Daniela Padoan
Nel decreto di sequestro della nave dell’Ong spagnola ProActiva Open Arms, il giudice per le indagini preliminari di Catania si è lasciato sfuggire una frase sul ruolo svolto dalla Marina militare italiana nelle azioni di “recupero” in mare dei migranti svolte dalla cosiddetta guardia costiera libica: «Il coordinamento è sostanzialmente affidato alle forze della Marina Militare Italiana, con i propri mezzi navali e con quelli forniti ai libici. […] Le motovedette libiche erano intervenute per effettuare una operazione di soccorso, come richiesto da IMRCC di Roma e sotto l’egida italiana con le navi militari di stanza a Tripoli».[1]
L’Italia – che è stata capace di sequestrare nel porto di Pozzallo la nave che appena una settimana prima aveva sbarcato nello stesso luogo un carico di profughi scheletriti, tra cui il giovane Segen, fuggito dall’Eritrea, ridotto in schiavitù in un carcere libico e morto di denutrizione nell’ospedale di Ragusa – ha una nave militare ormeggiata nel porto di Tripoli a dirigere le operazioni di respingimento collettivo attuate dalla “guardia costiera libica”. Stiamo parlando di uomini colpevoli di sequestro e di intimidazione a mano armata nei confronti dei soccorritori umanitari, e della morte in mare di profughi contesi alle Ong.
Di un caso emblematico abbiamo prove documentarie. Il 6 novembre 2017, nelle acque territoriali antistanti la Libia, cinque profughi, tra cui un bambino di quattro anni, annegarono in seguito all’intervento dalla guardia costiera libica, e almeno altri trentacinque risultarono dispersi. I video pubblicati dalla Ong tedesca Sea-Watch mostrano senza possibilità di equivoco che la guardia costiera ha agito in modo spietato per riprendere i profughi e riportarli in Libia, impedendo le operazioni di soccorso già in atto da parte delle navi umanitarie, coordinate dal MRCC di Roma. L’Osservatorio Solidarietà Carta di Milano lanciò un appello perché Gennaro Giudetti, testimone di quel massacro, venisse audito dal Parlamento italiano e dal Parlamento europeo[2] e perché il governo italiano venisse chiamato a rendere conto sull’accordo stretto tra Italia e Tripoli il 2 febbraio 2017.[3] Nulla di tutto questo è avvenuto.
La motovedetta libica che ha conteso i profughi alle lance della Open Arms, minacciando di morte il suo equipaggio, è una delle quattro consegnate alle autorità libiche dall’Italia dopo essere state rimesse in efficienza. Grazie a una richiesta di accesso agli atti, l’avvocato dell’Asgi Giulia Crescini dimostrò che uno dei decreti del ministero degli Esteri italiano parlava «di 2,5 milioni di euro per il trasporto e la sistemazione delle motovedette, soldi che rientrano quindi nel finanziamento dell’apparato militare libico».[4]
La Libia non ha una zona di ricerca e soccorso riconosciuta a livello internazionale. Dopo aver autoproclamato una propria zona di Search and Rescue (SAR) nell’agosto 2017[5] – in perfetta coincidenza con l’imposizione del codice di condotta alle Ong da parte del governo italiano e della Commissione europea – le autorità libiche sono state costrette a ritirare la domanda che avevano presentato all’Organizzazione Marittima Internazionale (IMO), l’istituto che certifica l’assegnazione delle regioni SAR in base a requisiti stringenti sugli obblighi di soccorso, salvataggio e sbarco in luogo sicuro (place of safety), che il governo di Tripoli non era in grado di rispettare.
Non solo la Libia non ha una zona SAR e non garantisce porti sicuri di sbarco, ma la situazione di pericolo in cui incorrono i profughi nel Paese è sempre più grave, come mostra l’ultimo rapporto della Missione di Supporto delle Nazioni Unite in Libia (UNSMIL), testimoniando di stupri, rapimenti per estorsione, lavori forzati, uccisioni sommarie di migranti da parte di affiliati al Dipartimento per la lotta alla migrazione illegale, violenza sistematica nella conduzione delle prigioni anche governative e «condotta spregiudicata e violenta da parte della Guardia costiera libica nel corso di salvataggi e/o intercettazioni in mare».[6]
Ci si chiede – utilizzando per la Libia le parole che il relatore speciale ONU sulla tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti, Nils Melzer, ha recentemente pronunciato sulla situazione globale dei profughi – se «tortura, maltrattamenti e altre gravi violazioni dei diritti umani non siano anche conseguenze dirette o indirette di deliberate politiche degli Stati e pratiche di deterrenza, criminalizzazione, prevenzione degli arrivi e refoulement».[7]
I magistrati italiani, anziché criminalizzare chi fa soccorso in mare – con il risultato di violare il diritto internazionale, secondo l’appello di 29 docenti di diritto internazionale di prestigiose università europee[8] – dovrebbero indagare sull’operato delle autorità di un Paese che, come l’Italia, ha ratificato la Convenzione europea per i diritti dell’uomo e ad essa deve rispondere.
