11 dicembre,l’Europa ferita al cuore rialza la testa

di Fulvio Vassallo Paleologo

Antonio Megalizzi non è sopravvissuto ad un attentato che ha colpito al cuore l’Europa, a Strasburgo, nello stesso giorno in cui il Parlamento Europeo, oltre ad occuparsi di terrorismo e gestione delle frontiere e dei visti di ingresso, si ribellava alla politica dei muri e dell’odio, votando a larga maggioranza una Risoluzione per la concessione di visti umanitari, che imporrà alla Commissione di adottare una proposta e dunque una assunzione di responsabilità in questa materia, entro la fine di marzo del prossimo anno, prima delle elezioni europee.

Un attentato che ha stroncato quattro vite, di persone di diversa provenienza e religione, tra loro anche un profugo afghano, che sono testimonianza di come ormai l’Europa sia un melting pot che nessun governo razzista e xenofobo potrà mai cancellare. Il sorriso di Antonio, anche per chi non lo ha conosciuto direttamente, rimarrà a lungo nel cuore a segnare la strada da seguire, è lo stesso sorriso dei ragazzi che attraversano le frontiere europee per costruire il futuro,  nostri figli e fratelli, di coloro che emigrano e di quelli che immigrano in Europa, tutti con la speranza nelle tasche. Senza distinzioni possibili tra chi è costretto e chi lo sceglie. Come non è possibile distinguere migranti economici e richiedenti asilo, categorie che servono non solo per discriminare e criminalizzare, ma anche per assoggettare allo sfruttamento servile.

In una giornata tanto tragica, accanto ad altre decisioni di ordinaria amministrazione, da Strasburgo è giunta una Risoluzione del Parlamento europeo sulla concessione di visti umanitari a coloro che fuggono da paesi nei quali i loro diritti fondamentali sono minacciati, da paesi nei quali la pena di morte e la tortura, come gli arresti arbitrari e le violenze sessuali sono ormai all’ordine del giorno. Paesi con i quali molti governi europei, e alcune istituzioni europee trattano quotidianamente per bloccare i migranti, per impedire che possano fuggire dall’inferno e raggiungere l’Unione Europea.

Sappiamo bene che nessuna decisione di apertura in favore dei migranti,  contenuta in una una Risoluzione che si spinge fino al punto di richiamare il Global Compact for Migration, disertato dai paesi nei quali prevalgono le spinte sovraniste e populiste, potrà tradursi in un atto giuridicamente vincolante per gli stati membri, prima della fine della legislatura europea. Le posizioni politiche dei paesi di Visegrad ( Ungheria, Polonia, Slovacchia e Repubblica Ceca), alle quali si stanno accodando anche Olanda, Austria ed Italia rende impossibile un voto del Consiglio Europeo che concordi con la Risoluzione adottata dal Parlamento europeo. Come è stato impossibile giumgere alla modifica del Regolamento Dublino, dopo il voto del Parlamento Europeo che approvava un progetto di riforma. Adesso, dopo i provvedimenti adottati dal governo italiano contro il sistema di accoglienza per i richiedenti asilo, alcuni stati europei, come i Paesi Bassi, hanno sospeso unilateralmente  le riammissioni Dublino verso l’Italia.

La possibilità di aprire canali legali di ingresso per i migranti economici e per i richiedenti asilo deve essere negata per soddisfare le richieste di quei partiti che alimentano le situazioni di emergenza, come si è fatto in Italia con il recente decreto sicurezza, adesso convertito in legge, e fanno credere ai loro elettori che l’arrivo dei migranti, addirittura dei richiedenti asilo,  oppure minori non accompagnati, ne comprometta le residue possibilità di accesso ai diritti sociali. Quando sono proprio gli interessi dei grandi gruppi economici ai quali i partiti nazionalisti  e populisti si allineano che mantengono una distribuzione ineguale della ricchezza, con  una divaricazione crescente tra una parte di popolazione sempre più ricca ed una parte, che si va ingrossando giorno dopo giorno, di persone vicine o al di sotto della soglia di povertà.  Che poi sono forzate ad emigrare. Cosa nascondono davvero i fondi destinati dall’Unione Europea al cd. Africa Emergency Trust Fund ? Dietro  gli aiuti ai paesi terzi e l'”abolizione della povertà” a casa nostra, si continua a celare la guerra ai poveri, agli ultimi, ai migranti. Cosa si intende davvero per piattaforme di sbarco in Africa, cosa dicono l’UNHCR e l’OIM ? Dietro il mantra della lotta all’immigrazione “clandestina” si nasconde la chiusura di tutte le vie legali di ingresso e la criminalizzazione della solidarietà, affidata anche ad una parte della magistratura, che antepone la difesa dei confini alla salvaguardia del diritto alla vita ed al divieto della tortura e di trattamenti inumani o degradanti. Con chi si stanno facendo in Libia gli accordi per bloccare le partenze dei migranti ?

