La notizia arriva dal Canada, ed è messa sotto censura da tutti i mezzi di informazione europei. Il governo Serraj chiede all’Unione Europea mezzi e navi. Forse siamo alla vigilia dell’avvio della fase tre dell’operazione EUNAVFOR MED:
Libya asks EU for ships and radars to stop migrants: sources
(Reuters Thu Mar 30, 2017 12:36pm )
Libya has asked the European Union to provide it with ships and radars to help its forces stop the smuggling of migrants across the Mediterranean, sources in Brussels said.
They said EU foreign ministers would review the “shopping list” at a meeting of foreign ministers in Luxembourg on Monday, but would not be able to meet all the requests.
The bloc is supporting the government of Prime Minister Fayez Seraj in the hope it can gain control over the whole country after years of chaos and fighting. In exchange, it wants his help on preventing African refugees and migrants from embarking from the coast of Libya for Europe.
“We have received a formal request and it’s under consideration,” a senior EU diplomat said. “We need it to be linked to the work we are doing on borders to ensure it is going to be used effectively.”
Ma, dall’altra sponda dell’Oceano, arrivano altre notizie contrastanti, anche queste sottoposte ad una censura sistematica. Come alla vigilia di tutte le guerre. Forse qualcuno sta prendendo atto di quello che in Europa non vogliono ancora comprendere, e cioè che il governo Serraj non riesce a garantire la pacificazione della Libia, e questo può comportare la somalizzazione dell’intero territorio e l’avanzata delle milizie dei tagliagole di ISIS. Prevedibile un aumento del numero delle partenze, se converrà economicamente a chi controlla effettivamente il territorio libico. Qualcuno anche in Libia vorrebbe replicare l’accordo infame tra Unione Europea e Turchia, ma forse sta millantando troppo il proprio credito, la propria capacità di controllare effettivamente il territorio libico e di bloccare davvero le partenze.
La richiesta del governo Serraj, rivolta da Tripoli all’Unione Europea, segue ad una serie di incidenti, ben nascosti all’informazione embedded dei paesi occidentali, nei quali unità della sedicente Guardia Costiera Libica erano state attaccate da non meglio identificate unità navali controllate dai trafficanti. Anche queste notizie sono state sistematicamente ignorate dai media occidentali.
Cruciale, in Libia, nella prospettiva dell’estensione dell’Operazione Eunavfor MED, peraltro a guida italiana, il ruolo dell’Italia e della missione UNSMIL. Questo determina un livello di esposizione del nostro paese in Libia senza precedenti. E questo diventa ancora più grave quando l’orientamento dell’amministrazione Trump non è ancora chiaro. Di certo non corrisponderà neppure in questo campo alle attese dell’Unione Europea. La crisi libica potrebbe essere soltanto nelle mani di Trump e di Putin, con Erdogan in Turchia e Al Sisi in Egitto come alleati. Gli errori e le divisioni a Bruxelles hanno relegato l’Unione Europea ad un ruolo marginale, come è testimoniato anche dal fallimento della missione militare EUNAVFOR MED. Anche la missione UNSMIL delle Nazioni Unite ha finora fallito il suo compito di “stabilizzazione” della Libia.
Rimane da vedere che sorte avranno i tentativi di pacificazione dell’intera Libia,portati avanti dal governo Gentiloni. Anche su questi passi diplomatici censura totale.
Ma forse è meglio ricapitolare la portata complessiva delle attività dell’Unione Europea rispetto al corridoio del Mediterraneo centrale.
Dal settembre del 2015 l’Unione Europea ha varato l’operazione militare EUNAVFOR MED per contrastare l’immigrazione “illegale” proveniente dal nordafrica. Successivamente i compiti dell’agenzia sono stati estesi al contrato del terrorismo e del traffico di armi. /20160524_operazione_sophia.aspx Già nell’agosto dello scorso anno si era diffusa la notizia di un la notizia ufficiale della conclusione di un Memoriale di intesa ( MOU) con i vertici della Guardia Costiera libica che però risponde soltanto ai comandi del governo Serraj, insediato a Tripoli dalle Nazioni Unite, un governo che il parlamento di Tobruk ed il generale Haftar (sostenuto dagli egiziani) non hanno ancora riconosciuto.
