di Fulvio Vassallo Paleologo
1.Mentre il ministro dell’interno vanta il suo successo nella “chiusura” della rotta libica, un “successo” smentito da nuove stragi sulle rotte del Mediterraneo centrale e da continui arrivi, non solo a Lampedusa, il sistema di accoglienza italiano si contrae ed assume nuove definizioni. Per effetto della legge n.132 del 2018 ( decreto Salvini) il sistema SPRAR (Servizio protezione richiedenti asilo e rifugiati) cambia denominazione e si chiamerà SIPROIMI ( Sistema di protezione per i titolari di protezione internazionale e per i minori stranieri non accompagnati ) diretta conseguenza dell’abolizione della protezione umanitaria e di una contrazione degli sbarchi che il ministero prevede possa protrarsi anche nei prossimi mesi, forse sulla base degli accordi bilaterali che si sta tentando di concludere con i principali paesi di origine e transito. Come è confermato dalla più recente missione del Presidente del consiglio Conte in Chad ed in Niger, che però non sembra abbia prodotto particolari risultati, come non avevano avuto migliore esito i viaggi di Salvini in Tunisia, in Libia ed in Ghana. La situazione più recente in Libia smentisce peraltro i successi annunciati dalla diplomazia italiana dopo la Conferenza di Palermo sulla Libia, e in vista della prossima estate il sistema di accoglienza italiano appare inadeguato rispetto al prevedibile aumento degli arrivi. Si realizza inoltre una commistione sempre più stretta tra sistema di accoglienza e meccanismi espulsivi, come si verifica peraltro da tempo con il cd. approccio Hotspot e con la gestione dei centri di prima accoglienza come centri chiusi, inaccessibili alle associazioni indipendenti, agli avvocati ed ai giornalisti.
2.L’utilizzo della circolare amministrativa rimane lo strumento principale di conformazione della condizione giuridica dei migranti i Italia, in patente violazione della riserva di legge prevista dall’art. 10 della Costituzione. Nella Circolare del 18 dicembre 2018 ( con un correlato Dossier informativo pieno di errori) diramata dal ministero dell’interno ai prefetti ed ai questori per le prime fasi di applicazione della legge 132 si legge che “..la nuova linea operativa di governo” sull’immigrazione sarebbe quella di “..riportare, nel medio periodo, l’intero sistema nazionale a una gestione ordinata e sostenibile basata su canali legali d’ingresso e sul rimpatrio degli immigrati in condizioni di soggiorno irregolare, esposti al rischio di marginalità sociale e di coinvolgimento in attività illegali”. Nei vecchi SPRAR, attalmente in Italia 877 quelli finanziati, per 35.881 posti, con 1.825 comuni interessati che adesso vengono denominati come SIPROIMI ” vengono assicurate le iniziative di orientamento a quei servizi integrati che agevolano l’inclusione sociale e il superamento della fase di assistenza”.
Secondo dati diffusi dal Viminale in un dossier allegato alla circolare del 18 dicembre 2018, sarebbero 140.000 persone accolte nei diversi sistemi di accoglienza e alla fine dello scorso anno resterebbero in trattazione circa 110.000 domande di asilo. Evidente come la maggior parte delle persone accolte in Italia negli anni scorsi si trovi ancora nei CAS ( Centri di accoglienza straordinaria), e come sia altamente probabile che la maggior parte di loro possa restare presto senza una qualsiasi accoglienza, per la contrazione che pure sta interessando i centri SPRAR e anche per effetto della percentuale sempre più alta di dinieghi adottati dalle Commissioni territoriali. Come ricorda il Sole 24 ore ” se si guarda ai dati di novembre la percentuale di domande respinte è stata dell’80% (a fronte del 7% di domande di asilo accolte e dell’8% di protezioni sussidiarie concesse) rispetto al 75% di ottobre, al 72% di settembre e al 59% di agosto”. Secondo la stessa fonte, dunque, ” in base alle prime stime dell’Ispi (Istituto per gli studi di politica internazionale) uno degli effetti del decreto sicurezza sarà la presenza di 140mila stranieri irregolari in più, soprattutto come conseguenza dell’abolizione dell’istituto della protezione umanitaria, sostituita da “permessi speciali”, di carattere residuale , che danno al titolare una condizione giuridica più precaria: ad esempio, non consentono l’iscrizione al servizio sanitario nazionale, ma solo a cure urgenti ed essenziali”. Tutte queste persone potranno risultare presto destinatarie di provvedimenti di espulsione con l’avvio delle relative pratiche per l’allontanamento forzato, che però nella maggior parte dei casi non potrà avere luogo, per la mancanza di accordi di riammissione operativi con i paesi di origine, e dunque tutto si risolverà con la consegna definitiva al limbo della clandestinità, dopo la notifica del rituale ordine del questore a lasciare entro sette giorni il territorio dello stato.
