di Fulvio Vassallo Paleologo
Ormai nessuno potrà dire “non sapevo”. I fatti sono davanti agli occhi di tutti, anche se molti cercano di nasconderli o di fornirne una interpretazione funzionale ai propri disegni politici. Si è visto chiaramente perché le ONG dovevano essere allontanate dal Mediterraneo centrale, e quando alcune sono ritornate ad operare dopo la firma del Codice di condotta Minniti, gli attacchi si sono intensificati ed hanno avuto come primo bersaglio, e prime vittime, i migranti sequestrati in acque internazionali o mandati a fondo. Sono riprese anche le insinuazioni contro le ONG “colpevoli” di solidarietà, mentre la lista dei morti e dei dispersi si allunga ogni giorno che passa. Tutto sembrerebbe giustificato per dare maggiore vigore alla “lotta contro i trafficanti”. Ma il fine non giustifica i mezzi. Siamo di fronte all’abisso.
Il fine non giustifica i mezzi neppure quando si fanno i processi contro i trafficanti o presunti tali, se l’accertamento dei fatti procede con modalità che suscitano perplessità e preoccupazione. Il rischio che si corre è quello di lasciare intatte le grandi reti criminali colluse con i poteri politici, quegli stessi poteri politici che stringono accordi con i governi europei, anche quando si tratta di criminali di guerra. Gli accordi del governo italiano con il Sudan, frutto del Processo di Khartoum, avviato nel 2014, ne sono una prova eloquente.
C’è da dubitare che, insistendo oltre nella direzione di trovare un colpevole a tutti i costi, anche di fronte ad un possibile scambio di persona, si riesca ad arrestare la violenza mafiosa che in Libia, come in Italia, fa vittime tra i migranti. I fatti dimostrano che i processi penali accertano doverosamente responsabilità individuali, ma non hanno alcun effetto di deterrenza rispetto alle persone che sono costrette a fuggire da abusi e torture di ogni genere, ricorrendo alle organizzazioni criminali, perché non esistono alternative legali di fuga, che potrebbero essere offerte con il rilascio di visti umanitari che gli stati e l’Unione Europea non vogliono concedere. Decime di migliaia di morti nel Mediterraneo sono la conferma più evidente della disumanità delle politiche di contenimento di quelli che continuano a chiamare “flussi migratori”, anche quando si tratta di persone in carne ed ossa.
La grande debolezza dell’azione istituzionale risiede nella pretesa di autosufficienza e nell’atteggiamento ostile contro chi pratica la solidarietà e diffonde libera informazione. Solo una azione sinergica delle istituzioni e della società civile possono permettere di sconfiggere le mafie che lucrano sulla pelle dei migranti, nei paesi di transito come in Italia. E solo la stessa sinergia può contrastare il clima conflittuale che si registra all’interno dei centri di accoglienza, soprattutto dopo gli esiti negativi delle procedure per il riconoscimento di uno status di protezione davanti alle Commissioni territoriali. Lo sbarramento delle frontiere conseguito con gli accordi bilaterali, e la lotta ai trafficanti attuata con le missioni militari e con il ricorso ai servizi segreti, come la distinzione strumentale tra richiedenti asilo e migranti economici, non hanno alcuna probabilità di successo, al di là di qualche effimero vantaggio sul terreno del consenso politico.
La sicurezza non è un valore ed un obiettivo disgiungibile dal rigoroso rispetto delle regole, dei principi dello stato di diritto e dei principi costituzionali che stabiliscono la separazione dei poteri tra legislativo, giudiziario ed amministrativo. Non occorre eludere il sistema delle garanzie di difesa per accertare fatti, che nei diversi gradi dei procedimenti verranno comunque accertati.
Troppe notizie rimangono sistematicamente censurate. Il ruolo dei media dovrebbe restare nei limiti della corretta informazione per fare crescere la consapevolezza nell’opinione pubblica, non per fornire capri espiatori ad ogni costo, magari per costruire di riflesso gli “eroi” ,o per legittimare operazioni politiche che eludono le domande di partecipazione e di trasparenza che provengono dai cittadini. Vanno difesi i giornalisti indipendenti, spesso esposti a pressioni improprie che limitano spazi di informazione sempre più angusti.
Il populismo giudiziario e l’accanimento della politica nel blocco delle frontiere in nome del contrasto dell’immigrazione “illegale”, che si rivolgono anche contro persone in fuga che cercano a tutti costi un modo per raggiungere l’Europa, trovano il loro punto di sintesi negli accordi di polizia firmati con i paesi terzi. Siamo certi purtroppo, ed i fatti di questi ultimi giorni lo confermano, che le reti dei trafficanti non saranno scalfite da indagini a senso unico e da accordi con quelle stesse forze che per anni sono state colluse o direttamente responsabili del traffico di esseri umani. Si continuerà soltanto a fomentare conflitti sanguinosi, come in Libia, ed a fornire alibi ai professionisti della sicurezza ed all’informazione che se ne fa portavoce. Come cittadini proseguiremo a nostro rischio, fino a quando sarà possibile, il lavoro di denuncia, di documentazione e di ascolto delle ragioni di chi viene privato di una identità e di una qualsiasi possibilità di parola.
