Gioco delle parti sui respingimenti collettivi delegati alla guardia costiera “libica”. Fermo amministrativo per la Ocean Viking.

Di Fulvio Vassallo Paleologo

1. Dopo il voto del Parlamento sul finanziamento della sedicente Guardia costiera “libica”, come prevedibile, le motovedette tripoline, assistite dalla missione Nauras della Marina militare italiana e guidate dagli assetti aerei di Frontex, hanno ripreso ad intercettare con maggiore impegno, proporzionale ai soldi che stanno incassando, i barconi di migranti in fuga dalla Libia. Centinaia di persone, donne e minori compresi, sono riportati indietro, in territorio libico, dopo interminabili giorni di abbandono in acque internazionali, programmati dalle autorità marittime italiane e maltesi per dare tempo ai libici di intervenire. Si tratta di attività di sequestro di persona spacciate per operazioni di ricerca e salvataggio (SAR), diffuse senza ritegno con una attività di (dis)informazione al livello di fake news, perchè nessuno ricorda il divieto di respingimento collettivo sancito dalle Convenzioni internazionali, ed il diritto dei naufraghi, perchè di queste persone si tratta, e non di “clandestini”, ad essere sbarcati in un porto sicuro quale la “Libia” non può certo garantire. Sembrano irrilevanti le testimonianze sui casi di sparizione e sulle torture subite dai naufraghi riportati in Libia a scopo di estorsione. reati sui quali anche le procure italiane avrebbero titolo per indagare, quando i testimoni e le vittime si trovano in territorio italiano. Non basta che a denunciare quanto accade nel Mediterraneo centrale siano rimaste alcune ONG, pochi giornalisti ed Amnesty International. Non si ascoltano neppure gli appelli dell’OIM e dell’UNHCR, agenzie delle Nazioni Unite, per le quali la Libia non sarebbe in grado ancora oggi di garantire porti sicuri di sbarco. Soiltanto quest’anno, secondo i dati più recenti dell’OIM, oltre 6000 persone sono state intercettate in alto mare dalla sedicente Guardia costiera libica, Molte di queste persone sono finite nelle mani dei torturatori dai quali erano fuggiti o sono scomparse nel nulla.

All’indomani del voto in Senato sul finanziamento delle missioni italiane in Libia, il 16 luglio, la ministro dell’interno Lamorgese si è recata a Tripoli dove ha incontrato il premier Serraj, il vicepresidente del Consiglio presidenziale Ahmed Maitig, il ministro dell’Interno Fathi Bashagha e quello degli Esteri Mohamed T.H.Siala. Lamorgese ha concordato con i libici l’intensificazione dei rapporti di collaborazione in campo economico e sul fronte del contrasto dell’immigrazione “clandestina”, sottolineando però con una sua dichiarazione la “”necessità di attivare operazioni di evacuazione dei migranti presenti nei centri gestiti dal Governo libico attraverso corridoi umanitari organizzati dalla UE e gestiti dalle agenzie dell’Onu: Oim e Unhcr”. Ma di queste attività di “evacuazione” non si vede ancora traccia, nè se ne stanno creando le condizioni.

Al centro dei colloqui con i libici è stata comunque “l’esigenza di gestire il controllo delle frontiere e i flussi dell’immigrazione irregolare sempre nel rispetto dei diritti umani e della salvaguardia delle vite in mare e in terra”, come ha dichiarato la ministro dell’interno italiana, che auspica che la visita serva ad “imprimere un’accelerazione a tutte le attività di collaborazione” tra Italia e Libia con “una nuova e più stringente tabella di marcia” per prevenire l’immigrazione irregolare. A questo proposito sarebbe stata “condivisa l’esigenza di perfezionare la cooperazione tra le forze di polizia, attraverso progetti di formazione, anche al fine di rafforzare le capacità operative nella lotta contro le reti di trafficanti di migranti e la criminalità transnazionale”. Risultati da raggiungere “anche attraverso un partenariato strategico in grado di sostenere l’azione del governo libico che ha già conseguito importanti risultati”1Come se il governo Serraj riuscisse a controllare l’intero territorio libico ed a garantire i diritti fondamentali delle persone che vi si trovano, libici o migranti che siano.

