L’uso elettorale della frontiera, Salvini a Pozzallo da ministro dell’interno

di Fulvio Vassallo Paleologo

Nel giugno del 2014 Salvini piombava a Pozzallo ( Ragusa), porto di sbarco dei migranti soccorsi nelle acque del Mediterraneo centrale, per rilanciare la Lega, reduce di una sonora sconfitta per gli scandali della gestione Bossi. Da Pozzallo partiva un durissimo attacco alla missione umanitaria MARE NOSTRUM, che secondo Salvini sarebbe stata responsabile dell'”invasione” dei “clandestini” in Italia, e della proliferazione di un sistema di accoglienza diffuso, che per il leader leghista andava contrastato in tutti i modi. Una missione che era partita con la decisione del governo Letta dopo le stragi del 3 e dell’11 ottobre 2013. Le immagini di Salvini a Pozzallo nel 2014, che si schierava contro una missione umanitaria, scolpiscono nella memoria collettiva gli istinti di esclusione e di discriminazione sui quali si è basata la crescita dei consensi attorno alla Lega. Evidente già allora la contraddizione interna ai partiti di governo.

Domenica 3 giugno, domani, una settimana prima di importanti elezioni amministrative, Salvini ritorna da Ministro dell’interno in Sicilia, per un giro che ha il chiaro carattere di una campagna elettorale ( che evidentemente per lui non è mai finita). Anche il vicepremier e ministro Di Maio sarà negli stessi giorni in Sicilia impegnato nel sostegno dei candidati del movimento Cinque stelle.

Salvini ha detto: “Domani sarò in Sicilia che è la nostra frontiera. Ci sono da migliorare accordi con Paesi da cui arrivano migliaia di disperati e non possiamo permetterci né per loro né per noi di continuare a mantenerne alcune centinaia di migliaia in Italia”. Ma subito è ripartita la macchina del fango contro le ONG “colpevoli”, secondo Salvini, di soccorrere troppe persone in alto mare e di sottrarle alla sedicente Guardia costiera libica, un’attività umanitaria che per il nuovo ministro dell’interno, e per qualche magistrato che da tempo ne segue gli indirizzi, è paragonabile ad una associazione per delinquere.

Secondo le prime notizie diffuse nella mattinata di sabato, il ministro dell’interno avrebbe dovuto tenere un vero  e proprio comizio, nella piazza Matteotti a Pozzallo, alle 22,20 di domenica 3 giugno, una iniziativa di parte, un sostegno ai candidati del suo partito, un atto inaccettabile, da parte di un ministro dell’interno, in piena campagna elettorale. Un disprezzo delle regole del confronto politico che richiama il presidente Trump.  Una incursione a gamba tesa da leader politico, in un territorio di frontiera, all’indomani dell’ennesimo “sbarco” a Pozzallo di migranti soccorsi in mare dopo essere fuggiti dalla Libia.

Poi in serata arriva la correzione di tiro, Salvini andrà a Pozzallo per accertare le condizioni dell’Hotspot, dal quale parlerà e non, per quanto sembra, per un comizio elettorale del suo partito. Il nuovo ministro dell’interno parlerà All’interno del porto dove “sbarcano clandestini indesiderati”.

Salvini, nel suo tour siciliano,  arriva a Pozzallo per proseguire la sua propaganda incessante contro i migranti e chi li assiste, dopo essere stato protagonista, lo scorso anno, della campagna contro le ONG che soccorrevano i migranti in pericolo di vita nelle acque del Mediterraneo centrale. Una visita che ha un chiaro intento dimostrativo e propagandistico, ad una settimana dal voto amministrativo, si voterà anche a Pozzallo, possiamo prevedere con quali esiti.

