di Fulvio Vassallo Paleologo
Aggiornamento di lunedì 15 luglio 2019
1.Si profila l’ennesima trappola preparata da Salvini, d’accordo con i maltesi, un ministro dell’interno che gioca con la pelle dei naufraghi e degli operatori umanitari per contestare loro altri reati quando saranno costretti ad entrare in un porto italiano, come e’ stata costretta ad entrare a Lampedusa Sea Watch 3. I governi italiano e maltese sembrano proporre un piano concordato, ma stanno continuando a violare le Comvenzioni internazionali ed il diritto dei rifugiati, che impongono soccorsi tempestivi, senza ricatti tra stati ed Ong sulla pelle dei naufraghi, e saranno denunciati anche per questo. La prossima volta diranno ancora che le imbarcazioni delle ONG, con il loro carico di naufraghi, potevano andare in Tunisia o a Malta. Ma non e’ vero.
Il governo maltese aveva annunciato di prima mattina, in un comunicato, che “a seguito di contatti tra i governi maltese e italiano, è stato deciso che Malta trasferirà 54 migranti, che sono stati salvati in mare al largo della Tunisia e che sono a bordo della nave Alex, a bordo di una nave delle forze armate di Malta e saranno accolti a Malta”. Poi si specifica che quello annunciato non è altro che uno scambio di migranti: “D’altra parte, l’Italia prenderà 55 migranti da Malta. Questo accordo non pregiudica la situazione in cui questa operazione ha avuto luogo e in cui Malta non ha alcuna responsabilità legale, ma fa parte di un’iniziativa che promuove uno spirito europeo di cooperazione e buona volontà tra Malta e l’Italia”.
Secondo l”ANSA, “la Difesa, intanto spiega di avere navi pronte a essere utilizzate per il trasbordo dei migranti a Malta. “Nell’ambito della massima collaborazione istituzionale – spiegano fonti della Difesa all’Ansa – abbiamo informato il Viminale che la Marina Militare è a disposizione per il trasbordo dei migranti a Malta. Come sempre detto la Difesa è uno strumento al servizio del Paese e delle altre istituzioni. Il governo è al lavoro per individuare una soluzione quanto prima e da parte nostra c’è il massimo sostegno. Le leggi dello Stato italiano si rispettano”.
Lo stallo pero’ e’ continuato. Denuncia Mediterranea Saving Humans : alle 4 di stamattina la nave ALEX di #Mediterranea è arrivata al limite delle acque territoriali italiane, a 12 miglia da Lampedusa, ma un Decreto dei Ministri di Interno, Difesa e Trasporti ci vieta l’ingresso.
Il Decreto è illegittimo: perché non può applicarsi a una nave che ha effettuato una operazione di soccorso a tutela della vita umana in mare. E perché non può essere vietato a una bandiera italiana ingresso nelle acque del proprio Paese.
Alle 5:17 ci ha scritto RCC Malta offrendo come “gesto di buona volontà” la disponibilità del Governo maltese allo sbarco sull’isola delle 54 persone a bordo della ALEX.
Abbiamo risposto che ALEX, per le condizioni psicofisiche delle persone a bord.o e le caratteristiche della nave, non è in grado di affrontare la traversata verso #Malta. Ma siamo disponibili a trasferire i naufraghi su motovedette maltesi o della @guardiacostiera italiana.
Siamo ora al limite delle acque territoriali italiane in attesa che venga al più presto assegnato un #portosicuro di sbarco per le 54 persone salvate da ALEX #Mediterranea. Prima che la situazione a bordo diventi insostenibile””,
Alle 6,28 di questa mattina con la notizia della finta disponibilità di Malta arrivava la notizia del “rifiuto” di Mediterranea di accettare il piano ideato da Salvini per incastrare la Ong giocando sulla pelle dei naufraghi e sulle fedine penali degli operatori umanitari. Se la disponibilità di Malta fosse stata vera, in questa stessa giornata, le motovedette partite da La Valletta, ammesso che fossero decise a partire, avrebbero gia’ imbarcato i naufraghi al limite della Sar maltese, 30 miglia a sud di Lampedusa. Non si puo’ attendere che i naufraghi soccorsi dalle ONG, e solo in quel caso, prima dello sbarco a terra, rimangano per giorni in mare e soffrano tanto da diventare un caso di evacuazione medica urgente (Medevac).
