Processo Rocchelli, alleanze sovraniste e milizie armate. Le nuove frontiere orientali.

di Fulvio Vassallo Paleologo

La sentenza di condanna pronunciata dai giudici della Corte di Assise di Pavia sul caso dell’omicidio di Andy Rocchelli,il fotoreporter italiano ucciso in Ucraina, insieme con Andrej Mironov, il 24 maggio 2014, ha confermato un quadro, di violenza estremista e di alleanze politiche, che si è delineato negli ultimi mesi, nell’aula in sede dibattimentale, ma anche in Italia, dove si è diffusa una destra nazionalista ormai inserita nella deriva populista che il nostro paese sta subendo. Un processo che è diventato occasione importante per restituire verità e giustizia ad una vicenda tragica che è stata tenuta ai margini delle cronache, ma che apre uno squarcio sui collegamenti tra i gruppi della estrema destra a livello europeo.

Come è avvenuto altre volte nella storia, l’avanzata politica dei partiti sovranisti e nazionalisti ha fornito una nuova linfa all’attività delle formazioni estremistiche che hanno potuto espandersi all’ombra delle campagne di distrazione di massa imbastite contro i cittadini solidali e le ONG che soccorrono vite in alto mare.

Adesso si scopre che quelle formazioni nazionalistiche, considerate da qualcuno come interlocutori per nuovi rapporti con la Russia di Putin, disponevano di veri e propri arsenali e conducevano una intensa attività di reclutamento in Italia. Un reclutamento che si è tradotto anche in un ampliamento della base di consenso per la destra più estrema, ormai confusa nelle formazioni politiche di destra che stanno in Parlamento..

Nel frattempo mentre si concentrava l’attenzione dell’opinione pubblica sul terrorismo islamico si taceva sul rischio di un terrorismo di estrema destra. Per fortuna la magistratura e le forze di polizia hanno cominciato ad indagare in questa direzione dopo coraggiose inchieste giornalistiche, ed oggi se ne vedono i primi risultati.

Gli arresti di oggi, si è osservato, hanno svelato “appena la punta di un iceberg che da anni galleggia sul pelo dell’acqua della nostra società, coperta da una patina di superficialità e negazionismo. Sacche residuali di neofascismo – e financo neonazismo – sono sempre esistite. Ma oggi, per la prima volta dal dopoguerra, hanno trovato un terreno politico fertile su cui poggiare mani e piedi.

In diverse occasioni l’attuale ministro dell’interno, e vicepresidente del Consiglio, sempre più insofferente alla collegialità dell’azione di governo ed ai controlli di Parlamento e magistratura, ha invaso il campo della poitica estera ed ” ha accusato …..“potenze straniere” di aver finanziato la “pseudo-rivoluzione” ucraina. Salvini ha poi aggiunto che “ci sono zone storicamente russe, con culture e tradizioni russe, che legittimamente appartengono alla Federazione Russa”.

Il ministro dell’interno e’ addirittura arrivato ad affermare che le armi sarebbero state destinate ad un attentato nei suoi confronti. Una bufala che la Digos ha smentito ufficialmente, ma alla quale crederanno puntualmente milioni di suoi seguaci. Tanta e’ la forza della macchina di propaganda a sua disposizione denominata “La Bestia”.

Puntuale e’ arrivata la dura replica dell’Ucraina.

L’ambasciatore di Kiev scrive a Salvini: “Chiarisca o smentisca le accuse sugli attentatori ucraini”

Ci sarebbero documenti dai quali si ricava “che Gianluca Savoini, 54 anni, ha avuto contatti con una delle dieci persone accusate dai magistrati italiani di reclutare e finanziare i mercenari di estrema destra nella regione del Donbass, in Ucraina orientale. Savoini collabora da tempo con Matteo Salvini – il segretario della Lega, nominato a giugno ministro dell’interno e vicepresidente del consiglio – e lo ha accompagnato, non è chiaro a che titolo, in visita ufficiale a Mosca a luglio. Alcuni diplomatici europei hanno già espresso preoccupazione per i rapporti tra il governo italiano – una coalizione tra la Lega guidata da Salvini e il Movimento 5 stelle – e la Russia,” . Rapporti che sono comprovati da una vasta documentazione e da numerose fotografie e riprese video.

Secondo il settimanale L’Espresso, “La trattativa per finanziare la Lega con soldi russi non è finita il 18 ottobre 2018. È proseguita anche dopo l’incontro nella hall dell’hotel Metropol, a Mosca, di cui avevamo scritto in esclusiva cinque mesi fa. L’Espresso, in edicola da domenica 21 luglio, pubblica i documenti esclusivi della proposta commerciale indirizzata a Rosneft dieci giorni dopo il summit di affari e politica in cui era presente Gianluca Savoini, ex portavoce e uomo di assoluta fiducia del ministro Matteo Salvini. “

Non si comprende che direzione stia prendendo la politica estera italiana e chi ne sia davvero responsabile, mentre la flebile voce del ministro Moavero Milanesi viene zittita. Sembra che ormai sia costituita una alleanza tra tutti i paesi che tendono a destabilizzare le democrazie europee, anche a costo di gravi contraddizioni, come il sostegno offerto da Putin al premier turco Erdogan, alleato di Putin in Siria e sul fronte orientale e avversario del generale filo-russo Haftar in Libia. Quel generale Haftar che sta attaccando da mesi Tripoli, dove è presente una missione militare italiana. A questa alleanza internazionale partecipa attivamente la Lega di Salvini, con l’appoggio sempre più evidente di Fratelli d’Italia.

Le questioni migratorie sono l’asse centrale visibile attorno al quale, in Italia come nel resto d’Europa, si è aggregato consenso elettorale in favore dei partiti populisti e nazionalisti. Sono rimaste sullo sfondo le attività di sostegno di Putin alle politiche del ministro dell’interno italiano, tra le quali si è fatto rientrare, oltre al conflitto libico, il contrasto delle migrazioni dall’Ucraina ed il progetto di un nuovo muro che dovrebbe dividere l’Europa, per “difendere i confini orientali” del nostro paese dall’arrivo di qualche migliaio di profughi in fuga dalla guerra. Persone che avrebbero diritto di chiedere asilo dopo avere fatto accesso nel territorio dell’Unione Europea, e che invece vengono respinti e detenuti, o confinati, in condizioni disumane, lungo la rotta balcanica. Nel frattempo venivano portate avanti con Putin trattative per scambi commerciali destinati ad incidere sulle scadenze politiche nazionali. Frontiere chiuse per le persone, ma aperte per la circolazione di capitali sporchi.

Una politica dei muri e dei respingimenti fortemente voluta dal leader leghista, bocciata dall’Unione Europea, che sta facendo un numero imprecisato di vittime. Anche alle frontiere orientali. Una politica che sta frantumando la coesione sociale nel nostro paese, alimentando forme di violenza verbale, sui social, e fisica sui territori, anche con possibili minacce armate che vengono adesso confermate dalle operazioni di polizia e magistratura contro gli appartenenti alle organizzazioni paramilitari filo-russe.

Come si è fatto nell’Unione Europea, dove si è creato un cordone sanitario attorno agli esponenti leghisti, considerati come una minaccia per l’intera Unione in virtù dei rapporti con la Russia di Putin, e delle politiche economiche che perseguono, anche in Italia occorre costruire una barriera nella società e nelle istituzioni contro una degenerazione sovranista che sta mettendo a rischio, non solo l’appartenza all’Unione Europea, ma anche la tenuta democratica del nostro paese.