E non mancano già  minacce contro le ONG, definite da Salvini come “vicescafisti”. Altre minacce di future iniziative, non meglio precisate, rimangono nascoste dietro toni minacciosi che non dovrebbero caratterizzare la comunicazione di un ministro dell’interno. Minacce non tanto larvate, che comunque non faranno arretrare i difensori dei diritti umani, i cittadini solidali e gli operatori umanitari. La vita e la dignità delle persone, da qualunque paese provengono, sono più importanti delle minacce di un ministro dell’interno.

Secondo le notizie più recenti diffuse da Repubblica.it , “proprio all’hotspot di Pozzallo parlerà domani alle 15 Salvini: il programma ufficiale è cambiato, con tappe a partire dalle 11 a Catania (prima al Mercato del contadino, poi in conferenza stampa all’Excelsior) e alle 15 appunto a Pozzallo, prima di una passeggiata a Modica, che però è ancora in forse. Anche perché quello di Pozzallo, incluso last minute nel calendario della visita, si prefigura come uno show anti-migranti”.

Non sappiamo se sono state confermate le altre tappe del tour elettorale di Salvini in Sicilia, riferite in dettaglio dalla stampa locale. Secondo queste fonti, il ministro dell’interno e vicepresidente del Consiglio dei ministri, “sarà a Siracusa a sostenere la campagna elettorale di Ciccio Midolo, candidato a Siracusa, per la Lega. Midolo non corre con il Centro destra unito, ma farà una battaglia solitaria con l’intento di superare la soglia di sbarramento del 5 per cento per potere entrare dalla porta principale nell’aula consiliare del Vermexio. La presenza di Salvini a Siracusa è la testimonianza che la Lega è interessata a raccogliere consensi anche al Sud. Il ministro degli Interni parlerà alle 19 al Tempio di Apollo nel cuore di Ortigia. Ci sono anche tentativi di fare arrivare il leader della Lega nella stessa serata a Rosolini per sostenere il candidato sindaco Tino Di Rosolini”. Ci sono tutti gli elementi per ritenere che il ministro dell’interno e vicepresidente del Consiglio dei ministri non rinuncerà al suo tour elettorale in Sicilia, facendo leva sull’ennesimo attacco alla solidarietà ed a chi la difende.

Vedremo se il ministro Salvini, domani nell’Hotspot all’interno del porto di Pozzallo, da anni al centro di indagini per la sua opaca gestione amministrativa, ascolterà le voci delle persone che hano subito gli abusi più atroci prima di raggiungere il Mediterraneo. Vedremo anche se confermerà le direttive impartite dal suo predecessore alla Centrale operativa della Guardia costiera (MRCC) che, al fine di ridimensionare la capacità di soccorso delle ONG, ordina il porto di sbarco (POS – Place of safety) in Sicilia non appena eseguito il primo di intervento di soccorso, anche se le navi umanitarie potrebbero restare operative ancora per altri giorni, come avveniva in passato, in modo da soccorrere un numero più alto di migranti. Che oggi invece vengono abbandonati agli interventi tardivi e violenti dei guardiacoste libici restituiti da Minniti alle autorità di Tripoli.

Queste prime uscite dei ministri del nuovo governo, anzi dei due vicepresidenti del Consiglio dei ministri, ci fanno chiaramente intendere cosa ci aspetta con il nuovo esecutivo, dopo il Contratto di Governo, anche in termini di violazione della Costituzione e dei doveri di imparzialità che ne derivano per i ministri, doveri che dovrebbero essere rispettati in campagna elettorale, e non solo, dai responsabilli di ministeri tanto importanti. Ci vorranno anni perchè le promesse elettorali in favore dei ceti più svantaggiati si avverino, se mai saranno mantenute, intanto gli strappi istituzionali e la lacerazione del nostro tessuto costituzionale procedono giorno dopo giorno. Verso una democrazia autoritaria.

