Nuova strage effetto del blocco delle ONG e del sostegno alla Guardia costiera “libica”

di Fulvio Vassallo Paleologo

Dieci persone sequestrate dai libici in mare e dieci date per disperse, due soli corpi recuperati. Erano partiti su un vecchio peschereccio di legno, di quelli che, a differenza dei gommoni, possono raggiungere le coste italiane. Hanno creato una zona SAR “libica” nella quale si continua  a morire per abbandono. Le motovedette regalate dall’Italia al governo di Tripoli arrivano in ritardo, se arrivano, quando non sono coordinate dai comandi italiani ed europei. I partiti della destra estrema possono festeggiare. E’ blocco navale italo-libico.  Chissà quante altre stragi si sono verificate in queste settimane, mentre Salvini celebra i suoi successi, sulla pelle di esseri umani innocenti. Ma adesso si fanno i corsi ai guardiacoste libici, anche sul gender, come dice la ministro Trenta.

In Libia intanto la situazione è sempre più critica, e per chi viene ripreso dai miliziani a bordo delle motovedette donate dall’Italia non c’è scampo. Non c’è più nessuna distinzione tra centri gestiti dalle autorità di governo (governativi) e centri in mano alle milizie o le “Connecting house”. Per tutti i migranti che vengono riportati indietro riprendono abusi e sevizie sempre più crudeli, fino a quando qualcuno non paga il prezzo del loro riscatto.

Solo marginale il ruolo delle organizzazioni delle Nazioni Unite (UNHCR ed OIM), che quando riescono ad avere accesso ai centri di detenzione libici identificano i cosiddetti “vulnerabili” ( ma in Libia tutti i migranti in detenzione sono vulnerabili) e riescono a portarne via alcune decine, circa 2000 persone in un anno, sottratte ai loro carcerieri, ma per la maggior parte trasferite in NIger in attesa di un reinsediamento (resettlement) e non verso altri paesi europei. La Fortezza europa non vuole neppure loro, le elezioni si avvicinano ed i partiti nazionalisti e populisti devono rilanciare le loro politiche di odio e di esclusione, Adesso che di sbarchi non si parla più, si deve rilanciare l’allarme per diffondere  paura sul fronte interno.

Ma chi soccore davvero i migranti che continuano, malgrado tutto, a partire dalle coste libiche, dopo l’allontanamento delle ONG? Chi rispetta gli obblighi di soccorso sanciti dalle Convenzioni internazionali ? Chi garantisce che i naufraghi non vengano riportati indietro verso un “porto non sicuro”, in violazione del principio di non refoulement, affermato dall’art. 33 della Convenzione di Ginevra?  Ora nel mar libico abbiamo anche la Guardia costiera del settore centrale ,” the coastguards’ central branch in Misrata“.  Da Tripoli si continuano a lanciare comunicati che alimentano la finzione di un coordinamento centrale delle operazioni Sar (ricerca e salvataggio) in alto mare.  Ci devono dimostrare ancora  che in Libia esiste una Centrale operativa unica di coordinamento (JRCC), magari con sede a Tripoli. Per l’IMO (Organizzazione marittima internazionale) con sede a Londra va bene cosi’. Non si possono intralciare i piani di respingimento delegato alle milizie libiche. Anche se poi le Nazioni Unite denunciano le condizioni disumane dei centri di detenzione e delle prigioni libiche. Ma poi  elogiano i “soccorsi” della sedicente guardia costiera libica e collaborano con le autorità e le milizie presenti agli sbarchi, legittimandole. E le persone migranti continuano a morire ed a subire tortura. Anche se i siti ufficiali dell’UNHCR riportano la situazione reale che ritrovano le persone intercettate in mare e riportate a terra. Quando vengono intercettate e non sono abbandonate, giorno dopo giorno, alla morte, come si sta verificando in quest’ultimo periodo, per l’assenza di mezzi di soccorso, dopo l’allontanamento delle ultime ONG.

In the end of June 2018, the Libyan Search-and-Rescue Region (SRR) has been formalized, indicating that Libya has assumed primary responsibility for search and rescue coordination in an area extending to around 100 miles from some of the primary departure sites.The capacity of the Libyan authorities to effectively and safely conduct and coordinate search and rescue operations over such a wide area is reportedly limited, including because of limited vessel and rescue coordination capacity and the lack of reliable communication systems.

Le Nazioni Unite avvertono dei rischi enormi che corrono le persone migranti nei centri di detenzione in Libia, ma l’Unione Europea da’ il suo sostegno alla Guardia costiera “libica”, anche se tutti sanno da tempo che per i migranti riportati in Libia si ripiomba nell’ inferno. Nell’indifferenza generale, mentre il fascismo delle frontiere vince in Italia ed in Europa.

Gli occhi di chi non sopravvive all’orrore libico devono restare visibili e pesare a lungo sulle coscienze di chi condivide le politiche di abbandono in mare, o alla guardia costiera “libica”.

Non rimane che denunciare, e denunciare ancora, mentre si attende la decisione del Tribunale dei ministri di Catania sulle responsabilità del ministro dell’interno nel caso Diciotti, una decisione forse scontata, e una ONG presenta una denuncia alla Corte Penale internazionale su un altro caso di abbandono in mare. Ci sarà almeno un giudice internazionale che continuerà ad indagare su queste stragi. Ed il resto sarà scritto nei libri di storia e sui documenti che resteranno in rete, condanna implacabile per tutti coloro che domani diranno “io non sapevo”. Perchè oggi gli indifferenti sono anche complici, complici di uno sterminio basato sulla propaganda elettorale e sui ricatti internazionali. Non gli daremo tregua.