Sono sempre di più gli accordi di riammissione con accompagnamento forzato che si stipulano, o si rinnovano, con paesi che non rispettano i diritti fondamentali della persona. Come osserva il Garante nazionale dei diritti per le persone private della libertà personale, Mauro Palma “Nelle ultime settimane si e’ verificata un”impennata di voli di rimpatrio forzato verso l”Egitto: lo annuncia il Garante nazionale dei diritti , sottolineando che il tutto avviene in una fase di interruzione istituzionale tra Italia e Egitto per il caso di Giulio Regeni. Tuttavia, nonostante questo, sottolinea Palma, “si ha la sensazione che, viceversa, la collaborazione fra i due Paesi in tema di rimpatri forzati sia entrata in una fase di rilancio”.
Il Garante, “in quanto autorita” responsabile lato sensu della tutela dei diritti delle persone private della liberta” personale, esprime forti perplessita” sull”opportunita” di organizzare voli di rimpatrio forzato verso Paesi, come l”Egitto e la Nigeria, che non hanno istituito un meccanismo nazionale di prevenzione della tortura (l”Egitto in quanto Stato non firmatario dell”OPCAT e la Nigeria in quanto Stato firmatario che non ha ancora implementato le disposizioni riguardanti il Meccanismo nazionale di prevenzione)”

Il 90 per cento delle persone che hanno ottenuto in Italia uno status di protezione sono state costrette nell’ultimo anno ad entrare irregolarmente.  Il voto del Parlamento Europea sulla concessione di visti umanitari da rilasciare direttamente nei paesi terzi, per consentire vie sicure di accesso in Europa, dopo la decsione interlocutoria assunta nel mese di marzo dello scorso anno dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea nel caso X e X contro Belgio, costituisce una sfida formidabile ai trafficanti di vite ed agli imprenditori politici della paura. Che speculano sugli allarmi “invasione”, distribuiti e rilanciati da una macchina propagandistica che riesce a dettare i tempi alla politica ed alla magistratura. Intanto aumenta il numero dei morti in Mediterraneo, malgrado il forte calo delle partenze dalla Libia. Occorre allora con tutti gli strumenti possibili fronteggiare lo scollamento tra la percezione del reale dell’opinione pubblica e la verità. Prendendo atto del fatto che siamo in una fase politica mondiale in cui sta prevalendo la prospettiva sovranista e nazionalista, bisogna unire le forze per portare avanti una comunicazione che si basi sulla verità e non sulla diffusione di informazioni distorte e false che strumentalizzano le attese dell’opinione pubblica. Occorre fare capire alla gente che la diminuzione degli arrivi degli immigrati in Italia e in Europa è frutto di accordi di cui stanno pagando il duro prezzo tutti coloro che in questo momento sono abbandonati in mare o  bloccati e detenuti in Libia in violazione dei diritti umani. Per esperienza sul campo ben sappiamo che questa chiusura italiana ed europea delle frontiere sarà perdente per le gravi conseguenze che avrà sui diversi Paesi, in primis l’Italia, ma non essendocene la consapevolezza, nel frattempo ci saranno molte vittime. E sono sempre di più i difensori dei diritti umani che vengono perseguiti.

Ci vorrà tanto coraggio e tanta determinazione, come quella dei ragazzi  e delle ragazze “in movimento” come Antonio, che ancora credono nell’Europa dei diritti e della libertà di circolazione, per non cadere nel pessimismo e continuare a lottare per una informazione corretta, per la difesa della vita e della dignità delle persone, quale che sia la loro provenienza o religione, per abbattere gli ostacoli che giorno dopo giorno vengono frapposti alla effettiva realizzazione dei diritti fondamentali della persona umana, indpendentemente dalla sua condizione giuridica e dalla sua nazionalità.