Nel caso di Salvini tuttavia la violazione del dovere di imparzialità, e di astensione dalla competizione elettorale, appare ancora più grave, in quanto dovrebbe essere proprio il ministero dell’interno, direttamente ed attraverso le sue diramazioni periferiche (prefetture e questure), a garantire la libera formazione e manifestazione del consenso degli elettori. Non è mai successo nella storia della Repubblica che un ministro dell’interno in carica prendesse parte attivamente alla campagna elettorale del suo partito. Lo sta facendo da un capo all’altro della penisola. Che tipo di indirizzo fornisce in questo modo agli organi di polizia ed alle altre istituzioni dello stato, con riferimento ai proclami politici che lancia, per raccogliere consenso attorno ai “suoi” candidati ?

Salvini ha già dichiarato che vuole chiudere i porti, ridurre le risorse ai centri di accoglienza, aumentare le espulsioni, fare accordi con paesi terzi, anche se in mano a feroci dittature. Come primo atto della sua attività di governo Salvini fa una visita in Sicilia da capo partito, ma anche da superministro, che vuole riprodurre consenso attorno agli attacchi contro le ONG ed alla criminalizzazione della solidarietà. Mentre proseguono le indagini della magistratura di Catania, sull’ipotesi di associazione a delinquere, dopo che a Ragusa il Giudice delle indagini preliminari ed il Tribunale hanno ordinato il dissequestro della nave Open Arms, bloccata proprio nel porto di Pozzallo per un provvedimento della Procura di Catania del 17 marzo scorso.

Certo non sarà facile per Salvini continuare a parlare di “invasione” dopo il calo del 90 per cento degli sbarchi prodotto dagli accordi con le milizie libiche e con la Guardia costiera di Tripoli, stipulati lo scorso anno dal governo Gentiloni-Minniti. Una serie di accordi che sono già stati denunciati davanti alle corti internazionali.

Gli sbarchi sono ormai pochissimi e le attività delle ONG sono già state ostacolate con ogni mezzo dal precedente governo Gentiloni-Minniti. Non sarà facile fare peggio, senza violare le norme interne e le Convenzioni internazionali. Gli allarmi di Minniti, che paventa l’Italia come una “Ungheria protesa nel Mediterraneo”,  sembrano davvero fuori tempo massimo. Vedremo quanti accordi bilaterali, ed a quale prezzo, il neo ministro dell’interno sarà capace di negoziare con i paesi terzi. La strada è stata spianata proprio dal governo Gentiloni-Minniti. Di certo gli ordini di fermarsi e di lasciare campo libero alle motovedette libiche, a costo di fare morire qualcuno in mare, erano partiti ai tempi del precedente governo. Solo adesso qualcuno nell’area del partito democratico riscopre la difesa del diritto alla vita, in mare, ma si continua a tacere su quello che succede davvero nei territori controllati dalle milizie libiche.

L’attentato alla sicurezza dei migranti si configura oggi come un attacco al sistema di garanzie dello stato di diritto. La presenza di Salvini a Pozzallo, e in altri comuni siciliani, come ministro dell’interno impegnato in una campagna elettorale di un partito, ci allarma dal punto di vista della tenuta democratica del nostro paese. Se si vuole puntare tutto sulla sicurezza, ricordiamo come chi dovrebbe garantire quella sicurezza non può schierarsi, a favore di un candidato sindaco e di una lista, nella fase più cruciale di una competizione elettorale. Ai dipendenti del ministero è imposto il dovere di imparzialità, ma chi garantisce per il ministro dell’interno ?

Si profilano intanto decisioni dei vertici del nuovo governo, e di Salvini in particolare, nel suo ruolo di ministro dell’interno, che potranno violare i diritti fondamentali delle persone migranti e di chi li assiste. Le procedure di espulsione collettiva e di trattetnimento amministrativo che si annunciano corrispondono a quelle già sanzionate dalla Corte di Giustizia UE e dalla Corte Europea dei diritti dell’Uomo.  Si vogliono tagliare i fondi per il sistema di accoglienza, senza procedere ad una pulizia del sistema, ed alla eliminazione di quei soggetti collusi con le mafie che denunciamo da anni. L’Italia si avvia così verso l’ennesima procedura di infrazione a livello europeo per violazione dei doveri di accoglienza previsti in favore dei richiedenti asilo.

