Memorandum Tunisia-UE: propaganda elettorale in Europa, una cambiale in bianco per Saied

di Fulvio Vassallo Paleologo

1.Un Memorandum che lascia tutto come prima, a parte la mancia che incassa Saied per la “lotta all’imigrazione irregolare”. La Tunisia beneficiava già, dopo l’Accordo di Associazione (firmato già nel 1995 ed entrato in vigore nel 1998) di aiuti da parte dell’Unione Europea con il cd. Strumento Europeo di Vicinato e Partenariato (ENPI), che fornisce assistenza ai Paesi destinatari della Politica Europea di Vicinato. Il Piano Indicativo Nazionale 2011-2013, ad esempio, stanziava a favore della Tunisia 240 milioni di euro destinati a riforme politiche per democrazia, diritti umani, stato di diritto e buon governo; gestione dei flussi migratori e dell’asilo, lotta al crimine organizzato, al terrorismo e al riciclaggio; sviluppo di condizioni propizie all’investimento privato; sviluppo sostenibile ambientale, sociale ed economico; sostegno all’istruzione, alla formazione superiore e alla ricerca; rafforzamento dei programmi sociali; agevolazioni per lo scambio di beni e servizi; sviluppo dei trasporti, del settore energetico e della società dell’informazione. Oggi siamo rimasti a questa stessa generica enunciazione di principi.

Si possono ricordare il Processo di Khartoum ed i Migration Compact lanciati da Renzi nel 2014 alla fine dell’operazione Mare Nostrum. Oppure si può paragonare il Memorandum d’intesa concluso da Gentiloni e Minniti con il governo di Tripoli nel febbraio del 2017, più volte rinnovato con ampie maggioranze e diversi governi, o gli accordi intergovernativi del 2016 tra gli Stati europei e la Turchia, con il Memorandum d’intesa concluso ieri tra la Tunisia e l’Unione Europea. Non sorprende affatto, dunque, che Marco Minniti, dalle pagine di Libero, abbia lodato Giorgia Meloni, nella quale evidentemente riconosce le stesse politiche di esternalizzazione delle frontiere avviate quando era ministro dell’interno con il governo Gentiloni. E non sorprende neppure il discreto sostegno che lo stesso Gentiloni, oggi commissario europeo, ha sempre dato all’iniziativa del governo italiano per concludere nuovi accordi con la Tunisia al fine di limitare gli arrivi delle persone in fuga da quel paese. Ma i risultati, per fortuna, non sono stati quelli sperati da Meloni, Piantedosi, Minniti e Gentiloni. E le richieste di Gentiloni rivolte a Saied, di accettare le condizioni del Fondo Monetario internazionale, sono state evidentemente respinte al mittente.

    Con il Memorandum firmato il 16 luglio scorso si è soltanto confermata l’intesa di massima raggiunta negli incontri a Tunisi nel mese di giugno, ma non ci sono impegni vincolanti, nè ci potevano essere, ma solo dichiarazioni di principio, che adesso, come ha dichiarato la Meloni “dovranno essere messe a terra”. Sempre che le parti raggiungano un accordo concreto sul piano operativo, che ieri è mancato. Non è affatto vero dunque quanto affermato dal ministro dell’interno Piantedosi, secondo cui “Il blocco navale lo stiamo facendo con l’accordo con la Tunisia”. Con il Memorandum non si potrà legittimare nessun nuovo accordo con la Tunisia che preveda la deportazione dei migranti provenienti da altri paesi (non tunisini) e le operazoni di ricerca e salvataggio in mare rimangono soggette alle regole imposte dal diritto internazionale e riconosciute ormai da tutti i tribunali italiani, fino alla Corte di Cassazione. I respingimenti collettivi rimangono vietati, ed in mare la salvaguardia della vita umana deve prevalere sulle attività di contrasto dell’immigrazione irregolare (law enforcement).

