di Fulvio Vassallo Paleologo
Lo scontro sulla nomina del ministro dell’economia, e poi il fallimento dell’intesa di governo, hanno lasciato sullo sfondo il gioco delle alleanze internazionali, più o meno occulte, che da anni si sono aggregate attorno alla Lega ed al suo leader Salvini. Ancora in queste ultime ore i cd. “sovranisti” europei, rappresentanti di partiti di estrema destra apertamente nazionalisti, pronti a capovolgere le regole costituzionali in nome della difesa della identità europea (e della razza), hanno fatto giungere il loro supporto a Salvini, attaccando il Presidente della Repubblica italiana con le stesse tesi usate dai leghisti e dai pentastellati. Anche in Italia, come in altri paesi europei, per effetto di queste alleanze, manifeste ed occulte, si è riusciti a trasmettere nell’opinione pubblica l’idea di una contrapposizione tra i diritti umani delle persone, e tra questi i migranti, e i diritti sociali, come l’accesso ad un reddito garantito ed alle prestazioni sociali in materia abitativa, scolastica, sanitaria. Ad incassare il guadagno netto di questo scontro tra ceti deboli, una vera e propria guerra tra i più poveri, con una classe media condanannata all’impoverimento, i grandi gruppi economici che si sono avvantaggiati dell’abbattimento del conflitto sociale. I lavoratori hanno dovuto accettare tutti le condizioni imposte dal mercato, con o senza Unione Europea, una realtà che non si può nascondere. E dalla quale si dovrebbe ripartire per costruire un fronte ampio di opposizione sociale.
La richiesta temeraria di “impeachment” rivolta dalla Meloni e dai Cinque stelle contro il Presidente della Repubblica rischia adesso di nascondere il vero gioco che si è celato dietro la formazione del governo del paese. Il vincitore al momento è solo Salvini, che è tanto sicuro del suo successo che neppure si sbilancia sulla richiesta di mettere in stato di accusa il Presidente della Repubblica. Ormai è campagna elettorale, e sarà una campagna elettorale violenta, senza esclusione di colpi, non priva di elementi eversivi che dovranno essere attentamente monitorati. Vedremo come i rappresentanti del Movimento Cinque stelle andranno a fare campagna elettorale, collegio per collegio, in compagnia dei rappresentanti della Lega. Intanto dalla Francia, dopo la telefonata di Macron a Conte, è arrivata la conferma del sostegno della leader nazionalista Marine Le Pen a Salvini. Una posizione ben nota da tempo, basata sulla “cacciata dei migranti”, un sostegno imbarazzante che Salvini voleva lasciare dietro le quinte per non allarmare troppo l’elettorato.
Le prossime elezioni rischiano di trasformarsi in un (falso) referendum pro o contro l’Euro, se non sulla Presidenza della Repubblica. Un rischio che dobbiamo evitare partendo dai fatti e marcando a vista i soggetti politici che si rimettono a caccia di facili consensi dragando nel malessere sociale. In attesa di un vero polo alternativo all’attuale assetto dei partiti dominanti. Nessuno certo difende l’Europa come la hanno ridotta gli attuali governanti, la stessa Europa che trova accordi soltanto per respingere od espellere i migranti, ma se si vuole affermare il principio di solidarietà, ed il mantenimento dello stato sociale, non si può prescindere dal quadro generale offerto dai Trattati dell’Unione Europea. Non è solo questione di spread, ma di diritti umani, e di tenuta del quadro democratico. Chi oggi parla di “colpo di stato” è a sua volta artefice di un processo di imbarbarimento di massa che sta stravolgendo la portata sostanziale del dettato costituzionale. Il richiamo alla piazza evoca fantasmi che sono stati sconfitti dalla storia del nostro paese e che adesso ritornano negli attacchi alla Presidenza della Repubblica.