Vedremo quando verrà il tempo per chiudere il mega Cara di Mineo, già sollecitato dalla Commissione di inchiesta della Camera dei Deputati sui centri per stranieri, e vedremo come saranno gestiti gli appalti per i nuovi centri di detenzione che Salvini vorrebbe aprire in ogni regione, si potrebbe dire, dal business dell’accoglienza al business della detenzione. Una spesa davvero inutile, una fabbrica della clandestinità e dell’odio, se poi i paesi terzi continueranno a non accettare le riammissioni con accompagnamento forzato. Una politica migratoria non può basarsi su espulsioni di massa. Occorrono politiche attive di integrazione e canali legali di ingresso, se si vogliono garantire davvero la sicurezza di tutti e il principio di legalità.

Speriamo, anzi, vogliamo avere fiducia, che la magistratura continui a svolgere il suo ruolo di vigilanza e di controllo di legalità nel rispetto dei doveri di imparzialità e di indipendenza dall’esecutivo che sono affermati dalla Costituzione, senza cedere a condizionamenti o a ricostruzioni suggestive che capovolgano la presunzione di innocenza ed i fondamentali principi del giusto processo ribaditi dall’art. 111 della stessa Costituzione.

POST SCRIPTUM

Non appena si sono accorti della valenza elettorale che era stata giustamente attribuita alla visita del ministro dell’interno Salvini in Sicilia, a Pozzallo e in altri centri si vota domenica 10 giugno, gli uffici stampa e le agenzie vicini al ministro dell’interno hanno cominciato a sparare a zero sul Regolamento Dublino, collegando la visione sovranista alla richiesta ( che era anche del precedente governo) di superare il principio della competenza del paese di primo ingresso. Una richiesta che Salvini avrebbe potuto sostenere quando era parlamentare europeo, come hanno fatto bene altri suoi colleghi italiani, invece di brillare per il suo assenteismo. Una richiesta che adesso ben difficlmente potrà essere accolta proprio per il tenace ostruzionismo di quelli che sono i principali alleati di Salvini in Europa, i paesi del gruppo di Visegrad, con a capo l’Ungheria di Orban, oltre l’Austria, ormai a guida nazionalista.

Riformare il Regolamento Dublino a cancellarlo, con Orban o contro Orban? Salvini nei suoi slogan elettorali, ancora riprodotti da ministro, non padroneggia neppure il lessico per parlare di modifiche del Regolamento Dublino. Gli scoppieranno ogni giorno contraddizioni come queste, si troverà alleato con le peggiori dittature e con governi autoritari, guidati soltanto dall’odio razziale. Questo governo cercherà di dare sfogo alla peggiore frustrazione sociale basandosi sull’ignoranza e la rimozione collettiva. Come l’ultima bufala diffusa a reti unificate, che solo il 5/7 per cento dei migranti arrivati dalla Libia avrebbe diritto al riconoscimento di uno status legale di protezione in Italia. I tribunali italiani che riconoscono la protezione umanitaria smentiscono il ministro.

Quando si sono accorti di non avere argomenti sul complesso processo di revisione del Regolamento Dublino hanno accentuato ulteriormente l’attacco contro le ONG, spostando l’attenzione dell’opinione pubblica verso operatori umanitari “colpevoli” di praticare quotidianamente la solidarietà, nel rispetto del diritto internazionale del mare. Non sono mancati i soliti giornalisti, come la Gabanelli, che si sono messi subito a disposizione per questo gioco al massacro.

I riflettori adesso saranno accesi su Pozzallo, altre armi di disinformazione di massa sono pronte a colpire. Le vittime di un nuovo olocausto, i loro corpi scarnificati, e le flebili voci, implacabili testimonianze che ne verranno fuori, continueranno a smentire i comunicati delle autorità, ci ricorderanno chi sono i responsabili di questo imbarbarimento collettivo.