    Basta paragonare il Memorandum d’intenti tra la Tunisia e l’Unione Europea con gli accordi del 2016 con la Tuchia, ed emerge chiaramente la mancanza di contenuti specifici che possaono tradurre in fatti gli indirizzi espressi dalle parti. La linea Meloni è stata così sconfitta ancora una volta, tanto che la firma del memorandum è avvenuta tra il Commissario europeo per il vicinato e l’allargamento Olivér Várhelyi e il segretario generale del ministero degli Affari esteri, delle migrazioni e dei tunisini all’estero Mounir Ben Rjiba, senza che nessuno dei leader presenti a Tunisi apponesse la propria sottoscrizione. Che non poteva certo impegnare la parte europea dopo la mancata approvazione del Memorandum (ancora in fase di trattative) da parte del Consiglio europeo del 29 e 30 giugno a Bruxelles.

    Saied ha imposto la clausola secondo cui la Tunisia non diventerà piattaforma per i rimpatri dall’Unione europea, ed ha ottenuto invece una promessa di supporto dall’Unione europea, per i respingimenti collettivi che già sta attuando verso i paesi confinanti, Ma nel rispetto del diritto internazionale, si legge nel Memorandum. Dunque non si vede come l’Unione Europea, attraverso Frontex possa partecipare con il supporto finanziario, se non operativo, ad operazioni di intercettazione in mare o di rimpatrio forzato in violazione del divieto di respingimenti collettivi o degli obblighi di soccorso e di sbarco in un porto sicuro affermati dal Regolamento n.656 del 2014. La Tunisia non è un “paese terzo sicuro”. Lo mettono in dubbio i rapporti più recenti delle Nazioni Unite.

    2. Nelle regioni meridionali del paese, soprattutto a Sfax si è intensificata la caccia ai migranti subsahariani, in molti casi presenti da anni in Tunisia ed inseriti in attività lavorative alla luce del sole. Una “pulizia etnica” che non accenna ad affievolirsi, malgrado i richiami delle principali agenzie umanitarie , dopo che il presidente Saied ha indicato gli immigrati “neri” come una delle cause della gravissima crisi economica che sta portando lo Stato allo sfacelo sociale ed economico.

    Gli immigrati subsahariani rastrellati a Sfax ed in altre zone delle regioni meridionali sono stati prima espulsi verso la terra di nessuno, in pieno deserto tra la Tunisia e la Libia, o l’Algeria, quindi, dopo che la deportazione aveva già cominciato a produrre le prime vittime, sono stati in parte ripresi, arrestati e rimangono attualmente sottoposti ad un severo regime detentivo, se non vengono gettati per strada come merce di scarto. L’accesso alla procedura di asilo in Tunisia è un miraggio, e le autorità di polizia violano regolarmente il divieto di respingimenti collettivi sancito dalle Convenzioni internazionali sottoscritte da tutti gli Stati europei.

    Le promesse su “connecting people” e collaborazione tra paesi mediterranei sono destimate a restare sulla carta senza un ampio consenso europeo, condizionato all’accettazione da parte della Tunisia del piano di riduzione del debito proposto dal Fondo monetario internazionale. Per il resto, per quanto concerne le prassi di rimpatrio e la lotta all’immigrazione irregolare, sarà tutto coperto da segreto militare e affidato alla discrezionalità delle forze di polizia sotto l’occhio vigile di Frontex. Anche per supportare i respingimenti collettivi dalla Tunisia verso i paesi di origine, a partire dalla Costa d’Avorio, dal Gambia e dal Senegal, obiettivo che si propone Saied impegnato da mesi nella pulizia etnica contro gli immigrati subsahariani presenti in Tunisia. Adesso anche con il supporto della Meloni e dell’Unione Europea. Vedremo se il Parlamento europeo, grande assente in queste tratttaive, condividerà queste politiche di morte.