Se Malta avesse voluto davvero dare accoglienza ai naufraghi soccorsi da Mediterranea non avrebbe respinto la proposta della Ong Open Arms, che trovandosi a sud di Lampedusa con un mezzo molto piu’ grande e veloce, si era offerta diaccogliere gli stessi naufraghi a bordo ed accompagnarli a La Valletta, operazione che si sarebbe potuta completare con lo sbarco in un luogo sicuro nel giro di sei ore. Entro questa sera. Ma il governo maltese ha rifiutato questa disponibilita’, ben sapendo che difficilmente l’imbarcazione a vela di Mediterranea avrebbe potuto raggiungere in condizioni di sicurezza, con tante persone a bordo, un porto maltese.
Nel primo pomeriggio dalla Alex arrivava un comunicato che sembrava preludere ad una soluzione del caso. “Dopo visita a bordo dei medici SMOM, è in corso l’evacuazione a bordo della motovedetta CP300 della Guardia Costiera delle prime 18 persone salvate dalla Alex.Si tratta dei soggetti più vulnerabili (bambini, donne) e delle loro intere famiglie. È una buona notizia. Finalmente.Adesso devono sbarcare presto anche gli altri 36 naufraghi. L’accordo tra governi italiano e maltese è stato confermato da entrambe le parti: siamo in attesa che le Autorità organizzino il loro trasferimento a Malta su assetti militari, dal momento che non può ovviamente avvenire a bordo della Alex.”
Alle ore 18 di venerdi’ 5 luglio pero’ la situazione di stallo sembra proseguire. Come riferisce L’Avvenire, nessuna imbarcazione italiana o maltese si avvicina alla Alex di Mediterranea, ferma con il suo carico di naufraghi a circa 12 miglia da Lampedusa, al limite delle acque territoriali italiane. A poco più di 12 ore dal salvataggio di 54 vite umane, la barca a vela di Mediterranea si trova schiacciata in un braccio di ferro tutto politico: da un lato c’è Malta che ha dichiarato di non assumersi nessuna responsabilità legale per il caso in questione e dall’altro c’è Roma che ha notificato il divieto di ingresso nelle acque territoriali italiane a Mediterranea.
Intanto dal Viminale arriva un nuovo diktat che rimette tutto in discussione. La Alex deve raggiungere La Valletta per sbarcare gli altri naufraghi che sono rimasti a bordo. Secondo un comunicato di Mediterranea alle 18, “sono passate 3 ore da quando il ministero della Difesa ha annunciato di aver messo a disposizione navi” della Marina Militare “per evacuazione, trasferimento e sbarco a Malta delle 41 persone salvate ora a bordo della Alex. Niente pare muoversi. Chi sta intralciando l’operazione?”. Mediterranea ha postato una foto della nave: per riparare dal sole i migranti sono state legate e aperte sopra il ponte le coperte termiche. La Alex, ribadisce Mediterranea, “non è attrezzata per garantire a lungo la sicurezza di un numero così alto di persone. È stata costretta a imbarcare i naufraghi per una questione di vita o di morte. Per questo era ed è impossibile affrontare la traversata verso Malta. Aspettiamo navi attrezzate del Guardia costiera italiana o delle autorità maltesi per trasportare queste persone in sicurezza. La giornata di oggi è stata lunghissima. Per loro, interminabile”.
Con il passare delle ore si configura meglio la trappola predisposta dai governi per bloccare a tempo indetrminato la piccola imbarcazione di Mediterranea. A Malta, con la scusa delle verifiche tecniche, lo scorso anno sono rimaste intrappolate in porto diverse navi delle Ong.
ALEX VERSO MALTA, ITALIA PRONTA A OFFRIRE COLLABORAZIONE PER IL TRASBORDO DEGLI IMMIGRATI A PATTO CHE ATTRACCHI A LA VALLETTA PER LE VERIFICHE DI LEGGE
Queste le notizie provenienti da non meglio precisate fonti del Viminale
“Mediterranea dice che l’imbarcazione Alex non può arrivare fino a Malta, anche se è stata in grado di partire da Licata per raggiungere le acque territoriali libiche. L’Italia è pronta a offrire massima collaborazione, come sempre fatto in passato, non solo per tutelare le fragilità a bordo (operazione già effettuata con successo) ma anche per facilitare l’arrivo degli altri immigrati a Malta. A questo punto è però doveroso che Alex, anche con pochi membri dell’equipaggio, accetti di dirigersi comunque verso La Valletta per sottoporsi alle normali e doverose verifiche di legge. Siamo sicuri che, avendo a cuore le condizioni delle persone trasportate e non essendoci nulla da nascondere, la ong accetterà questa soluzione.”