Evidente il riferimento implicito della Lamorgese all’elevato numero di migranti intercettati in acque internazionali dalle motovedette libiche assistite dalla Marina miltare italiana ( Missione Nauras) e riportati sulle coste libiche. La ministro dell’interno Lamorgese era stata chiarissima nel messaggio lanciato alla guardia costiera libica collusa, se non identificata, con trafficanti come Bija, che ancora sono riconosciuti come guardiacoste dal governo di Tripoli. Adesso se ne vedono i risultati.

2. Ancora negli ultimi giorni si sono registrati diversi casi di respingimento collettivo, di cui ha dato notizia l’OIM (Organizzazione internazionale delle migrazioni) con l’intervento dei libici che hanno potuto individuare in alto mare i barconi che erano stati monitorati da giorni dagli aerei OSPREY di Frontex, senza che le autorità italiane e maltesi, per quanto avvertite tempestivamente dell’evento di soccorso, avessero coordinato attività di recupero dei naufraghi, in conformità a quanto sarebbe imposto dalle Convenzioni internazionali. Il tracciamento dei barconi per favorire le intercettazioni da parte dei libici costituisce ormai una costante delle modalità operative delle missioni aeree di Frontex nel Mediterraneo Centrale.

Non si vuole ammettere che le imbarcazioni avvistate in alto mare siano in una situazione di distress immediato. E dunque che devono essere immediatanente predisposti i soccorsi.Per la centrale operativa di Roma- IMRCC, e dunque per il corpo delle Capitanerie di porto, la Convenzione Solas, che stabilisce i requisiti di navigabilita’ delle imbarcazioni, vale solo per bloccare le navi delle Ong con i fermi amministrativi, ma non vale quando le condizioni di sovraccarico delle imbarcazioni piene di migranti partite dalla Libia o dalla Tunisia imporrebbero un intervento immediato, anche al di fuori delle acque territoriali italiane.

Sembra ormai che sia stato accolto da tutti, anche da una certa giurisprudenza, la falsa affermazione che i naufraghi sarebbero “clandestini” che cercano di avvalersi delle leggi e dellle Convenzioni internazionali del mare per fare ingresso in Italia, ed in Europa, eludendo le norme che vietano l’immigrazione irregolare. Una affermazione “ideologica” e propagandistica che adesso diventa anche ragione di una decisione giudiziaria.

Quello che ha fatto Salvini con i decreti sicurezza e con i divieti di ingresso nelle acque territoriali, rivolti alle navi delle ONG, lo sta continuando a fare la ministro Lamorgese, facendo bloccare le navi umanitarie nei porti italiani con provvedimenti di fermo amministrativo, come probabilmente riuscirà a fare anche con la nave umanitaria più attrezzata e meglio equipaggiata, la Ocean Viking di Sos Mediterraneè. Vedremo dove si spingerà qusta volta la fantasia degli ispettori del corpo delle Capitanerie di porto. La stessa logica aberrante che ha portato a definire i naufraghi come “clandestini” e le operazioni Sar di ricerca e soccorso come “eventi migratori”, conduce oggi a qualificare le navi umanitarie come navi che trasportano “passeggeri” ed a richiedere le stesse dotazioni di sicurezza e specifiche tecniche delle navi di linea che trasportano persone a pagamento. Gli obblighi di soccorso previsti dalle Convenzioni internazionali vengono cosi cancellati.

Per il funzionamento a regime degli accordi bilaterali con la sedicente Guardia costiera “libica” il Mediterraneo centrale deve essere svuotato di scomodi osservatori o di navi che soccorrono naufraghi in acque internazionali senza obbedire agli ordini dei libici. Gli stessi ordini che le autorità italiane e maltesi invitano a rispettare.

Il risultato che i governi di centro sinistra a Malta ed in Italia hanno raggiunto, con i loro accordi con i libici, non ha messo a tacere la speculazione ai limiti dello sciacallaggio delle destre che sfruttano qualunque argomento riguardi gli immigrati per scaricare odio e disinformazione tra la popolazione allo scopo di guadagnare un miserabile vantaggio elettorale. Una politica che ha già dato i suoi frutti in mezza Europa, portando al potere i partiti sovranisti, perchè non c’è stata una reazione abbastanza forte e compata da parte di quei partiti che pur richiamandosi ai valori della sinistra, o quantomeno alla tradizione cristiana, tradiscono tutti i giorni quei valori per effetto condizionato della pressione mediatica di personaggi come Salvini e la Meloni. Questi squallidi rappresentanti della destra italiana, privi di una qualsiasi capacità di proposta politica, hanno capito bene però che alle prossime elezioni regionali di settembre l’immigrazione ritornerà ad essere un tema fortemente divisivo, e vincente, per chi lo saprà cavalcare istillando odio e utilizzando la logica del capro espiatorio.