3.Gli sbarchi comunque non sono cessati e non cesseranno. Rimane operativo il sistema degli HOTSPOT, introdotto nel 2015 su pressione europea, e da tempo oggetto di pesanti dubbi di costituzionalità, con il compito di selezionare i migranti allo sbarco, con la possibilità però di utilizzare le relative strutture come centri di detenzione per una durata massima di 30 giorni. Chi non riesce ad accedere alla procedura prevista per la protezione internazionale, o si veda rigettata la domanda di protezione per manifesta infondatezza, o ancora non riesca a formalizzare la domanda o non la presenti affatto, finisce per essere destinatario di un provvedimento di respingimento differito, se non di espulsione, con conseguente trasferimento in un CPR ( Centro per i ripatri), oppure qualora non vi siano posti disponibili, con la notifica di una intimazione del Questore a lasciare entro 7 giorni il territorio dello stato, pena la ricorrenza dei reati previsti dalla legge 132 in caso di inottemperanza. L’intento espulsivo del governo è del resto chiarito nel Dossier informativo diffuso lo scorso dicembre dopo l’entrata in vigore della Legge n.132 del 2018.
” Sarà sicuramente più facile l’allontanamento dal territorio per chi reitera in maniera strumentale una identica domanda di asilo già denegata, al solo fine di permanere in territorio nazionale pur non avendo titolo. Verrà, del pari, subito rimpatriato chi presenta una nuova domanda di asilo mentre sta per essere allontanato dal territorio, al solo fine di evitare o ritardare l’esecuzione di un provvedimento di espulsione. È previsto poi un esame più veloce tutte quelle altre volte in cui è fondato ritenere la pretestuosità della domanda: è il caso di chi chiede asilo subito dopo essersi sottratto ai controlli di frontiera o proviene da un Paese di origine sicuro in cui è garantito il rispetto delle Convenzioni internazionali sui diritti umani o ha sollevato solo questioni che non hanno attinenza con la protezione internazionale, ovvero rifiuta di farsi identificare.
Il sistema di accoglienza italiano si connota così con una precisa destinazione escludente mirata alla detenzione amministrativa ed al confinamento dei migranti che ancora riescono ad essere soccorsi in mare ed a sbarcare sulle coste italiane, mentre rimane precluso a coloro che abbiano un permesso di soggiorno per protezione umanitaria e per la maggior parte di coloro che otterranno un permesso di soggiorno “per casi speciali”. Si mantiene invece una qualche apertura per i minori non accompagnati, ma con norme più rigide non appena questi raggiungano i diciotto anni. Chi prima poteva ottenere la protezione umanitaria ora si torverà rigettato nel limbo della irregolarità. Mancano criteri certi di orientamento per operatori ed utenti.