Il rischio è tornare alle prassi dei respingimenti collettivi in violazione dell’articolo 3, per i quali l’Italia è già stata condannata nel 2012 dalla Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU),[9] con l’accusa di aver esposto a rischio di trattamento inumano e degradante i profughi rimandati in Libia. Sarebbero violati inoltre il protocollo 4 CEDU, che sancisce il divieto di espulsioni collettive, e l’articolo 11, che prevede l’accesso a un ricorso effettivo contro la decisione di respingimento.
É necessario avere chiarezza istituzionale sul ruolo dell’Italia in Libia: un ruolo sempre più screditato e potenzialmente pericoloso. Ne è un esempio la nomina di un italiano della missione europea EUBAM (EU Border Assistance Mission in Libya) a rappresentare la Libia in una conferenza internazionale. Scelta che ha provocato le ire della stampa vicina al generale Khalifa Haftar e le accuse all’Italia di violare la sovranità e l’indipendenza della Libia.[10]
Ed è necessario tenere a mente un tassello essenziale di uno scenario all’apparenza complicato ma in realtà di grande chiarezza, una volta sgrossato dal suo corteo mediatico. Dal primo febbraio 2018, l’agenzia europea per il controllo delle frontiere Frontex ha posto fine all’operazione navale Triton e l’ha sostituita con l’operazione Themis, incongruamente ispirata alla dea della giustizia greca.
Themis, in collegamento con l’operazione Nauras, prevede un rafforzamento del livello di cooperazione operativa tra le unità navali libiche, quelle europee e quelle italiane.[11] Ed ecco che, di nuovo, il decreto di sequestro del Gip di Catania mette nero su bianco l’intrico operativo che lega Libia, Italia e UE, affermando che la nave della Marina militare italiana Capri è inserita nell’operazione Nauras, lanciata alla fine del 2017 dall’Italia, che dovrebbe essere una semplice esercitazione delle due marine italiana e libica.[12]
In base alle previsioni operative di Themis, sembra che l’UE intenda riconoscere di fatto una zona SAR di competenza libica, malgrado il diniego dell’IMO e la gravità della violazione dei diritti umani in Libia . Lo ha spiegato lo scorso 26 marzo, non senza qualche tentennamento, il direttore operativo di Frontex Fabrice Leggeri davanti alla Commissione Libertà civili (LIBE) del Parlamento europeo, incalzato dalle domande di Barbara Spinelli. («Mi rivolgo ancora una volta al direttore Leggeri. Forse non ho ben colto tutte le sue risposte. Vorrei sapere se conferma che la zona SAR libica non esiste, visto che nella sua presentazione iniziale ha dato invece per scontata la sua esistenza»[13]).
Questa la risposta di Leggeri, nella lingua in cui è stata pronunciata perché nulla vada travisato nella traduzione:
«Je ne considère pas comme acquis la zone SAR de la Lybie. Il a eu une déclaration unilatérale à l’été 2017 qui a créé une certaine situation que je n’arrive pas vraiment à qualifier. En tous cas, nous avons dans cette zone, nous voyons qu’il y a certains jours des garde-côtes libyens qui font des secours en mer, mais sur le plan opérationnelle il n’y a pas des contacts entre Frontex et les garde-côtes libyens pour ces secours en mer mais je ne considère pas comme quelque chose d’acquis et définitive. Nous savons tous qu’il y a un projet européen de construire un centre de coordination du secours maritime en Tripoli et ce centre de secours est un projet financé par la Commission Européenne. L’Italie travaille à cela avec des fonds européens et l’Italie a souhaité que Frontex puisse travailler avec l’Italie en termes d’expertise de garde-côtes ainsi que la mission EUBAM Lybia, la mission civile de l’Union européenne, était également associée à ce projet qui est financé par la Commission Européenne».[14]
Benché il direttore di Frontex non consideri come acquis la zona SAR della Libia, e, a sua detta, la dichiarazione unilaterale dell’estate 2017 abbia «creato una certa situazione che non riesco effettivamente a qualificare», l’operazione Themis – incentrata per lo più sulle minacce terroristiche, immediatamente materializzatesi nei media – chiede all’Italia di arretrare la propria zona SAR a 24 miglia dalla costa, 11 in meno rispetto al campo d’azione già ridotto di Triton, con il risultato di aumentare il numero delle persone che moriranno in mare o nelle prigioni dove saranno riportate, per assenza di soccorso o per “operazioni SAR” libiche.
