Nuove vittime di abbandono sulla rotta libica, mentre l’Unione Europea non decide su Frontex. Un documento della Sinistra europea.

di Fulvio Vassallo Paleologo

Malgrado il tentativo di nascondere i fatti, e di proseguire la campagna di criminalizzazione contro le ONG, emergono sempre di più le conseguenze degli accordi bilaterali con il governo di Tripoli, con il finanziamento della guardia costiera libica, conseguenze aggravate dalla istituzione di una zona SAR (ricerca e salvataggio) riservata esclusivamente agli interventi di blocco delle motovedette libiche, documentati con video che non lasciano adito a dubbi. I migranti che tentano la traversata verso l’Europa “devono morire”. E nella più totale assenza di rapporti attendibili da parte delle autorità statali tocca all’IOM ed all’UNHCR, quindi alle Nazioni Unite, documentare il susseguirsi dei naufragi e delle perdite di vite umane, spesso proprio durante i tentativi di intercettazione violenta in acque internazionali operati dai comandanti per i quali l’Italia e l’Unione Europea hanno svolto intensi corsi di formazione. Non si tiene conto neppure degli appelli delle Nazioni Unite, contrarie ad ogni forma di push back verso la Libia. Come sono contrari al diritto internazionale anche i pull back delegati dagli Stati europei alle motovedette libiche alle quali si consente di operare persino nella zona SAR maltese, fino a 40 miglia a sud di Lampedusa.

Si ignora pure la rilevante presenza della Turchia sia in mare che in territorio libico e si nasconde la circostanza che il capo della missione Eunavfor Med IRINI, a guida italiana, alla quale si vorrebbero affidare nuovi compiti di intercettazione in mare e di collaborazione con le autorità libiche, non è neppure riuscito ad ottenere un visto di ingresso a Tripoli. Come del resto rimane bloccata in Tunisia la missione EUBAM Libia, su cui punta l’Unione Europea per rafforzare la “lotta contro i trafficanti”, che continuano ad operare indisturbati in tutte le regioni di un paese ancora diviso tra milizie in lotta tra loro, con l’inquietante infiltrazione di forze estremiste e di mercenari che ne possono mettere a rischio ancora per lungo tempo tutti i tentativi di normalizzazione.

Fino a quando le politiche europee ed italiane saranno rivolte esclusivamente a bloccare i migranti in fuga dalla Libia, migranti forzati, dunque potenziali richiedenti asilo, le conseguenze del disimpegno europeo e degli accordi bilaterali non saranno diverse da quelle che abbiamo visto in questi anni, come ha documentato Statewatch. Destabilizzazione dei territori, rafforzamento delle reti criminali, stragi in mare, violazioni sempre più gravi dei diritti umani. Ad una strage ne segue un altra, anche sulla rotta tunisina che ormai si confonde con quella libica. La diffusione del Covid aumenta ovunque l’instabilità e le politiche europee piuttosto che puntare sul sostegno sanitario ed economico sono condizionate al blocco dei migranti e per questo da Bruxelles arrivano soldi soltanto alle guardie costiere, alle milizie ed ai vertici militari. Soldi che spesso transitano da Roma.

In Libia per effetto di queste politiche si arriverà ad un nuovo scontro militare, e le conseguenze saranno avvertite in tutta Europa, ma soprattutto dall’Italia che dalla Libia dipende per i rifornimenti energetici e per gli intensi rapporti di scambio economico instaurati negli anni. Il recente voto del Parlamento italiano sul finanziamento della missione militare italiana non lascia adito a molte speranze.

Rimane però un imperativo categorico immediato. Salvare quante più vite umane in mare e quindi sul territorio libico, dove vanno evacuate le migliaia di persone trattenute arbitrariamente nei centri di detenzione , esposte ad ogni tipo di ricatto e di abuso. Ogni strage fa dimenticare la precedente, ed in qualche giorno tutto scompare dall’attenzione dei media, e dalla coscienza degli europei. Occorre una missione internazionale di soccorso nel Mediterraneo centrale e la pronta evacuazione di tutti i centri di detenzione libici, formali ed informali, attraverso corridoi umanitari in misura corrispondente al numero delle persone da evacuare. Non sembra tuttavia che gli Stati europei, condizionati da imminenti scadenze elettorali, si attestino sulla difesa dei diritti umani e della dignità delle persone.