La conformazione “per circolare prefettizia” dei centri di accoglienza risentirà di questa impostazione. In ogni caso, i gestori delle strutture di accoglienza saranno tenuti ad una verifica giornaliera della presenza degli ospiti, anche ai fini del’erogazione dei finanziamenti, e i Prefetti potranno fissare regole più rigide per gli orari di uscita dai centri di accoglienza, introducendo, coe già è successo in alcune sedi, l’obbligo di rientro per le ore 20. Le strutture di accoglienza tenderanno così a trasformarsi in luoghi paragonabili ad un domicilio coatto, con un forte pregiudizio delle possibilità di lavoro di quanti vi vengono ospitati. Un passo ulteriore nella direzione di un confinamento forzato che deriva anche dalla ubicazione di molte di queste strutture in luoghi lontani dai centri abitati.
4.La legge 132 prevede soltanto che ” Con decreto del Ministro dell’interno, sentita la Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del decreto
legislativo 28 agosto 1997, n. 281, che si esprime entro trenta giorni, sono definiti i criteri e le modalità per la presentazione da parte degli enti locali delle domande di contributo per la realizzazione e la prosecuzione dei progetti finalizzati all’accoglienza dei soggetti di cui al comma”. La stessa norma precisa tuttavia che solo “nei limiti delle risorse disponibili del Fondo di cui all’articolo 1 -septies , il Ministro dell’interno, con proprio
decreto, provvede all’ammissione al finanziamento dei progetti presentati dagli enti locali”.
Lo stesso “decreto sicurezza”, al comma 5 bis dell’art. 12 del d.l. 113/2018, prevede poi la nuova denominazione del sistema di accoglienza già denominato SPRAR che adesso diventa SIPROIMI . E’ nella circolare ministeriale del 18 dicembre 2018 che si ritrova poi la nuova denominazione del SIPROIMI e la conferma definitiva dello snaturamento del sistema di accoglienza italiano. Nella circolare, si chiarisce che i c.d. “centri FAMI” e i cd.CAS per minori dovranno essere progressivamente chiusi, assicurando il trasferimento nel SIPROIMI di tutti i MSNA ospiti di tali strutture. Secondo il Dossier informativo diffuso dal ministero dell’interno, “sarà accolto nei centri SIPROIMI chi deve essere sottoposto a urgenti o indispensabili cure mediche, chi risulta vittima di tratta, di violenza domestica, di grave sfruttamento lavorativo, chi non può rientrare nel proprio Paese a causa di calamità o chi ha compiuto atti di particolare valore civile, oltre che i minori stranieri non accompagnati per i quali vengono riservati percorsi dedicati in ragione della loro condizione”.
5.I minori stranieri richiedenti asilo rimangono dunque nel sistema di accoglienza solo fino al momento della “definizione” della domanda di protezione internazionale e nei casi di prosieguo amministrativo fino ai 21 anni decisi dal Tribunale dei Minori. Nulla si chiarisce sui casi di impugnativa di una decisione di diniego. Nel dossier esplicativo diffuso dal Viminale si prevede tuttavia che ” coloro che hanno proposto un ricorso giurisdizionale avverso il provvedimento di diniego di riconoscimento dello status di protezione internazionale continueranno, come per il passato, a permanere in accoglienza fino alla decisione definitiva”. Nella circolare del 18 dicembre si legge invece ” che potranno accedere al SIPROIMI “i minori stranieri non accompagnati, anche non richiedenti asilo. I minori richiedenti asilo, al compimento della maggiore età rimangono nel Sistema fino alla definizione della domanda di protezione internazionale (art. 12, c. 5 bis, D. L. n. 113/2018) e, nel caso dì concessione della protezione internazionale, per il tempo riservato alla permanenza dei beneficiari. Il SIPROIMI, inoltre, si potrà sviluppare ulteriormente come sistema di accoglienza ed inclusione dei minori stranieri non accompagnati che, per effetto delle disposizioni introdotte dall’art. 13 della legge n. 47 del 2018, potranno proseguire, in presenza dei presupposti previsti dalla medesima legge, il loro percorso di accoglienza fino al ventunesimo anno di età”.