Il populismo ed il sovranismo a reti unificate continuano a lanciare slogan, promettendo tutto a tutti, ma soprattutto rilanciando una netta chiusura all’Unione Europea, in nome del motto “prima gli italiani”. Una politica basata sull’odio, sul rancore sociale, ed a tratti su progetti di discriminazione razziale. Al centro di questa politica promesse di reddito sociale e di riduzione delle tasse prive di copertura, rapporti internazionali basati su una finta contraddizione con Bruxelles sul piano economico, mentre invece si condividono tutte le scelte di chiusura nei confronti dei migranti. Scelte che anche in Europa hanno ormai un vasto sostegno, come si può verificare nei tentativi di modifica delle Direttive in materia di protezione internazionale, e nella cd. politica dei rimpatri. Dall’Ungheria di Orban all’Austria ed alla Polonia, è una continua rincorsa nell’adozione di normative più violente nei confronti dei migranti. Che poi sono proprio quei paesi che hanno rifiutato qualsiasi possibilità di ri-trasferimento (relocation) dei migranti soccorsi nelle acque del Mediterraneo centrale e quindi sbarcati sul nostro territorio. Perchè di attività di soccorso in acque internazionali si tratta e non di sbarchi, magari “programmati” con le ONG, come hanno insinuato per mesi i leghisti ed alcuni rappresentanti dei Cinque stelle. Come dimostra l’Ungheria di Orban, l’attacco verso le ONG è un passaggio centrale dei nuovi nazionalismi perchè mira ad eliminare formazioni sociali ancora in grado di praticare una vera opposizione dal basso dopo lo svuotamento della tradizionale rappresentanza politica affidata ai partiti ed al sistema parlamentare.
Salvini, dopo avere denunciato la ripresa dell'”invasione”, già pregustava l’insediamento al Viminale, per portare a compimento le politiche di Minniti, con la chiusura dei porti alle navi di soccorso, con la moltiplicazione dei centri di detenzione (CPR-Centri per i rimpatri), con le espulsioni di massa (?), con l’abbattimento del diritto di asilo e la eliminazione della protezione umanitaria, con la prosecuzione degli accordi con la Libia. Adesso il leader leghista dovrà scaricare la sua frustrazione con i suoi sodali da una piazza all’altra della prossima campagna elettorale. Come hanno cominciato a fare anche i leader dei Cinquestelle che aizzano le piazze contro Mattarella, per non affrontare la propria incapacità a formare un governo con forze (Lega) che si erano prima candidate in uno schieramento diverso, e su diversi schieramenti, che non prevedevano l’uscita dall’Euro, avevano ottenuto l’elezione dei propri rappresentanti. Come dovrebbero pure spiegare la compatibilità costituzionale del “Contratto di governo”, dai contenuti tanto generici da accrescere a dismisura i poteri dei ministri nominati.
Le reazioni scomposte di leghisti e di pentastellati al fallimento del tentativo di governo portato avanti dal professore Conte, dietro il rilancio delle promesse elettorali note da tempo, nascondono la volontà di stravolgere il quadro costituzionale con un richiamo diretto alla piazza. Nel programma celato nel Contratto stipulato tra Di Maio e Salvini dietro le proposte di uscita dall’euro si riscontra una sostanziale adesione a poteri economici che, in Italia, e non solo a Bruxelles, hanno massacrato, in nome del liberismo più sfrenato, le parti più deboli della popolazione italiana, compresi i migranti, quale che fosse la loro condizione giuridica. La storia del professore Savona parla da sola, di certo non ha mai difeso gli interessi dei ceti subalterni, ma sappiamo bene quali sono i poteri economici che si nascondono dietro i movimenti sovranisti e identitari europei. Senza la creazione di una nuova formazione di opposizione e di alternativa reale al sistema economico dominante imperniato sul liberismo economico e sulle multinazionali non sarà facile convincere l’elettorato attratto dalle promesse irrealizzabili dei partiti populisti. Al di là delle questioni economiche, sta emergendo la questione della democrazia in Europa e in Italia. Una questione che deriva da meccanismi di produzione del consenso che alimentano solo paure e astio e non contribuiscono a diffondere consapevolezza e coesione sociale.
Come si è verificato lo scorso anno, con l‘attacco contro le ONG, si sta assistendo ad un totale ribaltamento di senso del discorso pubblico. Non sono bastate neppure le immagini video a smentire una ricostruzione fotografica mirata all’evidente scopo di delegittimare le ONG. Un tentativo eversivo che è passato proprio dalla scrivania di Salvini. Come si è tentato di fare diventare gli atti di solidarietà delle ONG, impegnate nei soccorsi in mare, comportamenti da reprimere in quanto penalmente rilevanti, si vorrebbero adesso qualificare come “attentato alla Costituzione” atti, come quelli adottati dal Presidente Mattarella, che sono stati solo una difesa dei principi costituzionali e delle regole della rappresentanza e della autonomia dei poteri dello stato. Una cosa è il ruolo della Presidenza della Repubblica, altra cosa, e pure criticabile, il contenuto di quelle scelte, come la nomina di Cottarelli. Che non rappresenta certo un’alternativa, che pure sarebbe necessaria, rispetto agli assetti politico-economici dominanti. Ma le regole costituzionali non si forzano con i comizi in piazza o con le minacce di impeachement.
