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Rom, lo stereotipo “etnico”
L’invenzione degli zingari: come i rom sono divenuti prima una “razza”, poi una “etnia” Che i rom siano definibili come un “popolo”, o come un “insieme di popoli”, è oggi un luogo comune universalmente accettato. Si tratta anzi di un’immagine Read More …
Diritti e Frontiere
Sorgente: Diritti e Frontiere 01:38 | Pubblicato da Fulvio Vassallo Ancora morti e dispersi nelle acque tra la Turchia e la Grecia. Ma la crisi economica e la possibile uscita della Grecia dall’euro, macinano anche questa notizia e rimangono nell’ombra anche Read More …
Greci fannulloni e migranti parassiti
Le singolari analogie tra il discorso pubblico sull’immigrazione e quello sulla crisi ellenica. Una riflessione a urne chiuse e No vittorioso.
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Il governo approva l’avvio …
Il Consiglio dei ministri ha approvato la partecipazione italiana all’operazione EUNAVFOR MED che, nella prima delle sue tre fasi, in attesa che giunga l’improbabile via libera del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite agli interventi militari in territorio libico, sarà limitata ad uno scambio di informazioni tra le autorità militari e di polizia dei paesi di destinazione e dei paesi di origine e transito.
Contiuano gli arresti di scafisti, sempre più spesso migranti scelti dai trafficanti tra gli altri, con la promessa di un passaggio gratuito o remunerato con qualche migliaio di euro. Niente rispetto il guadagno che le organizzazioni criminali lucrano per effetto delle politiche proibizioniste e di blocco delle migrazioni adottate da tutti i governi europei e dall’Unione Europea, che con il rinforzo dell’operazione Frontex, mira alla schedatura immediata dei migranti attraverso il prelievo delle impronte digitali, e grazie al nuovo supporto economico offerto da Bruxelles, al respingimento di quelli che saranno ritenuti “migranti economici”, magari esclusivamente sulla base della provenienza nazionale.
La lettera di Avramopoulos Commissario UE all’immigrazione dopo una visita in Ungheria
http://www.statewatch.org/news/2015/jun/eu-dg-home-speech-hungary.pdf
Alfano risponde…
In entrambi i casi diventa sempre più cruciale il tema degli accordi di riammissione e di cooperazione pratica di polizia, condizione per l’esecuzione effettiva delle misure di allontanamento forzato ed, in teoria, per un contrasto delle organizzazioni criminali che hanno base nei paesi di transito. Sembra del resto definitivamente fallito il tentativo di esternalizzare il diritto di asilo ed i campi di raccolta nei paesi di transito, come si è tentato di fare nel 2011 in Tunisia.
Di fatto i migranti tutti, senza alcuna distinzione tra cd. migranti economici e (potenziali) richiedenti asilo, sono costretti a raggiungere l’Europa attraverso canali irregolari, nelle mani di trafficanti sempre più spietati, e seguendo rotte sempre diverse, a fronte dei muri e dei divieti che si moltiplicano ogni giorno alle frontiere esterne, ma anche a quelle interne, dello spazio Schengen.
http://www.internazionale.it/video/2015/07/02/migranti-viaggio-eritrea-europa-video
Qualcuno si esercita in sottili disquisizioni teoriche tra il concetto di tratta di persone (trafficking) e quello di traffico di esseri umani ( smuggling) dimenticando che molti percorsi di enigrazione cominciano con scelte forzate e che le organizzazioni dei trafficanti vessano allo stesso modo, ormai, tanto le vittime della tratta quanto le vittime del traffico, esposte ad abusi che ogni giorno diventano più efferati.
Per un altro verso i mezzi di informazione utilizzano come se fossero sinonimi i termini tratta di persone e traffico di esseri umani, solo per esaltare gli arresti di qualche scafista, senza ammettere mai la reale dimensione e la vera ubicazione di questi fenomeni.
Le vittime di tratta, infatti, possono essere tanto condizionate dalle organizzazioni criminali da risultare apparentemente come migranti volontari, dunque “economici”, specie quando fanno ingresso dagli aeroporti o dai valichi terrestri dei confini esterni dell’area Schengen ricorrendo ad una documentazione falsa ( passaporti o altri documenti di viaggio, o visti falsificati).