Non saranno certo gli accordi con Tripoli e con la guardia costiera “libica”, di una Libia che non esiste più come Stato unitario, che fermeranno gli sbarchi a Lampedusa, dove domani Salvini si recherà per completare l’opera di sciacallaggio avviata dai suoi referenti locali. L’ex ministro dell’Interno il prossimo 30 luglio dovrà affrontare il voto del Senato sull’autorizzazione a procedere per il caso della nave Open Arms, deciso dalla conferenza dei capigruppo del Senato. Ma i processi per i quali è ancora sotto accusa (come nei casi Gregoretti ed Open Arms) sembrano soltanto uno sbiadito ricordo, e la magistratura sembra avere perso la voce contro le continue esternazioni di un imputato che si difende non con le ragioni del diritto ma con le armi della propaganda elettorale.

3. Diventa quasi inutile a questo punto invocare le regole dello “stato di diritto” e le ragioni delle Convenzioni internazionali. Dopo gli ultimi accordi economici a Bruxelles si è compreso bene che in Europa, in una Europa più divisa che mai dopo l’emergenza COVID-19, contano soltanto i soldi e prevalgono i ricatti dei partiti nazionalisti. Gli abusi sulle minoranze e le violazioni dello stato di diritto commessi da Orban non contano più niente e non saranno fonte di responsabilità per lo stato ungherese, e neanche per la Polonia, per l’Austria e per l’Olanda che simili abusi hanno pure commesso ai danni delle ONG e degli stranieri. Per la stessa logica sovranista, in mare, la legge applicabile è quella della convenienza politica ed economica e non contano più il diritto alla vita ed il diritto all’asilo. Con la ratifica degli accordi con la Turchia di Erdogan e con la Libia di Serraj l’Unione Europea, e le socialdemocrazie che ne hanno finora governato la maggior parte degli stati, hanno siglato il loro suicidio politico. I diritti umani ormai sono un retaggio scomodo e si possono sacrificare in nome delle compatibilità elettorali. Neppure i corpi dei migranti abbandonati in mare suscitano emozione collettiva. Per garantire impunità a chi applica le prassi di omissione di soccorso, dopo le navi delle ONG, bloccate con i provvedimenti di fermo amministrativo, si vorrebbero fermare anche gli aerei della società civile che sono rimasti gli unici mezzi per avvistare e imporre il salvataggio di chi viene abbandonato in mare dalle autorità statali.

A noi che restiamo minoranza in un tempo che si rivolge al passato e rivive i fantasmi del fascismo e del nazionalismo, che si pensavano sepolti con il secolo scorso, non rimane che testimoniare e denunciare quanto sta succedendo. Soltanto quando i partiti sovranisti avranno portato le popolazioni, dei paesi che riusciranno a governare, alla guerra (interna) tra poveri, in Europa ed in Italia, ed ai conflitti globali, come sta verificandosi in Libia, le persone che oggi votano per le destre di Salvini e della Meloni, capiranno troppo tardi, sulla loro pelle, sul destino dei loro figli, la portata irreversibile della loro colpevole ignoranza e del loro egoismo sociale.


Ocean Viking, scatta il fermo amministrativo (ADN KRONOS)

Pubblicato il: 22/07/2020 22:37

Ispettori della Guardia Costiera, specializzati in sicurezza della navigazione, hanno sottoposto oggi la nave ‘Ocean Viking‘ di bandiera norvegese e operante per conto dell’organizzazione non governativa Sos Mediterranee, a un controllo per verificare l’ottemperanza alle norme in materia di sicurezza della navigazione, protezione dell’ambiente e tutela del personale navigante. L’unità, ormeggiata nel porto di Porto Empedocle, è attraccata nei giorni scorsi dopo il periodo di quarantena successivo al trasferimento su nave Moby Zazà dei migranti presenti a bordo.

L’ispezione ha evidenziato diverse irregolarità di natura tecnica e operativa tali da compromettere non solo la sicurezza dell’unità e dell’equipaggio ma anche delle persone che sono state e che potrebbero essere recuperate a bordo, nel corso del servizio di assistenza ai migranti svolto dalla nave, così come alcune violazioni alle normative a tutela dell’ambiente marino.

