di Fulvio Vassallo Paleologo
Le scelte di Minniti di bloccare la rotta libica concludendo accordi con milizie che sono da sempre sospettate di collusione con i trafficanti e costringendo al ritiro la maggior parte delle ONG che, in assenza di mezzi statali, operavano attività di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale, avrebbero dovuto evitare vittime in mare e diffusione dei movimenti razzisti nel nostro territorio. Così non è stato, ed oggi il ministro dell’interno, in una rinnovata visione degli “opposti estremismi”, con il tentativo di impedire la manifestazione di Macerata, giunge a mettere sullo stesso piano chi manifesta per la legalità democratica e chi dà invece copertura ad un attacco terroristico. Una responsabilità storica che segnerà per sempre la storia dei partiti e degli uomini che se la sono assunta, spianando di fatto il cammino alle destre di vario colore.
La campagna elettorale si avvia così alla sua fase decisiva con la diffusione di false notizie sulla criminalità dei migranti e sul loro diritto a restare nel nostro paese, in un crescente clima di odio,mentre i temi cruciali sui quali si gioca il destino di tutti (italiani e stranieri), come lavoro, salute, casa e scuola, vengono sistematicamente elusi, per non parlare delle grandi questioni economiche e geo-politiche. Ai fascisti si consente ampio spazio per i loro attacchi contro i migranti ed i cittadini solidali.
Si stringono i rapporti con i dittatori, si sdogana il regime di Al Sisi in Egitto, e si riceve con tutti gli onori Erdogan a Roma, proprio mentre nei territori turchi di frontiera si respingono e si uccidono i siriani ancora in fuga. Sembra dunque normale praticare anche nel nostro paese azioni brutali di aggressione contro manifestazioni democratiche, detenzioni informali arbitrarie ed in violazione dei principi costituzionali, respingimenti o espulsioni forzati in violazione del diritto europeo ed internazionale, come nel caso dei respingimenti in Egitto ed in Sudan.
Per quanto concerne il cd. corridoio libico si nasconde che il blocco delle partenze è dovuto ai finanziamenti fatti arrivare alle bande criminali che si sono trasformate in corpi speciali di lotta all’immigrazione “illegale” sulla quale continuano ancora a lucrare. Minniti non ha alcun titolo per celebrare i suoi “successi”. Se di migranti in Italia ne arrivano di meno, aumentano i cadaveri dispersi in mare ed aumenta il numero di persone, uomini, donne minori, che dalla Libia, non possono più fuggire e continuano ad essere stuprati, venduti, estorti, nei tanti centri di detenzione formali ed informali disseminati in un paese in mano alle milizie armate . Centri nei quali neppure l’OIM e l’UNHCR riescono a cambiare la situazione, malgrado qualche visita, generalmente preceduta da una accurata preparazione per nascondere gli abusi più gravi, verificati con certezza in base alle testimonianze dei migranti, anche nei cd. centri gestiti dal governo di Serraj, anche a Tripoli.
Nulla si sa dell’arrivo delle ONG italiane in alcuni centri di detenzione libici, dove in base ad una convenzione con il ministero degli esteri guidato da Angelino Alfano, avrebbero dovuto attivare processi di “umanizzazione”. Così come rimane del tutto simbolico il ricorso ai cd. corridoi umanitari, tanto pubblicizzati anche da Minniti, ma consentiti in numero minimale rispetto alla consistenza effettiva delle persone vulnerabili da evacuare immediatamente dalla Libia.
Mentre in Italia avanza la marea di fango di matrice razzista e fascista, comunque apertamente xenofoba, i militari organizzano nuove linee di controllo e di difesa dei “confini” in totale spregio della vita umana. Spregio che caratterizza quegli stessi ambienti che hanno respinto le risultanze inconfutabili di una commissione parlamentare di inchiesta sulle vittime dell’uranio impoverito. I generali negano anche il diritto alla vita dei militari italiani impiegati nelle cd. missioni internazionali di pace, come l’ultima recentemente approvata in Niger. La valutazione delle attività di contrasto in mare di quella che si continua a definire come immigrazione “illegale” non tiene assolutamente in conto gli obblighi internazionali di soccorso e si prescinde dall’esigenza assoluta di ridurre il numero delle vittime. Senza le ONG gli stati non sono in grado di assolvere a questi doveri perchè non ne hanno alcuna intenzione politica. . Uno spregio della vita che hanno già dimostrato in occasione della strage dell’11 ottobre 2013, per la quale alcuni vertici della Marina sono sotto processo davanti al Tribunale di Roma.
Se una cifra comune di questi giorni potesse essere individuata e segnata domani nei libri di storia, questa potrebbe essere il disprezzo per la vita umana e le azioni di solidarietà, un disprezzo istituzionale e nel senso comune, che si sta diffondendo a macchia d’olio con la complicità della maggior parte dei media. Una strada che porta all‘imbarbarimento del conflitto sociale ed allo stato autoritario, con la cancellazione sostanziale dei valori ancora sanciti nella Carta Costituzionale. Una strada che è stata spianata dagli attacchi, anche di matrice fascista, contro le ONG a partire dalla fine del 2016, e poi dalle politiche in materia di asilo ed immigrazione agite dal ministro Minniti, dai servizi di sicurezza e dai vertici militari di riferimento, che oggi plaudono alla nuova operazione Themis promossa dall’Unione Europea per bloccare le vie di fuga dai lager libici e chiudere la rotta del Mediterraneo centrale.
Contro questo disprezzo della vita, contro questo tentativo di risolvere il conflitto sociale con una svolta autoritaria occorrerà certo reagire con gli strumenti offerti dal diritto interno ed internazionale, e con la produzione dal basso di informazioni che smentiscano le menzogne con le quali si cerca di conquistare consenso elettorale. Ma non basterà. Comunque vadano le elezioni, si possono attendere nei prossimi mesi retate di massa, trattenimenti arbitrari, attacchi nei confronti degli operatori umanitari e dei cittadini solidali, tentativi di rimpatrio forzato. Qualcuno vorrebbe anche abolire la protezione umanitaria, ed è sempre sul tappeto il pano di Minniti di aprire un centro di detenzione in ogni regione. Un piano proposto lo scorso anno e rimasto inattuato, ma che oggi potrebbe essere rilanciato.
Oltre le reti di difesa legale sarà necessario schierarsi a fianco dei migranti ed occupare strade e piazze, operare negli spazi di lavoro e di studio, interdire le iniziative razziste e discriminatorie ovunque si svolgano, promuovere una prassi quotidiana di partecipazione e solidarietà a partire dai luoghi nei quali abitiamo e viviamo. Occorre schierarsi accanto a chi oggi ha persino paura di uscire dai centri di accoglienza o dalle case nelle quali si è stati accolti.
Dopo le elezioni l’attacco ai migranti ed ai cittadini solidali sarà ancora più duro con prassi amministrative discriminatorie attuate immediatamente, anche prima che possa intervenire il nuovo parlamento. E Minniti potrebbe succedere a sè stesso. del resto anche Salvini ha riconosciuto che attua le proposte della Lega.
In capo ai cittadini solidali ed alle comunità migranti si profila una sfida immensa, ma si dovrà percorrere un cammino comune per garantire i valori della persona umana ed il rispetto della legalità costituzionale,con una costante capacità di autorganizzazione e di inserimento nella miriade di contraddizioni esistenti nel campo degli avversari. Di certo nessun aiuto ci potrà venire da uno stato che non persegue chi ha ricostituito un partito fascista e da politici che giudicano diversamente il valore della vita umana a seconda del colore della pelle, della identità sessuale o della provenienza nazionale.