    3. Possiamo prevedere come andrà a finire: tanta propaganda in vista delle prossime elezioni europee, tante vittime innocenti in mare e ai confini europei “esternalizzati” in Libia e in Tunisia. E gli arrivi aumenteranno ancora. Con questo Memorandum d’intesa siamo alla enunciazione di principi e non ci sono accordi su impegni “vincolanti” sulle politiche di riammissione e di esternalizzazione che dovranno ancora essere definite. Secondo quanto scritto nel Memorandum, i “partenariati operativi”, dunque gli accordi che riguardano la cooperazione d polizia e la collaborazione con la guardia costiera, in materia di contrasto dell’immigrazione irregolare, sono ancora oggetto di discussione.

    Di certo non si potrà replicare con la Tunisia quell’accordo con la sedicente guardia costiera “libica” che è costato già migliaia di respingimenti illegali su delega italiana e un numero imprecisato di vittime, a terra, nei campi lager nei quali vengono rinchiuse le persone dopo essere state intercettate in mare e riportate in territorio libico, ed in mare, con migliaia di corpi scomparsi nelle profondità del Mediterraneo centrale.

    La zona di ricerca e salvataggio tunisina, a differenza di quella libica, è infatti molto ristretta, corrispondendo di fatto al limite delle acque territoriali (12 miglia dalla costa). Quale che sia il numero di motovedette che l’Italia, con il supporto finanziario europeo, potrà trasferire alla guardia costiera tunisina, e sempre che la diffusa corruzione cessi da un giorno all’altro, è impensabile che Saied ordini alla sua guardia costiera di arrivare ad intercettare migranti, che per la maggior parte sono ormai subsahariani, che si trovano già in acque internazionali, nella zona SAR maltese. Le posizioni del capo di Stato tunisino sono infatti note, e il suo principale obiettivo è costituito dall’espulsione verso altri paesi di tutti i “neri”, di quegli immigrati che si trovano magari da anni in Tunisia a lavorare in condizioni di grande sfruttamento, e che adesso sono ritenuti un pericolo per l’economia tunisina,ormai prossima al tracollo, se non una minaccia di “sostituzione etnica”, secondo il linguaggio adottato da Saied quando non si trova accanto a governanti europei. Non si vede quindi quali potranno essere le nuove intese operative con la guardia costiera tunisina che possano rallentare significativamente il numero degli arrivi sulle coste italiane. Semmai, questa ulteriore militarizzazione del Mediterraneo centrale renderà ancora più aggressivo il comportamento dei guardiacoste tunisini nelle loro acque territoriali (12 miglia dalla costa) e questo potrebbe comportare altri tentativi di speronamento e dunque altre vittime. Con una crescente responsabilità di quelle autorità come Frontex o assetti militari italiani che dovessero collaborare con i tunisini nel tracciamento delle imbarcazioni in acque internazionali, rendendo così complici di intercettazioni che potrebero avere anche conseguenze mortali.

    4. Vedremo sul piano degli accordi bilaterali qualii impegni vincolanti deriveranno dalla visita del ministro dell’interno tunisino mercoledì prossimo a Roma da Piantedosi e dalla Conferenza dei capi di governo dei paesi africani, annunciata da Giorgia Meloni per domenica prossima a Roma. Monta la propaganda, ma gli aiuti più consistenti alla Tunisia rimangono ancora in forse. E da Saied non mancano attacchi ai soccorsi umanitari in acque internazionali ed alle ONG che denunciano il degrado democratico inflitto al suo paese.