La nave è stata sottoposta a fermo amministrativo che permarrà fino alla rettifica delle irregolarità rilevate in sede ispettiva e, per alcune di esse, sarà necessario l’intervento dello Stato di bandiera che detiene la responsabilità della conformità della nave rispetto alle Convenzioni internazionali e alla legislazione nazionale applicabile.

“Oggi, dopo un’ispezione durata undici ore da parte della Guardia Costiera italiana, l’Ocean Viking è stata sottoposta a fermo amministrativo dalle autorità italiane nel porto di Porto Empedocle, in Sicilia. Sos Mediterranèe condanna questa palese manovra amministrativa vessatoria, volta a ostacolare il lavoro di soccorso delle navi delle Ong”. Lo afferma la stessa organizzazione in una nota in cui definisce quanto accaduto oggi “palesi molestie amministrative”.

“Il motivo principale del fermo – prosegue l’organizzazione – è stato comunicato dalla Guardia Costiera italiana:”La nave ha trasportato un numero di persone superiore a quello riportato nel ‘Certificato di Sicurezza Dotazioni per Nave da Carico’. In un anno di operazioni gestite da Sos Mediterranèe, la Ocean Viking aveva già dimostrato di rispondere ad elevati standard di sicurezza più di quanto sia solitamente richiesto ad una nave analoga. Non riusciamo a comprendere perché le osservazioni sulla sicurezza della nave siano state fatte solo ora, dal momento che le condizioni della nave sono rimaste invariate rispetto alle ultime quattro ispezioni, comprese le due più recenti condotte dalla stessa Guardia costiera italiana, e non ci sono stati cambiamenti nelle norme di sicurezza per quanto riguarda ciò che ora viene contestato”.

“L’armatore norvegese della Ocean Viking ed il noleggiatore Sos Mediterranèe hanno sempre rispettato e garantito il massimo livello di sicurezza per l’equipaggio e i naufraghi a bordo della nave. Quello che ci è chiaro ora è che, negli ultimi tre mesi, la stessa argomentazione sulla sicurezza è stata sistematicamente utilizzata dalle autorità italiane per trattenere quattro navi Ong che conducevano operazioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale. Come mai la sicurezza non era un problema per le autorità marittime quando, all’inizio di questo mese, la Ocean Viking ha dovuto attendere 11 giorni per l’assegnazione di un Porto Sicuro ed è stata invece costretta a dichiarare lo Stato di emergenza a bordo?”, dice Frédéric Penard, direttore operativo di Sos Mediterranèe.

Sottolinea l’organizzazione che “operare nel Mediterraneo centrale, per sua natura, significa trovarsi di fronte a ripetute situazioni di emergenza con un numero potenzialmente elevato di persone in pericolo imminente allo stesso momento (generalmente da 50 a 200 persone). Nell’ultimo decennio, la Guardia Costiera italiana ha salvato diverse centinaia di persone simultaneamente, a volte nel giro di poche ore. Questa è la realtà della crisi umanitaria su vasta scala che si sta verificando nel Mediterraneo. Di fatto, quando si soccorrono persone in mare – come è dovere di ogni comandante di nave assistere le persone in difficoltà – l’Ocean Viking è costretta a trasportare più persone di quante siano indicate nei documenti della nave. Questo deriva dalla natura stessa delle situazioni di emergenza”.

“Tuttavia – prosegue l’organizzazione – è della massima importanza ricordare che le persone che portiamo temporaneamente in salvo a bordo dell’Ocean Viking sono, secondo la legge marittima, da considerarsi come naufraghi, persone salvate da una situazione di grave pericolo in mare, e non sono mai da considerarsi come ‘passeggeri’. Definirli così è un’interpretazione fallace del quadro giuridico marittimo in cui operiamo ed è una grave mancanza di rispetto per la situazione di pericolo in cui si trovavano le molteplici imbarcazioni inadatte alla navigazione che abbiamo dovuto soccorrere negli ultimi quattro anni”.

“C’è un chiaro schema che viene applicato in modo eccessivo e abusivo, in una continua vessazione amministrativa delle Ong, con l’unico scopo di impedire che le attività di salvataggio colmino il vuoto lasciato dagli Stati europei. Ma fermare l’ambulanza non impedirà alla ferita di sanguinare”, aggiunge Frédéric Penard.