare il meccanismo securitario. Abbiamo bisogno di strumenti comuni, legali e giuridici, sociali e politici; una dimensione, questa, che può essere costruita solo insieme a molti altri e dentro a quella campagna culturale, sociale e politica di cui si vedono già le premesse e di cui saremo uno dei motori.
La preoccupazione è enorme, la restrizione dei diritti di alcuni diventa la restrizione delle libertà di tutti, minare il diritto d’asilo significa compromettere il diritto alla vita. L’istituzione di “tribunali speciali” per migranti, il diritto differenziale a seconda della “categoria sociale” di appartenenza, il confino urbano che può essere agito dal Sindaco e dal Questore nei confronti delle persone che “minano il decoro urbano” utilizzando il mini-daspo, sono solo gli strumenti più eclatanti, significativi di un disegno più ampio. Il messaggio è chiaro: nessuno è uguale davanti alla legge.
Per quanto ci riguarda questo è solo l’inizio, la presenza e la ricchezza delle proposte e dei ragionamenti che sono emersi dalla nostra prima assemblea dimostrano che ci siamo e che abbiamo la voglia e la necessità di continuare insieme questo percorso. Non come “categoria” ma come cittadini, uomini e donne, che nelle nostre città hanno gli strumenti per smascherare le carenze del sistema di accoglienza, l’assenza di politiche sociali adeguate, gli abusi di sindaci e prefetti che si fanno prendere la mano dal sogno infantile, mai riposto, di essere sceriffi.
Noi, non solo noi, ma noi sicuramente saremo parte di questo movimento di resistenza ai decreti legge Minniti-Orlando e a alla visione del mondo che portano con sé. #IoDiserto perché se dobbiamo essere complici lo saremo con chi queste politiche le subisce e non con chi le promuove; una scelta di parte perché siamo convinti che stare dalla parte dei più deboli significa stare dalla nostra parte, dalla parte di tutti: in un mondo diviso in “categorie sociali” da colpire prima o poi viene toccata anche quella in cui ognuno di noi viene “costretto”
A presto, e buon lavoro a tutte e a tutti noi.
Rete Operatori Sociali
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