Per questo, dopo anni nei quali tutti gli sforzi degli Stati si sono rivolti contro le ONG ritenute colpevoli di avere fatto aumentare con la loro presenza in mare le partenze dalla Libia, adesso è il tempo delle denunce a livello internazionale, e dello svelamento delle collusioni tra i livelli istituzionali e le organizzazioni criminali che gestiscono il traffico di esseri umani. Anche se il Parlamento europeo si sta dimostrando incapace di decidere sulle responsabilità dell’agenzia Frontex per i respingimenti effettuati in Egeo, il ritiro dei mezzi navali che prima erano presenti nel Mediterraneo centrale e le attività di monitoraggio e di comunicazione con i libici sulle rotte dei migranti in fuga dalla Libia, saranno oggetto di nuove denunce sia davanti ai Tribunali europei che alle Agenzie delle Nazioni Unite che difendono i diritti umani. perché nessuna vittima rimanga inghiottita dal silenzio, perché la giustizia internazionale possa sanzionare, prima o poi, quelle responsabilità che i giudici nazionali non riescono a vedere. Non si riesce neppure a garantire il recupero dei corpi delle vittime di naufragio, incastrati in relitti abbandonati in fondo al mare, in acque territoriali italiane. Tanto conta la vita, e la morte dei migranti .

Sul piano politico, contro l’immobilismo dei governi di larghe intese, non meno pericoloso delle politiche di guerra dei paesi in mano a regimi autoritari, tutti favorevoli a rinnovare gli accordi con i paesi terzi, soltanto per bloccare la fuga dei disperati che si trovano intrappolati nei paesi di transito come la Turchia e la Libia, si sta ricostruendo un fronte internazionale che resterà a fianco dei migranti in fuga dalla persecuzione e dallo sfruttamento schiavistico, e di tutti coloro che prestano loro assistenza. Come emerge da tante iniziative di base in corso in diversi paesi e da importanti documenti della sinistra ancora presente al Parlamento europeo.


 Questa la dichiarazione congiunta/comunicato stampa di Kostas Arvanitis (Europarlamentare di SY.RIZ.A – A.P./The Left – componente della Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni LIBE del Parlamento Europeo) e G. Psichogios (Parlamentare, Responsabile per le politiche migratorie di SY.RIZ.A – A.P.) sulle conclusioni della Commissione d’Inchiesta del Parlamento europeo sull’operato di Frontex.

COMUNICATO STAMPA

21/07/2021

K. Arvanitis – G. Psichogios: “Nessuna risposta dal governo greco alla richiesta di SYRIZA-A.P. di aprire un’inchiesta per fare chiarezza sulle gravi accuse di respingimenti illegali”

Dichiarazione congiunta di Kostas Arvanitis (Europarlamentare di SY.RIZ.A – A.P./The Left – componente della Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni LIBE del Parlamento Europeo) e G. Psichogios (Parlamentare, Responsabile per le politiche migratorie di SY.RIZ.A – A.P.) sulle conclusioni della Commissione d’Inchiesta del Parlamento europeo sull’operato di Frontex.

Le conclusioni della Commissione competente del Parlamento Europeo per le indagini sulle operazioni di FRONTEX, dimostra che sono stati fatti e continuano sistematicamente a compiersi respingimenti illegali alle frontiere esterne dell’Europa, mentre il governo greco è accusato di essersi rifiutato di indagare a fondo sulle denunce e di non avere evitato tali atti in violazione al diritto europeo e internazionale.

Il governo si ostina a sostenere che il rapporto per quanto riguarda le accuse di pratiche di respingimento, non conferma le accuse basate su informazioni giornalistiche e testimonianze di dubbia credibilità.

Ricordiamo che su tali denunce che il governo greco definisce infondate si pronuncerà anche la Corte di Giustizia di Lussemburgo adita di recente. È la prima volta che alla massima Corte europea viene chiesto di recepire e giudicare su di una denuncia, sostenuta da diverse ONG, per gravissime violazioni connesse all’attività di una agenzia europea che, in ottemperanza al proprio mandato ed in particolare al Regolamento (UE) 656/2014, non deve partecipare ai respingimenti e violare i diritti fondamentali.

Il Parlamento europeo ha condotto un’indagine che intendeva fare chiarezza sui numerosi gravi incidenti in violazione dei diritti fondamentali le cui conclusioni non lasciano spazio ad interpretazioni.

Il processo a Leggeri ed agli stati membri ospitanti, e pertanto complici, non si è chiuso. E se le responsabilità in mare spesso sono difficili da provare, lo stesso non si può sostenere per i confini terrestri. È il caso del confine greco-bulgaro dove abbiamo di recente raccolto testimonianze di violenti respingimenti accompagnati da trattamenti disumani e umilianti a carico di richiedenti asilo, di cui Frontex era a conoscenza. Circostanza per la quale chiediamo spiegazioni alla Commissione europea.

Non è pertanto più ammissibile il rimpallo di responsabilità condotto fino ad ora tra Frontex e stato membro ospitante, paritariamente responsabile per i crimini che si svolgono nel suo territorio. Come chiare sono responsabilità della dirigenza europea von der Leyen -Schinas.