Alla fine della giornata il piano del Viminale, concordato con le autorità maltesi, era ormai svelato. In base allo “scambio” di ostaggi tra Italia e Malta, ” “i 54 migranti salvati dal veliero sarebbero dovuti andare a Malta attraverso una nave militare italiana e da Malta invece l’Italia avrebbe prelevato 55 migranti presenti sull’isola. Il tutto però vincolato a un aspetto fondamentale: il ministro dell’Interno pretende che l’imbarcazione attracchi a Malta e che qui venga processato l’equipaggio”. Sul rifiuto italiano di indicare un porto di sbarco sicuro alla nave umanitaria tedesca Alan Kurdi si apriva l’ennesimo scontro tra Roma e Berlino.
2. Dopo il Decreto legge sicurezza bis il ministro dell’interno continua a fare un uso spregiudicato del potere di vietare l’ingresso nelle acque territoriali italiane, e dunque nei porti come Lampedusa, alle navi che hanno operato soccorsi in acque internazionali a nord della Libia. Sembra che per il Viminale l’ordinanza della giudice delle indagini preliminari di Agrigento, e le precedenti sentenze della magistratura, come la sentenza del Tribunale di Agrigento sul caso Cap Anamur, o la sentenza del Tribunale di Ragusa sul caso Open Arms, non esistano. Eppure il giudice di Agrigento aveva chiarito in modo ineccepibile che nè la Libia nè la Tunisia, per motivi diversi, potevano essere considerati come luoghi sicuri di sbarco. Il potere esecutivo che è sfuggito alla giurisdizione sul caso Diciotti, nega la giurisdizione. Un attacco allo stato di diritto, per le ricadute, anche tra le forze di polizia che dipendono dal Viminale, non solo una continua minaccia per la vita dei naufraghi.
Il comportamento del ministro dell’interno e vicepresidente del consiglio appare legato esclusivamente al progetto di infrangere i paletti del diritto internazionale e della Carta Costituzionale per sferrare il colpo decisivo allo stato di diritto con un attacco alla magistratura sul tema caldo dei migranti e degli sbarchi. Una vera emergenza al riguardo non c’è, in termini di arrivi, perchè quest’anno i numeri degli arrivi sono assai bassi, tra i più bassi in Europa, ed anzi lo stesso decreto legge sicurezza bis, già sotto questo punto di vsta, non dovrebbe essere convertito per la mancanza dei presupposti di straordinarietà ed urgenza. Ma il ministro dell’interno ha capito che ad ogni violazione di legge e ad ogni attacco del principio di separazione dei poteri i suoi consensi elettorali aumentano, e dunque insiste su questo metodo che mina alle fondamenta la democrazia italiana, oltre a mettere a rischio la vita dei migranti, in Libia e nel Mediterraneo centrale.
In questo quadro di destabilizzazione delle istituzioni democratiche si inquadra l’esautoramento sostanziale del ministro degli esteri Moavero Milanesi, che aveva escluso che la Libia potesse offrire porti sicuri di sbarco, ed una politica estera avventurista, gestita in prima persona dal ministro dell’interno, e caratterizzata da uno scontro sistematico con due paesi che hanno sconfitto i populisti a livello europeo (Francia e Germania) e con alleanze occasionali con quei paesi, come l’Ungheria di Orban o Malta, che, per ragioni diverse, anche geografiche, trovano conveniente assecondare le politiche di sbarramento e di respingimento del governo italiano.
ll Regolamento Dublino non c’entra, Salvini neppure ne chiede la modifica. Ci sono nuovi accordi segreti con Malta o hanno riattivato quelli vecchi? Nelle Convenzioni internazionali c’e’ scritto che gli stati titolari di zone Sar limitrofe devono collaborare ma la risposta data da La Valletta alla ONG spagnola, che era disposta a trasferire a Malta i naufraghi soccorsi dall’mbarcazione a vela Alex di Mediterranea, con il premier maltese che esclude l’uso di mezzi per garantire questa possibilità, conferma l’imbroglio imbastito dal ministro dell’interno.