La Corte penale internazionale sta già indagando sui crimini commessi dalla sedicente Guardia costiera libica. Se non saranno i tribunali italiani a condannare i colpevoli di strage ed i loro mandanti politici e militari, sarà la società civile che raccoglierà prove e testimonianze per portarle a conoscenza delle corti internazionali e dei tribunali di opinione. Se non ci saranno sentenze emesse dai giudici, resteranno i fatti consegnati alla storia. Nessuno, davvero nessuno, potrà dire, non sapevo.
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Parte il processo verso una sessione del Tribunale Permanente dei Popoli sui migranti e sulle politiche di gestione della frontiera da parte del governo italiano che si terrà dal 18 al 20 dicembre a Palermo per giudicare i crimini contro i migranti nel Mediterraneo, connivenze e corresponsabilità. Con questo comunicato i convocanti annunciano una conferenza stampa per lunedì 13 novembre a Palermo e chiamano a rispondere i rappresentanti del governo italiano ed il Ministro Minniti che sarà a Palermo nei prossimi giorni.
Nel frattempo il Relatore Speciale ONU sui Difensori dei Diritti Umani sta chiedendo informazioni su casi di criminalizzazione della solidarietà in Italia per un rapporto che presenterà alle Nazioni Unite nel marzo 2018.
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COMUNICATO STAMPA
IL TRIBUNALE DEI POPOLI convocato a Palermo sulle responsabilità nei crimini commessi contro il popolo migrante da Governo italiano e UE.
CONFERENZA STAMPA LUNEDI’ 13 novembre ore 12.00 presso il Centro Santa Chiara
Apprendiamo che, mentre tante donne, tanti bambini e tanti uomini vengono torturati o lasciati morire nelle carceri libiche, annegano nel Mediterraneo, o raggiungono le coste italiane già senza vita, il Ministro degli interni, Marco Minniti, viene invitato a Palermo da La Repubblica, a discutere di migrazioni e accoglienza, durante una festa.
Noi crediamo, invece, che il Governo italiano, qui rappresentato dal Ministro Minniti, e l’Unione europea, debbano essere convocate in ben altre sedi, per accertare le responsabilità nei crimini commessi contro il popolo dei migranti.
Comunichiamo al Ministro Minniti che le organizzazioni siciliane firmatarie hanno convocato il Tribunale Permanente dei Popoli per aprire una indagine sui crimini in cui il governo italiano è coinvolto nell’ambito delle recenti politiche fondate sugli accordi coi paesi di origine e transito dei migranti, espressione della politica delle frontiere dettata dall’Unione europea.
Si tratta di crimini e responsabilità complesse ma dimostrabili che sentiamo il dovere di indagare adesso. Per questo abbiamo fatto richiesta al Tribunale Permanente dei Popoli di realizzare, nell’ambito della Sessione sui diritti delle persone migranti e rifugiate, inaugurata a Barcellona nel mese di luglio 2017, una sessione sulle politiche di frontiera promosse dal governo italiano.
La sessione si terrà dal 18 al 20 dicembre 2017 a Palermo, capitale della cultura dell’accoglienza. In questa occasione testimoni ed esperti sono chiamati a presentare le loro analisi e prove alla giuria internazionale convocata da questo Tribunale.
Per lanciare questa importantissima iniziativa convochiamo una conferenza stampa lunedì 13 novembre alle ore 12.00 presso il Centro Santa Chiara.
Il Tribunale Permanente dei Popoli (TPP) è una istituzione fondata nel 1979 da Lelio Basso, come strumento di visibilità e presa di parola per quei popoli vittime di violazioni dei diritti fondamentali enunciati nella Dichiarazione Universale dei Diritti dei Popoli (Algeri, 1976), marginalizzati dal diritto internazionale, che con i suoi esperti da tutto il mondo esaminando cause e modalità di tali violazioni, denuncia all’opinione pubblica mondiale i loro autori.
Rete di associazioni per il TPP
per adesioni e contatti: palermotpp@gmail.com
Associazioni promotrici:
Addio Pizzo – Palermo
ARCI Sicilia
Arci Porco Rosso
Arte Migrante – Palermo
Associazione ADDUMA avvocati
Associazione contro le discriminazioni razziali Noureddine Adnane
Associazione Diritti e Frontiere – ADIF
Associazione GiocherendaAssociazione Handala
Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione – Palermo
Associazione “Pellegrino della terra” Onlus
Associazione PRO.VI.DE-Regina della Pace onlus –
Associazione Pluralia – Palermo
Borderline Sicilia
Caritas di Palermo-Aarea Mondialità
Casa della Cultura Araba – Al QUDS
Centro Astalli Palermo
Centro Diaconale La Noce – Istituto Valdese
Centro Italiano Aiuti all’Infanzia/CIAI Palermo
Centro Salesiano Santa Chiara
Clinica Legale per i Diritti Umani- Cledu
Comitato Antirazzista Cobas Palermo
Cooperazione Internazionale Sud Sud – CISS
Coordinamento Antitratta di Palermo
Emmaus Palermo Onlus
Forum Antirazzista Palermo
Istituto di Formazione Politica “Pedro Arrupe” – Centro Studi Sociali
Laici Missionari Comboniani
Libera – Palermo
La Migration sportello immigrati Lgbti
L’Altro Diritto Sicilia
Mediterraneo Antirazzista
Missionari Comboniani Palermo
Moltivolti
Movimento Internazionale della Riconciliazione/ MIR – Palermo
Osservatorio Migrazioni
Per esempio Onlus
ROMpiamo i pregiudizi
Refugees Welcome Gruppo territoriale Palermo
Ufficio Migranti – CGIL Palermo