Il Ministero dell’Interno non chiarisce se le indicazioni di cui sopra si applichino anche ai MSNA che, a causa dell’indisponibilità di posti nell’ambito del SIPROIMI, non siano stati inseriti all’interno di tale Sistema durante la minore età. In base a un’interpretazione costituzionalmente orientata dell’art. 12, c. 5-bis del d.l. 113/18, anche i MSNA richiedenti asilo che non siano stati inseriti nel SIPROIMI durante la minore età dovrebbero esservi inseriti qualora diventi disponibile un posto in tale Sistema dopo che hanno compiuto 18 anni.
Come ricorda Articolo 21 ” Le rassicurazioni del ministero, però, non convincono le associazioni. ……. in occasione della Giornata internazionale dei diritti dei migranti, Oxfam ha diffuso il report I sommersi e i salvati della protezione umanitaria, secondo cui oltre 12 mila migranti vulnerabili, in regola con il permesso di soggiorno, rischiano di restare in strada nelle prossime settimane. La stima per i prossimi 2 anni è di circa 120 mila persone destinate a scivolare nell’irregolarità, tra permessi per motivi umanitari non rinnovati (circa 32.750), non rilasciati (27.300), e pratiche arretrate che saranno esaminate dalle Commissioni Territoriali secondo le nuove disposizioni di legge (70 mila). A subire le conseguenze più gravi sono neomaggiorenni, madri con bimbi piccoli, persone in fuga dall’orrore di guerre, persecuzioni e torture che saranno semplicemente tagliate fuori dal sistema di accoglienza. Anche l’ultimo report dell’Ispi, redatto da Matteo Villa, parla di un incremento di irregolari sul territorio che potrebbero raggiungere la cifra record di 700mila nel 2020″.
6. L’articolo 7 della Direttiva europea 2013/33, con riferimento al luogo di residenza e alla libertà di circolazione dei richiedenti asilo e dispone che questi possono circolare liberamente nel territorio dello Stato membro ospitante o nell’area loro assegnata. L’area assegnata non pregiudica la sfera inalienabile della vita privata e permette un campo d’azione sufficiente a garantire l’accesso a tutti i benefici della Direttiva. Inoltre la Direttiva prevede che le autorità possano stabilire un luogo di residenza per il richiedente, per motivi di pubblico interesse, ordine pubblico o, ove necessario, per il trattamento rapido ed il controllo efficace della domanda, stabilendo così in qualche modo che vi sia una prima valutazione del profilo del richiedente. Una valutazione che – anche se non esplicitamente previsto dalla norma – non può che essere caso per caso, motivata ed obiettiva.
L’art. 17 della Direttiva prevede che i richiedenti abbiano accesso alle condizioni materiali d’accoglienza nel momento in cui manifestano la volontà di chiedere la protezione internazionale e che le condizioni materiali di accoglienza assicurinoun’adeguata qualità di vita, anche con specifico riguardo a persone vulnerabili o in stato di trattenimento.
Al Considerando 20 la Direttiva 2013/33/UE prevede che ” Al fine di meglio garantire l’integrità fisica e psicologica dei richiedenti, è opportuno che il ricorso al trattenimento sia l’ultima risorsa e possa essere applicato solo dopo che tutte le misure non detentive alternative al trattenimento sono state debitamente prese in considerazione. Ogni eventuale misura alternativa al trattenimento deve rispettare i diritti umani fondamentali dei richiedenti”.
7. Le risposte fornite dal governo nella riunione con l’ANCI del 14 gennaio scorso, di fronte alle proteste dei sindaci che intendevano applicare in senso costituzionalmente orientato le nuove norme in materia di iscrizione anagrafica appaiono dilatorie e tali da non fugare i numerosi dubbi di costituzionalità che suscita in diversi punti la nuova legge 132 del 2018.