    “L’assistenza macrofinanziaria sarà fornita quando le condizioni lo permetteranno”, ha precisato von der Leyen. Il presidente tunisino ha invece attaccato ancora una volta le organizzazioni non governative: «Dalle Ong arrivano fake news con l’obiettivo di danneggiare la Tunisia e il suo popolo». Ora, ad essere convinti, dovranno essere i 27 Paesi chiamati a dare via libera all’intesa. «Sono fiducioso in un ampio supporto», ha sottolineato Rutte. Ma con Ungheria e Polonia in trincea sul dossier migranti, il cammino della ratifica non sarà semplicissimo”. Gli impegni finanziari e le modifiche normative non potranno prescidnere comunque dal voto del Parlamento europeo. E la questione dei diritti umani, che comprende i soccorsi in mare, non potrà essere accantonata ancora una volta. Come si dovrà chiarire, una volta per tutte, il rapporto tra la Tunisia ed il Fondo monetario internazionale, che ben difficilmente potrà essere sostituito dall’Unione europea o dalle sue istituzioni finanziarie.

    Manca di certo nel Memorandum d’intesa l’obiettivo principale che si proponeva il governo italiano: la possibilità di riportare in Tunisia, dopo “procedure accelerate in frontiera” i migranti sub-saharani arrivati in Italia dopo essere transitati da quel paese.Una questione che non potrà essere più risolta da incontri a livello di ministri dell’interno. In Tunisia non hanno ancora dimenticato l’esperienza fallimentare, un vero disastro umanitario, che si verificò dal 2011 al 2013, quando in collaborazione con l’UNHCR venne istituito il campo di transito di Choucha, vicino a Ben Guardane, alla frontiera con la Libia.

    Saied ha imposto nel Memorandum la clausola secondo cui la Tunisia non diventerà piattaforma per i rimpatri dall’Unione europea, ed ha ottenuto invece una promessa di supporto dall’Unione europea, per i respingimenti collettivi che già sta attuando verso i paesi confinanti. Non si vede però come l’Unione Europea, anche attraverso Frontex, possa partecipare con il supporto finanziario, se non operativo, ad operazioni di intercettazione in mare o di rimpatrio forzato in violazione del divieto di respingimenti collettivi o degli obblighi di soccorso e di sbarco in un porto sicuro affermati dal Regolamento UE n.656 del 2014. La Tunisia non è oggi un “paese terzo sicuro” per la maggior parte degli Stati membri dell’UE.

    Leggendo bene le dichiarazioni del presidente Saied si capisce che le parti sono ancora ferme alle intese di massima maturate l’11 giugno scorso. E sulle questioni dei diritti umani, del rispetto dello Stato di diritto (rule of law) in Tunisia e dei rapporti con il Fondo monetario internazionale, buio totale. Anzi Saied sferra un duro attacco al Fondo monetario internazionale il cui intervento a favore della Tunisia, condizionato alle riforme richieste, e’ ritenuto dall’Unione Europea una precondizione per erogare l’intero pacchetto di aiuti previsti dal Memorandum, oltre i primi 100-120 milioni di euro previsti per il contrasto dell’immigrazione irregolare, ed altri 150 milioni che Bruxelles promette di inviare subito per evitare il default dell’economia tunisina. Il presidente Saied ha criticato il sistema monetario globale, dicendo che “crea oscurità dove vuole”, mentre la Tunisia “cerca di far splendere un nuovo sole sul mondo intero”.”La Tunisia non ha missili intercontinentali, ma ha sovranità su oceani e continenti”, ha aggiunto, ricordando che la Tunisia guarda a un nuovo futuro “per realizzare le speranze di ogni essere umano”. Ma sotto queste belle parole rimane fermo l’obiettivo di bloccare la “sostituzione etnica” che starebbe subendo la Tunisia. Un cavallo di battaglia che accomuna il presidente tunisino alle destre europee.