Vigileremo su indagini e processi, dichiarazioni e notizie fuorvianti ed inesatte per evitare che diventino strumento di attacco contro l’intero settore degli operatori umanitari o pretesto per intimidire e criminalizzare chi conduce attività di primo soccorso e negli anni si è speso per salvaguardare i diritti, per impedire tragedie umanitarie ed attutire i danni delle politiche disumane della UE con la corresponsabilità degli stati membri “ospitanti”.

Chiediamo, con ogni mezzo istituzionale a nostra disposizione, che l’Unione europea e il governo greco si assumano la responsabilità di porre fine alle pratiche richiamate nel rapporto. Chiediamo che si attuino soluzioni collettive e di solidarietà fattuale nella gestione della migrazione che rispettino e proteggano la vita umana e il diritto internazionale e non rendano i Paesi ospitanti “depositi di anime”.


E’ un bollettino di guerra, l’Unione Europea e l’Italia in guerra contro i migranti e chi li assiste, queste le vittime che vogliono nascondere.

NOVA, giovedì 22 luglio 2021Migranti: 38 morti in due tragedie del mare davanti alle coste di Libia e Tunisia

NOVA0195 3 EST 1 NOV Migranti: 38 morti in due tragedie del mare davanti alle coste di Libia e Tunisia Tunisi, 22 lug – (Nova) – E’ di almeno 38 morti il bilancio complessivo di due distinte tragedie del mare avvenute ieri davanti alle coste della Libia e della Tunisia. E’ quanto spiega ad “Agenzia Nova” Flavio di Giacomo, portavoce a Roma dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim). Un primo episodio riguarda l’intercettazione in mare ad opera della Guardia costiera libica di 500 migranti a bordo di sette barconi. I sopravvissuti – tra cui vi sono 43 donne, nove bambini e diverse persone sofferenti e disidratate – hanno raccontato allo staff di Oim che i natanti erano sovraffollati e che per tale motivo 20 persone sono cadute in mare. Tutti sono stati portati nel centro di detenzione di Al Mabani. Il secondo episodio, invece, e’ relativo a un barcone partito dalla Libia e intercettato dalle autorita’ tunisine al largo delle coste di Zarzis, nella parte meridionale del Paese. I sopravvissuti sarebbero 160, mentre 18 persone avrebbero perso la vita: i morti provenivano principalmente dal Bangladesh, cosi’ come la maggior parte delle persone a bordo. Si tratta comunque di un naufragio diverso e avvenuto a diverse miglia nautiche di distanza dal primo incidente, accaduto piu’ a ridosso della Libia. (segue) (Tut) NNNN- – – – – – – – – – – – – – – – – – – -NOVA, giovedì 22 luglio 2021Migranti: 38 morti in due tragedie del mare davanti alle coste di Libia e Tunisia (2)NOVA0196 3 EST 1 NOV Migranti: 38 morti in due tragedie del mare davanti alle coste di Libia e Tunisia (2) Tunisi, 22 lug – (Nova) – Nel suo ultimo briefing al Consiglio di sicurezza dell’Onu, l’inviato speciale delle Nazioni Unite in Libia, Jan Kubis, ha detto che la situazione dei migranti e dei rifugiati in Libia e’ “terribile”, mentre il numero di persone che cercano di attraversare il Mediterraneo “continua a salire”. “Nei primi cinque mesi del 2021, al 26 giugno, la Guardia costiera libica ha intercettato e riportato in Libia 14.751 migranti e rifugiati, superando il numero totale di tutti i ritorni del 2020. Come risultato, c’e’ un drammatico incremento nel numero di migranti e rifugiati detenuti arbitrariamente nei centri di detenzione ufficiali, senza revisione giudiziaria, e frequentemente detenuti in condizioni inumane. Al 31 giugno, una stima di 6.377 migranti e rifugiati sono stati detenuti arbitrariamente nei centri di detenzione nel Paese: un aumento del 550 per cento rispetto al gennaio 2021”, ha detto Kubis. Il diplomatico slovacco delle Nazioni Unite ha denunciato che le agenzie internazionali subiscono “restrizioni” da parte delle autorita’ libiche, in particolare per quanto riguarda l’accesso ai centri di detenzione. “Sollecitiamo di nuovo il governo ad approvare a stretto giro la ripresa delle evacuazioni umanitarie facilitate, i voli di rimpatrio volontario e la partenza di migranti e rifugiati dalla Libia”, ha aggiunto. (segue) (Tut) NNNN- – – – – – – – – – – – – – – – – – – –