Adesso vediamo cosa si inventeranno con la nave tedesca Alan Kurdi che ha soccorso altri 55 migranti in acque internazionali, evitando che fossero rigettati nell’inferno libico. Ormai gli sbarchi in Italia dalle imbarcazioni delle Ong sembrano consentiti solo in caso di evacuazione per urgenti necessità mediche (Medevac) che generalmente sono frutto dei reiterati dinieghi del Viminale che non indica tempestivamente il porto sicuro di sbarco. Una prassi imposta dal ministro dell’interno che si traduce nella vioĺazione delle Convenzioni internazionali, delle linee guida previste in caso di soccorso, e del divieto di trattamenti inumani o degradanti stabilito dall’art.3 della Convenzione Europea a salvaguardia dei diriti dell’Uomo. Una prassi che come conseguenza può avere il ricorso ad atti di autolesionismo o a tentativi di suicidio.
Il governo tedesco ha chiesto all’Italia che venga presto indicato alla Alan Kurdi un porto sicuro. “Salvare vite in mare è un compito europeo”, ha detto una portavoce del governo tedesco, Martina Fiez. “Siamo al corrente della notizia della nave Alan Kurdi – ha proseguito -, sottolineiamo ancora una volta che il nostro obiettivo come governo tedesco è trovare una soluzione veloce. Si tratta di trovare un porto sicuro e di chiarire la questione della redistribuzione” in ambito europeo. Ma Matteo Salvini chiude a qualsiasi possibile sbarco della nave nei porti italiani: “La ong tedesca può scegliere fra la Tunisia e la Germania”, ha dichiarato. Ma la Tunisia non garantisce porti sicuri di sbarco per i migranti provenienti dalla Libia, che si trovano in una situazione giuridica ( come migranti illegali) e sostanziale ben diversa da quella dei turisti delle navi da crociera che fanno scalo nei porti tunisini. Lo scontro con la Germania è dunque destinato ad acuirsi ancora.
Non si puo’ andare avanti con negoziazioni e direttive “ad navem” che oscillano tra il ricatto e lo scambio di ostaggi. La manovra diversiva di Salvini che invita la Alex a dirigere verso Malta è comunque un colpo all’ordine illegittimo del Comando della guardia costiera italiana di consegnare naufraghi soccorsi in acque internazionali ai libici. Cade anche la pretesa di Salvini che fino a poche ore fa ordinava a Mediterranea di riconsegnarli ai tunisini.
Rimane la macchia per la Guardia costiera italiana che ha ordinato di riconsegnare persone soccorse in acque internazionali ai miliziani libici imbarcati sulle motovedette tripoline, quelle assistite e coordinate dalla missione italiana Nauras di base nel porto militare di Abu Sittah a Tripoli. L’ineffabile ministro Di Maio ci ha messo la firma, ed ha perso la faccia. Se la guardia costiera italiana dipende ancora dal ministero per le infrastrutture…

Anche se non si ritenesse vincolante il diritto del mare, non si può certo escludere il carattere cogente della Convenzione di Ginevra che tutela i richiedenti asilo stabilendo che chiunque, anche se giunge irregolarmente in frontiera, ha il diritto di presentare una domanda di protezione e che nessuno può essere respinto verso un paese nel quale vedrebbe a rischio la vita, l’integrità fisica o la libertà personale ( art. 33 della Convenzione di Ginevra sui rifugiati del 1951). Previsione che è rafforzata, con norme inderogabili a livello nazonale, dalla proibizione di trattamenti inumani o degradanti ( art. 3) della Convenzione europea a salvaguardia dei diritti dell’Uomo, e dall’art. 4 del Quarto Protocollo allegato alla CEDU, che vieta le espulsioni ed i respingimenti collettivi ( come ribadisce anche l’art. 19 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea). La Libia non puo’ essere in alcun modo essere valutata come un paese che garantisce “porti sicuri di sbarco” con la quale collaborare in attivita’ di intercettazione in mare. Lo confermano i rapporti dell’Onu.
Le zone SAR non hanno a che fare con la sovranità, ma con la responsabilità, che è un concetto molto diverso: non sono stabilite con leggi approvate dai Parlamenti nazionali, ma derivano piuttosto da accordi informali tra stati e vengono poi riconosciute dall’Organizzazione marittima internazionale (IMO), in base alla Convenzione dell’ONU (UNCLOS) che insieme alle Convenzioni SAR e SOLAS regola il diritto marittimo internazionale.