Intanto, il 29 marzo – lo stesso giorno in cui il sindaco di Tripoli è stato rapito da uomini armati nella sua stessa casa[15] – la nave Capri ha lasciato il porto di Tripoli per essere sostituita dalla nave della Marina militare italiana Caprera, con il compito «di aiutare i libici a interfacciarsi con la Centrale operativa della Guardia costiera a Roma che coordina le operazioni di ricerca soccorso nel Mediterraneo centrale».[16]
- Decreto di convalida e di sequestro preventivo, Tribunale di Catania, Sezione del Giudice per le indagini preliminari, 27 marzo 2018, pagg. 21 e 22. ↑
- https://www.a-dif.org/tag/naufragi/. ↑
- http://www.repubblica.it/esteri/2017/02/02/news/migranti_accordo_italialibia_ecco_cosa_contiene_in_memorandum-157464439/. ↑
- https://www.asgi.it/asilo-e-protezione-internazionale/libia-italia-ricorso-fondi-cooperazione/. ↑
- http://www.repubblica.it/cronaca/2017/08/11/news/tripoli_istituisce_una_zona_di_soccorso_le_ong_si_allontanano_dalla_costa_libica-172856906/ ↑
- Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, Report of the Secretary-General on the United Nations Support Mission in Libya, 12 febbraio 2018, https://unsmil.unmissions.org/sites/default/files/n1803952.pdf. ↑
- OHCHR, 1 marzo 2018, Migration policies can amount to ill-treatment and torture, UN rights expert warns, http://www.ohchr.org/EN/NewsEvents/Pages/DisplayNews.aspx?NewsID=22739&LangID=E.«States and the ICC-Prosecutor should examine whether investigations for crimes against humanity or war crimes are warranted in view of the scale, gravity and increasingly systematic nature of torture, ill-treatment and other serious human rights violations suffered by millions of migrants in all regions of the world, as a consequence of corruption and crime, but also as a direct or indirect consequence of deliberate State policies and practices of deterrence, criminalization, arrival prevention, and refoulement». ↑
- I 29 accademici ravvisano violazioni delle leggi internazionali in due specifici comportamenti attribuibili alle istituzioni italiane: la richiesta al capitano di un’imbarcazione impegnata in un’operazione SAR di riconsegnare le persone soccorse in mare alla guardia costiera libica; il sequestro di una nave impegnata in attività SAR, con il risultato di ridurre le capacità di ricerca e soccorso. http://rwi.lu.se/app/uploads/2018/03/Open-Arms-statement-def.pdf. ↑
- Causa Hirsi Jamaa e altri c. Italia – Grande Chambre, Sentenza 23 febbraio 2012, http://www.camera.it/application/xmanager/projects/leg17/attachments/sentenza/sintesi_sentenzas/000/000/482/Hirsi.pdf. ↑
- Italian advisor represents Libya in international conference: Libyan dismayed, officials silent, “The Libya Observer”, 27 marzo 2018,https://www.libyaobserver.ly/news/italian-advisor-represents-libya-international-conference-libyan-dismayed-officials-silent. ↑
- http://www.marina.difesa.it/conosciamoci/press-room/comunicati/Pagine/2017_169.aspx. ↑
- http://www.guardiacostiera.gov.it/attivita/Documents/attivita-sar-immigrazione-2017/Rapporto_annuale_2017_ITA.pdf. ↑
- http://barbara-spinelli.it/2018/03/27/themis-la-nuova-missione-frontex-restringe-limite-operativo-delle-responsabilita-italiane/. ↑
- http://web.ep.streamovations.be/index.php/event/stream/20180327-0900-committee-libe. ↑
- https://www.reuters.com/article/us-libya-security-tripoli/mayor-of-libyan-capital-abducted-by-gunmen-city-council-idUSKBN1H51FC. ↑
- https://www.agenzianova.com/a/5abe017f6982b1.55776880/1870268/2018-03-30/libia-nave-militare-italiana-caprera-in-arrivo-al-porto-di-tripoli/linked. ↑