ANSA, giovedì 22 luglio 2021Migranti: naufragio Lampedusa; 9 corpi ancora in fondo al mareLocalizzati da robot sottomarino, servono fondi per il recupero (ANSA) – AGRIGENTO, 22 LUG – I cadaveri dei 9 dispersi del naufragio dello scorso 30 giugno, verificatosi fra Lampedusa e l’isolotto di Lampione, sono ancora in fondo al mare. Secondo quanto venne accertato – era pero’ l’otto luglio – dal robot della Guardia costiera, un corpo era adagiato all’interno dello scafo, mentre gli altri otto erano sul fondale adiacente. Da allora, giorno in cui il relitto venne localizzato – a 90 metri di profondita’ – dal robot sottomarino (Rov) in dotazione della nave Dattilo della Guardia costiera, tutto e’ rimasto fermo. Per recuperare i corpi dei migranti che hanno perso la vita, e che erano stati appunto localizzati, servono i finanziamenti necessari. Denaro che dovrebbe essere stanziato dal Governo che dovrebbe anche dare l’autorizzazione al recupero. Ma al momento, ne’ a Lampedusa, ne’ ad Agrigento ci sono informazioni in tal senso. Da ambienti vicini alla Procura della Repubblica di Agrigento si apprende che per reperire i fondi necessari si starebbe interessando la Caritas. Nella tragedia persero la vita sette donne, una delle quali incinta di 2 mesi, e 46 furono invece i superstiti. La Procura di Agrigento, con a capo Luigi Patronaggio, apri’ immediatamente un’inchiesta per il naufragio e per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. A coordinare il fascicolo anche il sostituto Maria Barbara Cifalino’. Proprio il procuratore capo volle che, con un robot, si procedesse alla ricerca dei corpi dei dispersi e poi dispose – nel momento in cui l’imbarcazione fu localizzata – che venissero realizzate delle foto e delle videoriprese del relitto e dei corpi in modo da avere il maggior numero di informazioni utili alle indagini. (ANSA). YXW-NU 22-LUG-21 12:32 NNNN- – – – – – – – – – – – – – – – – – – –

Agenzia Giornalistica Italia, giovedì 22 luglio 2021= Migranti: naufragio largo Tunisia, 17 morti e 300 superstiti == Migranti: naufragio largo Tunisia, 17 morti e 300 superstiti = (AGI) – Roma, 22 lug. – Almeno 17 migranti, originari del Bangladesh, sono morti annegati davanti alle coste tunisine nel naufragio di un barcone, in cui in cui oltre 300 persone sono state salvate dalle unita’ navali di Tunisa e Libia. (AGI)All- – – – – – – – – – – – – – – – – – – -Agenzia Giornalistica Italia, giovedì 22 luglio 2021== Migranti: Merkel, grave che Ue non abbia ancora linea comune === Migranti: Merkel, grave che Ue non abbia ancora linea comune = (AGI) – Berlino, 22 lug. – “Non siamo ancora al punto nel quale vi possa essere solo una migrazione legale in Europa”. Lo ha detto Angela Merkel rispondendo ad una domanda alla tradizionale conferenza estiva con i giornalisti della capitale tedesca. “Purtroppo i trafficanti di esseri umani hanno ancora un ruolo”, ha aggiunto la cancelliera. E’ un elemento ancora “molto critico” il fatto che l’Unione europea “non abbia ancora una trovato una comune politica d’asilo”, cosi’ Merkel, “e questo deve essere assolutamente risolto nei prossimi anni”. (AGI)Gey/Gim- – – – – – – – – – – – – – – – – – – –

NOVA, giovedì 22 luglio 2021Migranti: 38 morti in due tragedie del mare davanti alle coste di Libia e Tunisia (3)NOVA0197 3 EST 1 NOV Migranti: 38 morti in due tragedie del mare davanti alle coste di Libia e Tunisia (3) Tunisi, 22 lug – (Nova) – Quanto alla Tunisia, vale la pena ricordare l’impegno dell’Italia a favore del sistema sanitario del sud del Paese, sotto forte pressione a causa della nuova ondata di casi di Covid-19 ma anche dei flussi migratori illegali provenienti dalla Libia. La Farnesina, infatti, ha da tempo avviato un programma per stanziare all’Oim un totale di 250 mila euro e cosi’ fornire macchinari sanitari e attrezzature mediche negli ospedali del sud, in particolare nel governatorato di Tataouine. L’Oim ha assistito circa 1.400 migranti partiti dalla Libia e recuperati in mare dalle autorita’ tunisine. Le province meridionali si trovano quindi ad affrontare non solo una grave crisi economica e sociale, ma anche una crescente pressione migratoria che l’Italia sta cercando di mitigare fornendo, tra le altre cose, aiuti alle organizzazioni internazionali presenti in loco. (Tut) NNNN