Nessuno stato può dare disposizioni di sbarco in un altro stato se il paese titolare della relativa zona sar non garantisce porti sicuri di sbarco o non è in grado di garantire con la immediatezza richiesta dal caso di distress il soccorso in mare e lo sbarco in un porto sicuro.
Le stragi di migranti in mare, come l’ultima di ieri, per abbandono ai libici e per il ritiro dei mezzi di soccorso, fino alla guerra contro le ONG, ed i massacri compiuti dagli alleati dei governi europei nei centri di detenzione libici, saranno pietre, prove inconfutabili che li inchioderanno alle loro responsabilità per sempre, anche se avranno ancora qualche miserabile vantaggio elettorale. Si chiama populismo, anche giudiziario, nelle aule di giustizia. Una grande truffa mediatica che sta cambiando il volto dell’Italia, isolandola dal contesto delle grandi democrazie europee.
In cases where a possible distress incident is identified in a place where there is no declared SRR,
or no functioning MRCC, the MRCC of a coastal State may assume responsibility for coordinating SAR responses outside its own SRR.32 In some regions, States have in the past assumed for coordinating SAR responses in international waters off the coast of other States where there is no SRR or functioning MRCC, including operations involving their own assets, ships, NGOs, and assets of other States.
19. The authorities of coastal States which assume responsibility for coordinating rescue operations involving merchant vessels, NGOs, or assets of other States, need to act consistently with the implementation in good faith of their obligations under
nternational law, including international maritime law, refugee law, and human rights law. It is consistent with those obligations, and with the imperative to protect human life at sea, that an MRCC coordinating a SAR response outside its own SRR will seek to mobilize those assets which are best able to respond in a timely and effective manner.
20. At the same time, an MRCC that coordinates SAR operations outside its own SRR should refrain
from giving directions or advice33 which it knows or ought reasonably to know would have negative human-rights implications for those requiring assistance, unless doing so is unavoidable in order to respond to serious and imminent risks to human life at sea in a situation of distress or force majeure.
21. A coastal State whose MRCC coordinates a SAR response outside its own SRR is not necessarily responsible, under international law, for the conduct of assisting vessels involved in that response. Where the rescue operation involves the coordinating State’s own assets (or assetsacting directly under its control), relevant conduct is likely to be attributable to that State. Rescued jure (by virtue of flag State jurisdiction), or because it has otherwise exercised effective control over them. By contrast, where the rescue operation involves private or public vessels flagged to
another State, the State of the coordinating MRCC could not usually be said to be responsible for the conduct of those vessels,or to exercise jurisdiction in respect of rescued persons.
Da Andrea Palladino
Il divieto di ingresso in acque nazionali ad una nave italiana, firmato dai ministri Salvini, Elisabetta Trenta e Danilo Toninelli, mostra plasticamente il livore di questo governo nei confronti delle organizzazioni umanitarie e della società civile. Preferiscono i torturatori libici, evidentemente. Preferiscono chi spara ai gommoni, chi porta i naufraghi sotto le bombe, nei campi di concentramento. Impedire ad una nave italiana di entrare in acque italiane è semplicemente ridicolo e un qualsiasi giudice onorario di provincia si metterà a ridere di fronte al papello notificato alla nave Alex di Mediterranea.
Nel frattempo annunciano una missione militare in Tunisia (paese non in guerra), il rinnovo di tutte le altre missioni (che il M5S criticava quando non era al potere), incontrano supini Putin riuscendo, nel contempo, a non dispiacere al padrone Trump. E lo chiamano sovranismo. Se avessero almeno studiato un po’ di storia contemporanea forse avrebbero capito quello che perfino uno studente di III media ha imparato: solo un’Europa libera, democratica, forte può portare sovranità al popolo italiano. E solo un’Italia accogliente nel mediterraneo può garantire la pace e la cooperazione con il mondo arabo. Senza i trucchetti amati da chi vede la geopolitica come metafisica.
ECCO QUELLO CHE PRESCRIVONO LE NAZIONI UNITE
Accordingly, before disembarking, transferring, or otherwise delivering or returning a person who may be in need of international protection to the territory or jurisdiction of another State, States need to ensure that the person concerned: will be admitted and protected against refoulement there;
will have access to fair and efficient procedures for the determination of refugee status or, as applicable, other forms of international protection (including the ability to benefit from previous recognition of refugee or similar protective status);
will be treated in accordance with international refugee law and human rights standards, including appropriate reception arrangements and safeguards against arbitrary detention, as well as appropriate assistance for persons with specific needs; and if recognized as being in need of international protection, will be able to enjoy it in line with relevant standards.