Secondo fonti giornalistiche il governo starebbe preparando altre circolari “interpretative” per venire incontro alle richieste dei singoli, senza però modificare neppure una virgola della legge appena approvata, manifesto elettorale da spendere nella prossima campagna elettorale, prima che la Corte Costituzionale si possa pronunciare sui numerosi aspetti che appaiono visibilmente in contrasto con la Costituzione. In particolare, secondo Rai News “Alcune delle quattro proposte avanzate dall’Anci sono state accettate – dichiara uscendo dall’incontro il presidente dell’associazione, Antonio Decaro – la prima è quella di comunicare ai comuni, dunque ai sindaci, le persone che sono domiciliate all’interno dei centri di accoglienza, sia il numero che la composizione che il turnover, prima avveniva in automatico con la residenza; il secondo tema è stato quello dell’omogeneizzazione sul territorio nazionale della presa in carico del Ssn, perché ci sono alcune Asl che fanno presa in carico” ed altre agiscono diversamente; “il terzo tema è l’attenzione alle categorie vulnerabili, per inserirle all’interno dello Sprar: ci sarà un’interlocuzione tecnica in queste ore”. “Il quarto punto abbiamo chiesto un finanziamento per i minori stranieri non accompagnati”, eliminati “nella manovra” ma il governo “ci ha spiegato che la procedura, già avviata, è quella di spostarli sui centri Sprar: dunque gestiti da loro ma pagati direttamente dallo Stato. Si tratta di integrazioni ma anche richieste di spiegazioni di circolari che verranno fatte dalle prefetture in questi giorni”.
Soltanto lo schieramento politico di molti sindaci che hanno chinato la testa, perchè appartengono ai partiti oggi al governo, ha permesso all’ANCI di esprimere una “moderata soddisfazione” a fronte degli esiti inconcludenti dell’incontro e della circostanza certa che il nuovo sistema denominato SIPROIMI non sarà in grado di accogliere che in minima parte i minori stranieri ed i richiedenti asilo attualmente presenti nei cd, CAS, la cui sopravvivenza appare sempre più dubbia, a fronte dei consistenti tagli imposti dal ministero dell’interno.
Se a questa prospettiva negativa sommiamo l’orientamento sempre più restrittivo delle Commissioni territoriali che in alcune sedi arrivano a bocciare 9 domande di protezione su 10, abbiamo un quadro completo della situazione che ci attende nei prossimi mesi, con migliaia di migranti già ospiti del sistema di protezione abbandonati allo sbando per strada e altrettante migliaia destinatari di provvedimento di espulsione o di trattenimento nei centri di detenzione. Uno scenario ideale in vista dele prossime elezioni, per le forze della attuale maggioranza, per cavalcare l’onda dell’allarme immigrazione anche in assenza di un numero consistente di sbarchi. Una ennesima occasione per fare leva sulla paura del diverso, sulla percezione di insicurezza, se non sull’odio razziale e sulle spinte alla discriminazione su bas etnica e religiosa, che ormai hanno attaccato, come un cancro, l’intero corpo sociale in Italia.
Un impegno di lavoro enorme attende i cittadini solidali, gli operatori dell’accoglienza, gli amministratori e le comunità locali resistenti, un impegno che dovrà portare a legami sociali sempre più stretti ed a forme di lotta e di resistenza innovative, nelle aule di giustizia e nei territori. Sarà importante anche portare la denuncia di quanto sta avvenendo in Italia al di fuori dei confini nazionali, perchè l’Unione Europea impone standards minimi di accoglienza ed il rispetto dei diritti fondamentali dei richiedenti asilo, e più in generale delle persone migranti, oltre che delle categorie più vulnerabili.
Diritti che il governo giallo-verde sta violando con misure approssimative, incoerenti anche al loro interno, prive di adeguata dotazione finanziaria ed in contrasto con l’effettivo riconoscimento dei diritti umani, e nel caso dei richiedenti asilo, del diritto ad una accoglienza dignitosa ed a occasioni concrete di inclusione sociale.