Quanto successo a Strasburgo, ma anche le situazioni di conflitto sociale diffuse in Francia, e le pratiche di resistenza in Italia impongono una riflessione più ampia per scorgere ancora un percorso possibile di coesione sociale e di convivenza pacifica, per il nostro paese e per l’Unione Europea. Altrimenti saremmo condannati alle guerre, e non soltanto economiche, ed a conflitti interni che potrebbero diventare endemici, paralizzando le possibilità di ripresa, a tutto scapito delle fasce sociali più deboli.

Nessun sovranismo potrà garantire sicurezza e benessere, che oggi si promettono sulla pelle dei più deboli. Per vincere la sfida terroristica non basta alzare muri o costruire carceri. Occorre porre fine allo stato di guerra mondiale permanente nella quale, a partire dall’11 settembre 2001, ci hanno progressivamente proiettato, con le politiche basate sull’odio razziale e sulla discriminazione. Politiche che hanno consentito logiche perverse di sfruttamento economico, di annientamento ambientale e di inferiorizzazione dei lavoratori, fino alle forme moderne di schiavitù. Ma nessun paese europeo può pensare di uscire da solo dalla crisi, come nessun cittadino può pensare che chiudendosi in casa, magari con una arma per difendersi, potrà mai garantire la propria sicurezza.

Occorre ricostruire comunità a tutti i livelli. Accoglienza ed inclusione sono valori inscindibili ed essenziali per la coesione sociale. Si deve restituire una valenza ed una capacità effettiva di risolvere i conflitti alle grandi istituzioni internazionali, a partire dalle Nazioni Unite, va riaffermato lo stato di diritto (rule of law) all’interno dell’Unione Europea, con la sanzione o l’esclusione di quei paesi che non rispettano i diritti fondamentali della persona, va garantita l’effettiva attuazione dei principi costituzionali negli stati come l’Italia, nei quali l’arbitrio delle maggioranze politiche intacca la riserva di legge e la riserva di giurisdizione, snaturando il principio di divisione dei poteri con lo svuotamento della portata effettiva dei diritti di libertà e dei diritti sociali.

A partire dai territori e dalle istituzioni locali, dovranno mettersi in comunicazione settori diversi della società e porre fine alla guerra “tra poveri”, adesso contro i migranti, dietro la quale si nasconde il mantenimento, se non il rafforzamento, delle vecchie logiche di sfruttamento. Quelle che riproducono davvero la povertà ed impediscono la progessione sociale e l’emancipazione delle persone secondo le loro aspettative. Con questi obiettivi non abbiamo paura del terrorismo ma di chi lo sfrutta, per alimentare altro odio ed altra esclusione. In questi giorni di dicembre sono venuti lampi accecanti di morte, ma dobbiamo anche vedere gli spiragli di speranza che si possono aprire, se si riuscirà a salvaguardare, garantendo la mobilità delle persone, il diritto alla protezione internazionale, il diritto al lavoro e la libertà di informazione.

In un momento in cui a livello italiano la situazione appare bloccata da un contratto di governo che gli italiani non hanno mai votato, mentre si consuma la crisi del principale partito ( che potrebbe essere) di opposizione bisogna saldare la pratica quotidiana di resistenza, che si sta rafforzando sui territori, aggregandosi nelle comunità locali, con un progetto più ampio di un fronte di opposizione su scala europea, costruito dal basso. Perchè europee saranno le prossime scadenze elettorali, e perchè in pochi mesi non si può attendere che il corpo elettorale italiano finisca di sostenere i partiti populisti che, alimentando una imponente macchina della propaganda, hanno promesso, e continuano a promettere, tutto ed il contrario di tutto.