    Gli impegni di principio sugli aiuti alla popolazione tunisina schiacciata dalla crisi economica (e democratica) sono destinati a restare sulla carta. Le procedure individuate nel Memorandum prevedono accordi bilaterali e interventi legislativi, anche a livello europeo, con tempi lunghi rispetto alla crescita esponenziale degli arrivi dalla Tunisia ( ma anche di fronte al rischio di default del paese). Evidentemente l’Unione Europea e il governo italiano puntano più sull’obiettivo immediato di aumentare gli strumenti di deterrenza per rallentare gli arrivi in Italia. Si pensa alla cessione di ulteriori motovedette alla Guardia costiera tunisina ed a un maggior numero di rimpatri con accompagnamento forzato ( ma per soli cittadini tunisini). Tuttavia, una maggiore “effettività'” delle politiche di rimpatrio verso la Tunisia o altri paesi terzi, in assenza di consistenti canali legali di ingresso e di possibilità effettive di evacuazione dei migranti sub-sahariani presenti in quel paese, ed un contrasto più violento dei tentativi di attraversamento del Mediterraneo, con un aumento dei respingimenti collettivi delegati alla Guardia costiera tunisina, non potranno che fare esplodere il conflitto sociale in Tunisia e travolgere le sue relazioni con i paesi dell’area subsahariana, come la Costa d’Avorio ed il Gambia.


    ALARABIYA NEWS

    Libyan border guards rescue dozens of migrants left stranded in Tunisian desert

    Libyan border guards have rescued dozens of migrants they say had been left in the desert by Tunisian authorities without water, food or shelter, AFP correspondents reported Sunday.

    Hundreds of migrants from sub-Saharan African countries were forcibly taken to desert and hostile areas bordering Libya and Algeria after racial unrest in early July in Sfax, Tunisia’s second-largest city..

    The migrants were visibly exhausted and dehydrated, sitting or lying on the sand and using shrubs to try and shield themselves from the scorching summer heat that topped 40 degrees Celsius (104 Fahrenheit),


    LA STAMPA

    16 luglio 2023

    «Abbandonati nel deserto coi neonati». Una donna ha abortito dopo essere stata picchiata


    ALLA FINE DI MESI DI TRATTATIVE UN MEMORANDUM D’INTESA CHE NON RISULTA FIRMATO DA SAIED, NE’ DA MELONI, DA RUTTE O DALLA PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE EUROPEA. DAVVERO UNA SCENEGGIATA. DEL RESTO SENZA L’AVALLO DEL CONSIGLIO EUROPEO O DEI PARLAMENTI NAZIONALI NON SI POTEVA FIRMARE NULLA.

    INFATTI LE FIRME SONO QUELLE DEL SEGRETARIO DI STATO PRESSO IL MINISTERO DEGLI ESTERI TUNISINO E DEL COMMISSARIO EUROPEO PER L’ALLARGAMENTO E LE POLITICHE EUROPEE DI VICINATO

    DUNQUE IL MEMORANDUM D’INTENTI TRA LA TUNISIA E l’UNIONE EUROPEA NON HA ALCUNA PORTATA VINCOLANTE

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    AMNESTY INTERNATIONAL

    L’accordo con la Tunisia rende l’Unione europea complice di violazioni dei diritti umani dei richiedenti asilo

    17 Luglio 2023

    In risposta alla firma di un memorandum d’intesa, in base al quale, fra le altre cose, l’Unione europea ha accettato di fornire alla Tunisia sostegno finanziario e tecnico per scoraggiare la migrazione verso l’Europa, Eve Geddie, direttrice dell’ufficio di Amnesty International presso le istituzioni europee, ha dichiarato:

    Questo accordo mal ponderato, firmato nonostante le evidenti prove di gravi violazioni dei diritti umani da parte delle autorità tunisine, comporterà una pericolosa proliferazione di politiche migratorie già fallimentari e segnalerà l’accettazione da parte dell’Unione europea di un comportamento sempre più repressivo da parte del presidente e del governo di Tunisi”.

    In un contesto di crescenti violenze e maltrattamenti da parte delle autorità tunisine nei confronti dei migranti subsahariani, tale decisione dimostra che non è stata appresa nessuna lezione dai precedenti, simili accordi. Ciò rende l’Unione europea complice delle sofferenze che inevitabilmente ne deriveranno”, ha proseguito Geddie.