Occorrerebbe prendere atto dei limiti della repressione penale di questi fenomeni, una repressione affidata ad apparati di polizia e giudiziari che non hanno certo intaccato il potere delle organizzazioni criminali che gestiscono la mobilità delle persone verso l’Europa, in totale assenza di canali legali di ingresso, nè hanno costituito quel fattore dissuasivo delle partenze, che costituisce il vero obiettivo delle politiche europee in materia di immigrazione.
http://www.siracusanews.it/node/61298
La via che si è prescelta, e che trova una sua immediata concretizzazione nel rilancio degli accordi di Rabat e di Cotonou e nel Processo di Khartoum, consiste in una nuova collaborazione con stati governati da dittature militari che in Italia dispongono di potenti servizi di informazione che collaborano già da tempo con le autorità italiane, fino al punto di trasmettere vere e proprie liste di proscrizione di propri cittadini, residenti da anni nel nostro paese, molti con lo stato di protezione internazionale, ai quali si nega il rinnovo del passaporto ( da parte dei paesi di origine) o il riconoscimento del diritto di cittadinanza ( da parte delle autorità italiane). Ed intanto il finto umanitarismo prepara rimpatri di tamil nello Sri Lanka. Già decine quelli che hanno creduto alla pacificazione e sono stati incarcerati subito dopo il loro arrivo a Colombo.
http://www.news.va/it/news/sri-lanka-il-clero-tamil-allonu-abusi-sui-diritti
http://www.avvenire.it/Cronaca/Pagine/Lagenda-Ue-sui-migranti-dimentica-i-diritti-umani-.aspx
I nuovi rapporti di collaborazione e di scambio di informazione a livello di forze di polizia, che adesso vengono rilanciati a livello europeo da parte dell’genzia Frontex, rischiano di bruciare le vite di molti titolari di status di protezione e dei loro familiari, così come non risulteranno di nessuna utilità per la tutela delle vittime del traffico e della tratta, come pure sarebbe doveroso garantire proprio in base alla normativa interna ( att. 18 Testo Unico sull’immigrazione 286 del 1998) e alle Convenzioi internazionali, come i Protocolli contro la tratta ed il traffico allegati alla Convenzione di Palermo del 2000 contro il crimine transnazionale.
Si assiste anche ad una crescente autonomia delle forze di polizia e degli agenti di Frontex nella gestione dei rapporti tra stati relativi al contrasto dell’immigrazione che si definisce ancora come “illegale” ed alle misure di allontanamento forzato dall’area Schengen. In questo senso la più recente evoluzione del mandati di Frontex a seguito delle decisioni assunte dalla Commissione Europea il 13 ed il 27 maggio scorso, e poi dal Consiglio dell’Unione Europea il 25 e 26 giugno. L’unico punto sul quale l’Unione Europea sembra raggiungere un qualche accordo è ormai costituito dagli accordi di riammissione, anche a costo di negoziare con capi di stato o di govero che sono criminali di guerra riconosciuti, come nel caso dell’Eritrea o del Sudan. Per non parlare dei rapporti di collaborazione per i rimpatri in Nigeria, dove nessuno garantisce per la vita di chi viene deportato.
http://www.repubblica.it/solidarieta/profughi/2015/07/01/news/eritrea-118080664/
Occorre capovolgere questa prospettiva, rivolta soltanto alla repressione della cd. migrazione illegale, ed attivare strumenti più efficaci per una individuazione delle vittime del traffico e della tratta, riconoscendo ai primi, ad esempio a tutti coloro che provengono dalla Libia, un permesso di soggiorno per protezione umanitaria, ed affinando per le vittime della tratta quelle misure di protezione che la carenza di finanziamenti e la discrezionalità delle questure hanno di fatto paralizzato.
http://www.coe.int/t/dghl/monitoring/trafficking/default_en.asp
Nei casi di tratta orientata allo sfruttamento sessuale, come nei casi altrettanto gravi di grave sfruttamento lavorativo o di accattonaggio forzato, occorre attivare innanzitutto strumenti di protezione che consentano di sottrarre le persone, senza inutili distinzioni tra migranti economici e potenziali richiedenti asilo, al condizionamento che subiscono per effetto degli sbarramenti di frontiera e della necessità di ricorrere ai trafficanti per superarli.