La sfida che abbiamo davanti, che è la sfida della democrazia, non si può vincere in un solo paese, è in tutta Europa che bisogna costruire progetti (e soggetti) davvero alternativi e da subito argini ad una deriva sovranista che potrebbe compromettere le basi della democrazia. L’accoglienza è un dovere morale, prima che giuridico. Ma le diverse problematiche delle persone migranti, anche degli italiani in Europa, andranno considerate sotto un profilo più ampio che ricomprenda il sistema della distribuzione della ricchezza (dunque anche la questione fiscale), la questione ambientale e l’accesso al lavoro. Sarà su queste partite che si deciderà, in Italia ed in Europa, se la democrazia costituzionale resiste ancora o è stata superata dalla dittatura della maggioranza.

———————————————————–

Per un percorso unitario contro il razzismo e la cultura della violenza

30 Agosto 2018

Documento congiunto di ANPI, Arci, Articolo 21, Aoi, Beati i Costruttori di pace, Cgil, Cipsi, Legambiente, Libera, Rete della Pace, Tavola della Pace

Per un percorso unitario contro il razzismo e la cultura della violenza, per la costruzione di politiche di pace, diritti umani, nonviolenza, giustizia sociale e accoglienza

Le numerose crisi che affliggono le nostre società hanno intaccato le fondamenta della democrazia, riportando alla luce un atteggiamento violento e aggressivo nei confronti di uomini e donne che vivono in condizioni di miseria e in pericolo di vita, accusandoli di essere la causa dei nostri problemi.
La serie di episodi di violenza nei confronti di immigrati, con una evidente connotazione razzista e spesso neofascista, impone una seria e immediata azione di contrasto che parta da una doverosa riflessione: il tessuto sociale impoverito divenuto, giorno dopo giorno, campo fertile per fomentatori di odio e di esclusione sociale.
Si stanno frantumando i legami di solidarietà e, progressivamente, spostando l’attenzione dalle vere cause e dalle responsabilità dei governi nazionali e delle istituzioni internazionali.

La crisi è di sistema, è universale e la risposta non è più contenibile dentro i propri confini o ristretta a soluzioni parziali. Le interdipendenze tra crisi ambientale, modello di sviluppo, migrazioni forzate, guerre, illegalità, corruzione, corsa al riarmo, razzismo, rigurgiti fascisti e crisi delle democrazie, sono oramai ampiamente documentate.

È necessaria un’azione che coinvolga l’intera Europa, oggi incapace di rispondere al fenomeno delle migrazioni in modo corale, senza permettere agli egoismi dei singoli di prevalere. La solidarietà è premessa indispensabile per la lotta alle disuguaglianze e per la difesa dei diritti.

La società civile, il mondo della cultura, dell’associazionismo, dell’informazione, l’insieme delle istituzioni democratiche sono chiamate a impegnarsi nel contrasto a questa deriva costruendo una nuova strategia di mobilitazione, partendo da una piattaforma unitaria capace di fare sintesi tra le tante sensibilità e diversità che esprime la nostra società e di riaffermare il principio sancito 70 anni fa nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani: “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.”

Nel percorso che ci vede coinvolti unitariamente, dopo le mobilitazioni che ci hanno visti impegnati a Catania e Milano, gli episodi di mobilitazione locale che si stanno moltiplicando in queste settimane e le prossime iniziative, compresa una manifestazione unitaria nazionale quando le condizioni lo permetteranno, riteniamo un importante momento di impegno comune la partecipazione alla Marcia PerugiAssisi della pace e della fraternità che si svolgerà domenica 7 ottobre 2018.

In quanto promotori di questa iniziativa siamo impegnati:

• in un coordinamento tra i soggetti che condividono le preoccupazioni e le finalità fin qui presentate;
• a promuovere la più ampia partecipazione alla Marcia PerugiAssisi del 7 ottobre;
• a organizzare il 15 settembre un’assemblea di coordinamento nell’ambito del Meeting Internazionale Antirazzista di Cecina;
• a creare un osservatorio online contro il razzismo.
• condividere e diffondere un Manifesto antirazzista che rappresenti le preoccupazioni e le proposte dell’insieme dei soggetti che aderiranno a questo percorso e che servirà da punto di partenza per le prossime campagne e mobilitazioni.

ANPI, Arci, Articolo 21, Aoi, Beati i Costruttori di pace, Cgil, Cipsi, Legambiente, Libera, Rete della Pace, Tavola della Pace

30 agosto 2018