    Nello stesso periodo in cui la Tunisia e l’Unione europea si apprestavano a firmare questo accordo, le autorità tunisine hanno lasciato centinaia di persone, bambini compresi, intrappolate alle frontiere desertiche del paese, inizialmente prive di acqua, cibo o riparo”.

    Concentrandosi sulle politiche e sui finanziamenti per il contenimento e l’esternalizzazione del controllo delle frontiere, anziché garantire percorsi sicuri e legali per coloro che cercano di attraversare i confini in modo sicuro, i leader dell’Unione europea si stanno ancora una volta avviando verso politiche fallimentari basate su una spietata indifferenza verso i diritti umani fondamentali“, concluso Geddie.

    Ulteriori informazioni

    Il memorandum d’intesa ha l’obiettivo di impedire alle persone di raggiungere l’Europa, di incrementare il rimpatrio dei tunisini in caso di mancanza di permesso di soggiorno europeo e di facilitare i rimpatri dalla Tunisia verso paesi terzi di persone di altre nazionalità.

    Il presidente della Tunisia, Kaïs Saïed, ha acquisito un potere quasi assoluto dopo la sospensione del parlamento del paese nel 2021. Le autorità hanno messo sotto indagine e, in alcuni casi, arrestato almeno 72 esponenti dell’opposizione e altre persone critiche nei confronti del presidente, accusandoli di vari reati.


    ANSA

    17 luglio 2023 17:17

    Fonti Ue, ‘nell’intesa con Tunisi rimpatri solo per i tunisini’

    Più navi a guardia costiera, per memorandum serve ratifica a 27

    BRUXELLES – Il memorandum d’intesa tra l’Ue e la Tunisia prevede il rimpatrio in Tunisia solo dei migranti irregolari di nazionalità tunisina, e non di quelli di altre nazionalità giunti nell’Ue transitando dal Paese nordafricano.

    Lo riferiscono fonti comunitarie all’indomani della firma dell’accordo a Cartagine

    Il testo “non riguarda nello specifico il rimpatrio dei non tunisini transitati dalla Tunisia”, sottolineano le stesse fonti, spiegando che le autorità locali “hanno espresso chiaramente la volontà di non diventare un Paese che fa da centro di accoglienza per i migranti irregolari che vengono rimpatriati dall’Europa”. “Le operazioni in materia di rimpatrio dei migranti saranno via via perfezionate dalla prossima settimana”, hanno evidenziato ancora le fonti.

    Tra le misure previste dal memorandum d’intesa, le fonti hanno evocato il rafforzamento della guardia costiera tunisina con “17 imbarcazioni riequipaggiate e otto nuove”. Dal potenziamento della flotta della guardia costiera tunisina l’Ue si aspetta un aumento delle operazioni per intercettare i migranti in mare. Tuttavia, spiegano le stesse fonti, nell’intesa non è prevista una zona di salvataggio e assistenza (Sar) di competenza di Tunisi.

    Quanto alla ratifica del memorandum d’intesa, le fonti hanno confermato che dovrà essere sostenuta dai 27 Stati membri al completo. Si tratta di “un accordo politico che deve essere approvato dal Consiglio all’unanimità”, ricordano le fonti, precisando tuttavia che “l’attuazione” del memorandum “seguirà le regole dei diversi strumenti”, perlopiù finanziari, “previsti” nel testo. “Da una parte – sottolineano ancora -, c’è l’impegno politico all’intesa” da parte dei governi, “e poi c’è l’attuazione dei singoli pilastri, che segue norme separate. La maggior parte di queste decisioni di attuazione saranno di bilancio”.


    Tunisia: “caccia al nero”, deportazioni nel deserto, escalation di violenze contro i sub-sahariani

    Con la firma del Memorandum Meloni-UE-Saied il peggio deve ancora venire

    Mem.Med, Ludovica Gualandi

    18 Luglio 2023