Solidarietà sotto sequestro a Malta, a rischio il diritto alla vita.
Posted on 8 Agosto 2018 Author Fulvio Vassallo Paleologo Edit
di Fulvio Vassallo Paleologo
La chiusura dei porti italiani imposta dai ministri Salvini e Toninelli senza l’adozione di alcun provvedimento formale, ha avuto effetti devastanti, con un “effetto domino” che si sta estendendo a tutti i paesi del Mediterraneo. Mentre continua a diminuire il numero delle persone che riescono ad arrivare in Italia, come già succedeva con il precedente governo, sono raddoppiate le vittime, persone morte o disperse in mare, ben oltre le cifre indicate dalla Guardia costiera libica. Nel solo mese di luglio si sono contati più di 400 morti nel Mediterraneo, quasi tutti sulla rotta libica, la più pericolosa del mondo.

In questi giorni a Malta, cittadini solidali ed operatori umanitari hanno protestato contro il protrarsi del fermo amministrativo della nave tedesca Sea Watch. Mentre il numero dei naufragi aumenta, rimangono bloccate in porto sotto sequestro tre navi umanitarie a La Valletta ( la Lifeline, la Seefuchs e la Sea Watch). ….
… Il messaggio lanciato dal governo italiano, e sprattutto dal ministro e vicepremier Salvini, è stato evidentemente recepito dalle autorità maltesi che si stanno accanendo nell’esercizio di un fermo amministrativo delle tre navi umanitarie Che giorno dopo giorno vede sgretolarsi il castello accusatorio, basato sulla asserita mancanza dei documenti di navigazione obbligatori e della iscrizione all’IMO, sul quale le autorità maltesi continuano a giustificare il fermo di navi che sarebbero preziose per portare soccorso immediato a persone in procinto di annegare. Navi che rimangono invece bloccate in porto a La Valletta da autorità amministrative che si prestano agli ordini non scritti dei governi maltese ed italiano…
… Di quale colpa si è macchiato il comandante della nave tedesca Lifeline ? Di cosa potranno essere chiamati a rispondere gli operatori umanitari che hanno salvato migliaia di vite in acque internazionali e che adesso vedono le loro navi bloccate nel porto di La Valletta ? Si vorrà forse inventare per via amministrativa un nuovo reato di solidarietà ? Secondo la Convenzione Europea a salvaguardia dei diritti dell’Uomo, si afferma il principio “Nulla poena sine lege” ( art.7). Nessuno può essere condannato per una azione o una omissione che, al momento in cui è stata commessa, non costituiva reato secondo il diritto interno o internazionale. Se non sono punibili le condotte degli operatori umanitari, quale rimane il motivo del fermo amministrativo delle navi umanitarie a Malta, se non il mero calcolo politico di governi che si reggono sull’odio contro i migranti e le Organizzazioni non governative ?…
… Nel caso della Sea Watch le autorità maltesi non hanno cambiato opinione neppure di fronte alla prova che i documenti di navigazione della nave erano conformi alla legislazione internazionale ed olandese. Un caso sempre più grave di ferno amministrativo del tutto immotivato, nel quale si attenta alla libertà di navigazione in mare, ed al connesso obbligo di salvataggio qualora si incontri una imbarcazione in situazione di evidente distress, da soccorrere immediatamente, senza disquisire sulla ubicazione di una zona SAR o sulla linea di galleggiamento o sulla capacità di manovra. Un barcone lontano decine di miglia dalla costa, in acque internazionali, va soccorso immediatamente dal mezzo più vicino, solo perchè sovraccarico ed in evidente pericolo di naufragare, come è sucecsso centinaia di volte in questi ultimi anni. Qualunque ritardo configura una omissione di soccorso, e nei casi più gravi, se ci sono vittime, può trattarsi anche di omicidio colposo. ..