Il programma, che vedrà attivamente coinvolti numerosi altri organismi quali EUBAM Libia (EU Border Assistance Mission in Libya), FRONTEX e Nazioni Unite, sarà suddiviso in tre pacchetti: un addestramento in mare, uno a terra (in centri di addestramento dedicati di paesi membri dell’Unione Europea o in Libia) e, infine, a bordo di unità da pattugliamento della guardia costiera e della Marina libica.
Dopo questi accordi sono aumentate le deportazioni dalla Libia verso altri paesi, come il Sudan, il Niger e la Nigeria nei quali non sono garantiti i diritti umani, come è probabile che le rotte si allungheranno, con un ulteriore aumento delle vittime in mare.
Si deve anche riflettere sulla costituzione di una Guardia Costiera europea con l’affidamento a Frontex di compiti diretti di esecuzione delle operazioni di rimpatrio forzato.
Il quadro della guerra globale ai migranti combattuta dall’Unione Europea e per sua delega dall’Italia, si completa di un’altro tassello. Qualcuno in Europa sta sbagliando i suoi calcoli, e dare ascolto ai partiti populisti con misure sempre più severe di contrasto militare e poliziesco della cd. Immigrazione “illegale” anche quando è composta da persone che andrebbero evacuate ed accolte, porterà solo alla dissoluzione dell’Unione Europea. Se non si comprende quello che avviene in Libia e quanto sia urgente una soluzione politica piuttosto che militare, si assisterà ad un ennesimo disastro umanitario, che si riverserà sull’Unione Europea. Le diverse milizie libiche che non sono sotto il controllo del governo di Tripoli la pensano in questo modo : Operation Sophia is propaganda; Italy wants to have more time to continue stealing Libya’s resources and smuggling its fuel.
Si sottovaluta generalmente la diffusione di ISIS in molte parti della Libia che sfuggono al controllo sia del governo di Tripoli che del Parlamento di Bengasi.
Con i respingimenti collettivi “delegati” alla Guardia Costiera libica si vorrebbero superare gli impedimenti che derivano dalla Giurisprudenza della Corte Europea dei diritti dell’Uomo. La sentenza di condanna dell’Italia da parte della Corte Europea dei diritti dell’Uomo, nel 2012, sul caso Hirsi, afferma principi e sancisce diritti che potrebbero essere violati ancora nei prossimi giorni quando la collaborazione tra la Guardia costiera libica e le navi dell’operazione Sophia diventerà più stretta, con il passaggio alla fase tre dell’operazione, dopo la richiesta di intervento da parte del governo Serraj.
Rimane da verificare il costo politico di queste decisioni e la loro incidenza sul processo di pace in Libia, dopo che le autorità di Bengasi hanno attaccato duramente l’intervento in acque libiche delle navi europee inviate da EUNAVFOR MED. La prospettiva di una divisione della Libia potrebbe essere accelerata da scelte unilaterali di carattere militare che tengono conto solo dell’esigenza di limitare al massimo le partenze dei migranti verso l’Europa. La partita diplomatica a questo punto si giocherà esclusivamente tra Washington e Mosca, e non è detto che come conseguenza non ne risulti un aumento esponenziale delle partenze. Un processo che dopo il rallentamento di febbraio è già chiaramente in corso.
In questo contesto appare sempre più difficile il compito delle organizzazioni non governative che prestano soccorso in mare sotto il coordinamento della Guardia Costiera italiana. Non bastano gli attacchi mediatici rilanciati da iniziative della magistratura. Si potrebbero ripetere le aggressioni intimidatorie in mare, come quella verificatasi lo scorso anno, nel mese di agosto, nei confronti della nave umanitaria Bourbon Argos di MSF. Di certo dovremo registrare, un aumento delle vittime, uomini, donne e bambini, tanto per ricordare, sia a mare , nelle acque territoriali dove sarà interdetto l’ingresso alle navi umanitarie, che nei centri lager sparsi per tutta la Libia.