La logica autoritaria e la diretta legittimazione popolare che si vorrebbero imporre a scapito della rappresentanza politica e parlamentare, costituiscono comportamenti gravemente eversivi che ci richiamano ad una quotidiana vigilanza democratica. L’insicurezza degli italiani che si vorrebbe collegare all’arrivo ai migranti, può derivare oggi più direttamente da una totale incertezza delle regole costituzionali. La solidarietà è ovunque sotto attacco. Non si tratta solo della difesa del ruolo umanitario delle ONG, ma dello spazio di democrazia che può residuare per i cittadini solidali e per tutti coloro che non vogliono ( per ragioni politiche) o non possono ( per la diversa nazionalità) essere omologati all’interno della categoria del “popolo italiano”. Si devono combattere i populismi a partire dai territori e dalle formazioni sociali nelle quali viviamo ed operiamo. Purtroppo dobbiamo prendere atto della sostanziale mancanza di una autentica opposizione, e dunque le linee di resistenza vanno costruite dal basso, a livello territoriale, e senza attendere indicazioni o dirigenti calati dall’alto. Le politiche migratorie rimangono al centro del dibattito politico reale perché sulla diffusione dell’odio contro gli stranieri si era fondata, e si continua a fondare, gran parte della campagna elettorale italiana.
Non c’è alcun rischio invasione, la collaborazione con le autorità libiche di Tripoli corrisponde a interessi prevalentemente economici, attentamente monitorati dai servizi di informazione. Dietro la caccia ad ONG e scafisti si cela l’esigenza di tutelare le rotte del petrolio e del gas che arrivano dalla Libia. La protezione dei corpi e dei diritti umani delle persone intrappolate in Libia non passa dalla presenza di qualche ONG italiana embedded in alcuni centri governativi in Libia e deve cedere rispetto all’esigenza di dimostrare una chiusura delle frontiere, ed in futuro dei porti di sbarco, che nessuno sarà in grado di garantire effettivamente, almeno finché si rimane nel rispetto del diritto internazionale e della Costituzione italiana.. Si vuole portare l’Italia allo scontro sociale, gli italiani continuano ad essere bombardati da allarmi su valanghe di migranti che arriverebbero, quando si tratta di poche migliaia di persone che ancora riescono a fuggire dai lager libici, “lager” e basta, senza distinzione tra centri gestiti dalle milizie e centri governativi.
I migranti e tutti i cittadini solidali che li assistono in Italia rimangono i bersagli sacrificali della prossima campagna elettorale e dei governi che ne potrebbero seguire, se le attuali maggioranze fossero confermate, o addirittura rinforzate. Mentre Salvini ha strumentalizzato il professore Savona, un noto esponente del liberismo internazionale, per evocare sentimenti nazionalistici. In realtà lo stesso leader leghista è perfettamente integrato nel sistema delle destre europee che stanno proprio sulle posizioni più estreme del liberismo, mentre fanno del nazionalismo e della discriminazione la bandiera dei loro movimenti. Sono movimenti dai finanziatori incontrollabili e con rapporti mai chiariti con i servizi segreti di diversi paesi. Nessuno può essere tanto ingenuo da pensare che la soluzione della crisi italiana non possa interessare alla Russia di Putin o agli Stati Uniti di Trump, con Bannon adesso in Italia, che da anni puntano sui movimenti nazionalisti per mettere in crisi una loro pericolosa concorrente sul mercato mondiale.
Abbiamo visto durante recenti campagne elettorali quale può essere l’impatto di azioni coordinate da parte dei servizi di informazione che riescono ad orientare i consensi in senso marcatamente populistico, in modo da mettere in crisi gli apparati democratici e forzare le regole della rappresentanza. Come abbiamo visto, giusto lo scorso anno, quale ruolo hanno giocato i servizi di informazione del ministero dell’interno nella costruzione del castello di accuse contro le ONG. Su questa campagna di odio Salvini ha costruito una vera e propria rampa di lancio (elettorale), che ha moltiplicato i consensi della Lega. Vediamo oggi come in altri paesi vengono perseguiti gli autori degli attacchi contro le ONG, i portatori dell’ideologia sovranista, ma questo avviene all’estero, non in Italia. Qui si moltiplicano soltanto i processi contro esponenti delle organizzazioni non governative. Anche su questo fronte occorrerà esercitare la massima vigilanza per evitare che le regole della democrazia e dello stato di diritto siano sabotate da chi propaga professionalmente informazioni o valutazioni false, o da chi impedisce l’esercizio del libero diritto di cronaca, allo scopo di condizionare la formazione del consenso e le reazioni dell’opinione pubblica. Da oggi la nostra presenza in rete, e sui territori, dovrà diventare con forza ancora maggiore monitoraggio e denuncia.