http://www.coe.int/t/dghl/monitoring/trafficking/default_en.asp
Ma occorre riconoscere anche che la tratta, come il grave sfruttamento lavorativo, e la costrizione all’accattonaggio, ricorrono anche nei casi di persone che sono cittadini dell’Unione Europea e quindi godono, o dovrebbero godere, del diritto alla libera circolazione, così come pure nei confronti di coloro che hanno già avuto riconosciuto uno status di protezione e dunque hanno, in base ai correlati documenti di viaggio, una relativa libertà di circolazione ( entro tre mesi) nell’area Schengen.
Dalla repressione penale occorre trasferire attenzione e risorse alla prevenzione di fenomeni che non possono essere accettati come connaturali alla storia dell’Uomo. Fenomeni di sfruttamento delle persone che assumono ogni giorno aspetti sempre più gravi per il venire meno dei percorsi di protezione sociale e per la esasperazione delle misure e degli apparati di controllo. Si giunge al punto che si sbarrano agli operatori volontari ed ai cittadini solidali le porte dei centri di prima accoglienza mentre le persone vengono abbandonate per giorni a dormire sul pavimento di un campo sportivo o all’interno di una tenda. Condizioni come quelle del Palaspedini di Catania, nelle quali, se ci sono vittime di tratta, non ci saranno certo le condizioni per poterle individuare e proteggere. E lo stesso si potrebbe dire per la tendopoli del Palaspedini a Messina o per i CPSA di Lampedusa e Pozzallo (Ragusa)
http://siciliamigranti.blogspot.it/2015/07/sulla-pelle-dei-migranti-condizioni.html?spref=fb
Ed è proprio dalla protezione sociale e dal diritto dele vittime alla mobilità nel territorio europeo, al di là di improbabili programmi di “rimpatrio volontario”, che si dovrebbe ripartire per dare una risposta a quelle decine di migliaia di giovani donne e di minori che vengono quotidianamente venduti, sulle strade, nelle campagne o in altri luoghi al coperto.
Il ritardo nell’approvazione di un Piano nazionale antitratta, che si sarebbe dovuto adottare entro tre mesi dall’entrata in vigore del Decreto legislativo n. 24 del 4 marzo 2014, l’insabbiamento del Disegno di legge Zampa n.1658 in favore dei minori stranieri non accompagnati e da ultimo il Decrteo legislativo con il quale il governo sta dando attuazione in Italia alle direttive 2013/32/ UE in materia di accoglienza e 2013/33/UE in materia di procedure per il riconoscimento di uno status di protezione, denotano un impronta di stampo esclusivamente repressivo, come è confermato dalla estensione dei casi di trattenimento amministrativo dei richiedenti asilo e dei minori non accompagnati. Così come sembra ancora lontana la prospettiva imposta dalla stessa Direttiva di utilizzare per le vittime di tratta gli strumenti previsti in favore di coloro che richiedono protezione internazionale ed in particolare i minori non accompagnati.
http://www.unhcr.org/4d9474399.pdf
Rimangono invece solo sulla carta le norme di comportamento imposte dalla Direttiva 2011/36/UE in materia di “prevenzione e repressione della tratta di esseri umani e protezione delle vittime”, che richiederebbero una valutazione delle persone caso per caso, senza l’adozione di misure standardizzate di carattere collettivo, come il trattenimento arbitrario ai fini del prelievo delle impronte, magari sulla base della provenienza nazionale. Come rimangono sulla carta gli organnismi di monitoraggio e di informazione in frontiera, che, attraverso un lavoro sinergico di psicologi, mediatori e consulenti legali, dovrebbero consentire una individuazione più immediata delle vittime, piuttosto che il mero rinvio ad un ufficio di polizia per il rilievo delle impronte digitali.
Lavori che gli italiani non fanno più
Cresce l’astensionismo tra gli autoctoni. Agli immigrati, invece, votare interesserebbe, eccome. Lo ha messo in luce anche l’iniziativa La regione che non vota.
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