….Non si chiarisce neppure la competenza nel coordinamento delle attività SAR nella vasta zona sovrapposta ubicata a sud di Lampedusa, che sulla carta risulta di competenza sia di Malta che dell’Italia. La grande situazione di incertezza sulle autorità competenti ad intervenire nei soccorsi in acque internazionali nel Mediterraneo centrale ed a indicare un porto sicuro di sbarco, che non è necessariamente quello più vicino, aumenta il numero delle vittime in mare e sta mettendo a rischio anche la navigazione delle navi commerciali, sempre più spesso coinvolte in interventi SAR (ricerca e salvataggio), come nel caso della Alexander Maersk, dei rimorchiatori di servizio alle piattaforme petrolifere al largo delle coste libiche, come l’Asso 28 e il Sarost 5, come tante altre navi coinvolte temporaneamente in attività SAR, nel vuoto lasciato dall’allontanamento forzato di quasi tutte le ONG. …
Le navi umanitarie, non solo hanno dovuto arretrare il proprio raggio d’azione, ritirandosi oltre le 24 miglia dalle coste libiche (cioè ben oltre la presunta zona contigua, nella quale la minaccia dell’aggressione delle autorità di Tripoli è più pressante), ma sono esposte anche all’arbitrio delle Centrali di coordinamento italiana e maltese,, che impongono loro di allontanarsi dalla zona dei soccorsi, riducendo il potenziale di mezzi disponibili e quindi aumentando il rischio di morte per chi è in viaggio.
Infine, viene impedito di prestare soccorso nei tempi più brevi, e si viene costretti ad assistere ai respingimenti collettivi “delegati” alla Guardia costiera libica. In questo contesto le indagini della magistratura non possono essere utilizzate come uno strumento per allontanare le ONG dalla loro attività di soccorso in acque internazionali. Non sempre i numeri parlano chiaro, come sostiene qualcuno…
…“I numeri aiutano, come sempre, a capire meglio e per l’Italia la Libia “è una priorità assoluta”, ha detto il prefetto Massimo Bontempi, direttore centrale dell’Immigrazione e della Polizia delle frontiere del Viminale: per il periodo 2017-2020 sono stati stanziati per la Libia 46,3 milioni di euro di cui 42,2 del fondo europeo per l’Africa. La prima fase del supporto italiano prevede complessivamente la riparazione di 8 imbarcazioni, la fornitura di 20 gommoni per il controllo delle coste, di 30 Suv, 10 autobus e 14 ambulanze e diverse apparecchiature elettroniche oltre a missioni biennali di manutenzione e di addestramento. Ma Bontempi ha detto senza giri di parole che i problemi nell’area libica di ricerca e soccorso sono due: la presenza delle Ong che rappresentano un forte pull-factor, un elemento che incoraggia l’immigrazione, e il fatto che l’Italia sia l’unica nazione che coinvolge la Guardia costiera libica negli eventi Sar. A tale proposito ha anche ricordato che sono due le inchieste della magistratura sulle Ong: quella di Ragusa sulla nave Proactive Open Arms e quella di Trapani sulla Juventa.”…
….
La società civile e gli operatori umanitari non si rassegnano. Oggi a Malta…domani in Italia.
Humanitarian NGOs swim out at sea with ‘right to life’ banner
NGOs stopped by Malta from rescuing refugees at sea demand right to leave
The crews of the humanitarian NGO vessels Lifeline, Sea-Eye and Sea-Watch staged a demonstration to protest their blockade, as they swam in the water with a swimming banner reading Article 2.1 of the Charter of Fundamental Rights of the European Union.
Article 2 of the EU Charter states that everyone has the right to life and that no one shall be condemned to the death penalty, or executed.
“We have demonstrated and voiced our opinion with a swimming banner of Article 2.1 of the EU Charter and life saving equipment in the sea. The same sea in which so many people have drowned already and that has become a mass grave,” Sea Watch said in a statement.
“As EU values keep drowning in the Central Mediterranean, it’s up to us, the civil society, to prevent a total systemic collapse into barbarism and to defend what Europe stands for.
“We want to go back out to the international waters and fight for people in need and for the appreciation of life. We cannot accept Europe‘s understanding of human rights being limited to its borders. The practical negotiation upon the worth of a human life makes the Mediterranean Sea the deadliest border in the world. This is not acceptable.”
Humanitarian NGOs with vessels berthed in Malta have been prevented from leaving the island after Italy threatened to block access to rescued asylum seekers. Malta has since obliged in a controversial resolution to stop the NGOs from sailing off from the island, with the ships now docked for 41 days.
“Human rights and the fundamental rights of the EU are non-negotiable! To stand up for those rights should neither be hindered nor criminalized, it should not even be up for discussion. Sea rescue is not a crime, letting die is one. Day Orange has set a powerful signal in many cities for the civil society‘s fight to remind the politicians of that,” the NGOs said.
