di Fulvio Vassallo Paleologo
I primi giorni di Salvini al Viminale stanno già segnando un pesante arretramento sul fronte dei rapporti internazionali, con le crisi diplomatiche aperte con la Tunisia e Malta e con lo scivolone europeo sulla riforma del Regolamento Dublino. Nell’ultimo consiglio europeo ( dei ministri dell’interno) il governo italiano si è trovato alleato con i peggiori governi nazionalisti europei, ( Ungheria ed Austria in testa), che mai e poi mai vogliono un superamento del criterio base dell’attuale Regolamento Dublino, quello della competenza del primo paese di ingresso, dunque ad evidente sfavore della Grecia e dell’Italia. Una serie di errori che sono stati chiaramente percepiti dall’opinione pubblica.
Al culmine di queste prime disfatte è venuto il silenzio sulla barbara uccisione di Soumayla Sacko e sul ferimento dei suoi compagni, con una ostentata scelta del ministro e vicepresidente del Consiglio, di andare a visitare le piazze forti del leghismo, piuttosto che recarsi doverosamente a Rosarno. Neppure una parola contro la ‘ndrangheta.
Di fronte alle prime avvisaglie dei limiti e delle contraddizioni del nuovo ministro dell’interno sta tornando alla ribalta la consueta arma di distrazione di massa, la criminalizzazione delle ONG, e degli operatori umanitari che a vario titolo prestano assistenza ai migranti in fuga dall’inferno libico. E’ di nuovo risalita la presssione mediatica e dell’esecutivo su quella parte di magistratura che da anni indaga sulle ONG e sui cittadini solidali, difensori dei diritti umani. Sembrano già dimenticate le sentenze dei tribunali e le decisioni dei giudici delle indagini preliminari che hanno smentito le ipotesi di associazione per delinquere fin qui avanzate.
Salvini vuole le “mani libere” per affrontare la materia dell’immigrazione come ha promesso in campagna elettorale, una guerra permanente contro il nemico interno, i migranti,e non solo quelli irregolari, ma anche contro quelli che chiedono di essere soccorsi in acque internazionali. Una guerra a basso costo economico, se ci si ferma a livello degli annunci di questi giorni, ma di forte ricaduta per il consenso elettorale, che rimane l’unica preoccupazione del ministro dell’interno.
Siamo ad una svolta cruciale nella quale sono messi in discussione i rapporti tra potere esecutivo e giurisdizione, sanciti dalla Carta Costituzionale e cardine del sistema democratico delineato dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea e dalla Convenzione europea a salvaguardia dei diritti dell’uomo. Il “contratto di governo” e la dominanza del ministro dell’interno sulle attività dell’esecutivo costituiscono già un grave strappo costituzionale. La mira dal Viminale è stata già presa. Salvini sta andando anche oltre gli impegni concordati con il movimento Cinquestelle. Si sta tornando pericolosamente al superamento del principio della responsabilità penale individuale e all’utilizzo del concetto di “colpa collettiva”, tipico dei nazifascismi del secolo scorso. L’attacco generalizzato contro le ONG ne costituisce un esempio.
Non abbandoneremo proprio nessuno in mare, come vorrebbero coloro che attacano le ONG per diradare ulteriormente le missioni di salvataggio. Per fortuna, al di là della costruzione di un “fronte repubblicano”, ancora caratterizzato da uomini che hanno spianato la strada alle politiche xenofobe della Lega, volte a negare la portata sostanziale del diritto alla protezione internazionale, si sta saldando dal basso un vasto fronte di società civile e di giuristi che non arretra. Ciasuno farà la sua parte, quotidianamente e nei tanti luogni di scontro che si determineranno, per difendere il diritto alla vita, la portata costituzionale del diritto di asilo, la dignità delle persone, tutte, di qualunque provenienza siano, e le garanzie dello stato di diritto ( a partire dall’Habeas corpus) sancite nella nostra Costituzione.
Gli operatori dell’informazione ed i difensori dei diritti umani sotto attacco vigileranno perchè la continua diffusione di notizie false non continui a creare ulteriori spaccature tra la popolazione, alimentando processi sommari che servono soltanto a garantire una narrazione distorta, una involuzione autoritaria dello stato e la predominanza di una parte politica al di fuori delle regole sancite dalla Costituzione. Non certo la effettiva realizzazione del principio di legalità attraverso l’l’accertamento dei fatti e delle conseguenti responsabilità. Resteremo sempre dalla parte delle vittime, e di chi le assiste, per i diritti di tutti e di tutte.