DAL TRIBUNALE INTERNAZIONALE DE L’AJA
Italy: Minister Salvini’s statements are a threat to judiciary’s independence
JULY 4, 2019
The ICJ called today on the Italian Government to reject the incendiary statements issued by Matteo Salvini, Vice-President of the Council of Ministers and Minister of Interior, calling for the “reform” of the judiciary after a court issued a judgement with which he did not agree.
….On 2 and 3 July, Minister Salvini issued a series of press statements and tweets that accused a judge in Agrigento of having made a “political judgment” for having ordered the release of the captain of the rescue boat SeaWatch3, Carola Rackete.
She is alleged to have rammed a boat of the law enforcement officers of the Guardia di Finanza in an effort to rescue 53 migrants stranded at sea for more than two weeks.
Minister Salvini followed his complaints with a direct request “to reform the judiciary, select and promote those who administer it in Italy and change the criteria of appointment, because this is not the justice that is useful for a country that wants to grow.”
“The declarations by Minister Salvini are unbecoming of a representative of an Executive and constitute a direct threat to the independence of the Italian judiciary” said Massimo Frigo, Senior Legal Adviser of the ICJ Europe Programme.
“Calling for a reform of the system of appointments and dismissal of judges in the wake of pernicious accusations of “politicization” are a clear threat to the independence of the judiciary and to any judge that would rule against the wishes of Mr Salvini,” he added.
“The Italian Government should publicly reject the threats by Matteo Salvini and ensure that any justice reform is fully in compliance with international and national constitutional standards on the independence of the judiciary”, said Frigo.
The ICJ emphasizes that international standards on the independence of the judiciary forbid such inappropriate interference with judicial process by the exective.
In that connection, the Committee of Ministers of the Council of Europe, which includes Italy, has affirmed that “[i]f commenting on judges’ decisions, the executive and legislative powers should avoid criticism that would undermine the independence of or public confidence in the judiciary. They should also avoid actions which may call into question their willingness to abide by judges’ decisions, other than stating their intention to appeal.”
On Twitter, Mr Salvini has also issued declarations that undermine the right to presumption of innocence under articles 14.2 ICCPR and 6.2 ICCPR by calling Carola Rackete an “outlaw” and a “criminal” before and after the ruling of the judge on release.
The ICJ has informed the UN Special Rapporteur on the independence of judges and lawyers of the situation.
MIGRANTI =
MEDITERRANEA: “IN QUESTE CONDIZIONI ANDARE A MALTA METTE A RISCHIO SICUREZZA E INCOLUMITÀ PERSONE. LAMPEDUSA ORA È IL SOLO PORTO SICURO POSSIBILE.”
“Dopo una notte di scambi con i Centri di coordinamento dei soccorsi di Malta e Italia, è del tutto evidente che partire per il porto de La Valletta nelle attuali condizioni significherebbe mettere a rischio la sicurezza e l’incolumità delle persone a bordo della ALEX.
Abbiamo addirittura scoperto che, secondo ITMRCC di Roma, in prossimità dell’arrivo nelle acque territoriali maltesi, ALEX dovrebbe caricare di nuovo a bordo, in spregio a qualsiasi norma sulla sicurezza della navigazione, tutte e 41 le persone ed entrare così nel porto di La Valletta.”
Lo afferma Mediterranea Saving Humans.
“Inquietanti sono poi le notizie di stampa – prosegue Mediterranea – che, da diverse autorevoli fonti, denunciano l’esistenza di un accordo tra il governo italiano e quello maltese finalizzato al sequestro dell’imbarcazione ALEX e all’arresto di tutto il nostro equipaggio. Atti ritorsivi fuori da ogni rispetto dello stato di diritto.
“ In queste condizioni – conclude Mediterranea- nel pieno rispetto del diritto internazionale, delle Convenzioni marittime e delle linee guida dell’IMO, abbiamo appena reiterato la richiesta di assegnazione del porto sicuro più vicino di Lampedusa come Place of Safety.”
A questo link una dettagliata e documentata ricostruzione dei fatti:
https://mediterranearescue.org/news/mediterranea-in-queste-condizioni-andare-a-malta-mette-a-rischio-sicurezza-e-incolumita-persone-lampedusa-ora-e-il-solo-porto-sicuro-possibile/
Roma, 6 luglio 2019 ore 10.45