Pubblichiamo questo lungo post di una nostra amica che da tempo ci segue. Blogger e giornalista anche affermata ha pensato (a nostro avviso bene) di non usare i suoi soliti canali per raccontare quello che vede e segue ma di entrare a gamba tesa nei social network con un lungo post. Non le frasi ad effetto ma il tentativo di proporre ragionamenti semplici, lineari e con questi, di provare a fare informazione corretta a partire dal violento sgombero dei rifugiati a Roma del 19 agosto scorso e di quello che ne è seguito. Ci pare un buon modo di utilizzare fb ponendo un argine ai commenti fatti e urlati da persone disinformate, spesso già cariche di pregiudizi, che accettavano una realtà deformata ad uso e consumo degli imprenditori del razzismo più bieco. La ringraziamo e pubblichiamo
Sabika Shah Povia
Ho letto tanti articoli e visto tanti servizi sullo sgombero di Palazzo Curtatone e devo chiarire alcune cose che non sono opinabili in quanto fatti. È ovvio che io ho un’opinione su ciò che è accaduto, ma il mio lavoro mi costringe a metterla da parte per fornire un servizio di informazione serio e affidabile.
1) Non erano migranti, ma rifugiati: troppi giornali continuano a parlare degli occupanti di Curtatone come migranti. Perché? C’è stato un momento in cui un ragazzo ha raccolto tutti i loro documenti ed è andato a parlare con gli agenti antisommossa.
“Ecco i nostri documenti!” ha detto il ragazzo. “Siamo rifugiati! Salvati dal mare!”
“Che mi dai i documenti non serve a nulla,” ha risposto l’agente.
Forse agli agenti non sarebbe servito, ma a qualche giornalista che ha scritto sulla vicenda sì, glieli avrebbero dovuti far vedere. E gli avrebbero anche dovuto spiegare cosa significa essere rifugiato, che diritti ti dà e che cos’è la Convenzione di Ginevra.
Chi usa il termine MIGRANTE, che ormai, purtroppo, ha assunto una connotazione negativa, lo fa solo per dare l’idea di irregolarità e illegalità. Lo fa per rafforzare pregiudizi o per ignoranza, non so. Quel che so è che sbaglia.
2) Lo sgombero è avvenuto senzaa preavviso: lo sgombero all’alba del 19 agosto è stato effettuato senza alcun preavviso. Gente che viveva nel palazzo da 4 anni, è stata cacciata di “casa” in pigiama alle 6 del mattino. Soltanto il giorno dopo gli è stato consentito di rientrare uno alla volta a riprendersi un po’ delle loro cose. Non si possono sgomberare più di 600 persone senza preavviso e pensare che fili tutto liscio. Se fossero stati avvisati e non se ne fossero andati da soli, la polizia sarebbe stata “costretta” ad intervenire, ma la polizia non è stata costretta. È intervenuta e basta. E comunque non avevano un altro posto dove andare, quindi probabilmente sarebbero rimasti lì fino all’ultimo.
3) Perché hanno rifiutato le case offerte dal Comune: la prima cosa che va detta a riguardo è che le offerte sono arrivate dopo che i rifugiati avevano già passato 4 notti in piazza. DOPO lo sgombero, DOPO averli buttati in strada senza alternative. Ora, hanno rifiutato l’offerta del comune? Sì, ma la motivazione era ben altro che la distanza dal centro. Intanto, l’offerta di andare vicino Rieti non era neanche reale, visto che il sindaco non era stato avvisato e ha detto che non voleva accogliere altri 40 rifugiati in un paesino da 3000 abitanti. Ma facciamo finta che lo fosse. Su oltre 600 persone che abitavano a Via Curtatone, ne avrebbero sistemate una quarantina in questo paesino. Quella quarantina sarebbe stata composta dalle persone più vulnerabili, quindi donne e bambini, iscritti nelle scuole di zona Termini e perfettamente integrati. Facciamo anche che non ce ne frega niente di dove siano iscritti a scuola questi bambini. Beggars can’t be choosers, si arrangeranno. Ok. Ma quanti di voi sanno che questi alloggi sarebbero stati concessi solo per SEI MESI? Questa non era una vera soluzione, solo un tampone provvisorio che serviva a fingere di aver risolto la questione per poi ricominciare tutto l’ambaradan da capo tra sei mesi. Inoltre, solo per una frazione minima delle persone presenti. Sarebbero state separate famiglie, si sarebbero interrotti percorsi di integrazione già avviati da tempo e percorsi educativi che non possono che beneficiare il nostro Paese in futuro. L’altro alloggio proposto era un centro d’accoglienza del servizio SPRAR a Torre Maura. Dicevano di avere posto per 80 persone, sempre e comunque una piccolissima parte, perché ne avevano calcolate 4 a stanza, con un bagno ogni tot stanze. Inoltre, avrebbero dovuto firmare entrando e uscendo dal palazzo. Ma davvero vi sembra una soluzione? Tra l’altro i centri SPRAR sono riservati ai richiedenti asilo. Se hai ottenuto l’asilo da più di sei mesi, non vi hai diritto e qui stiamo parlando di gente che ha ottenuto l’asilo da anni. Molti hanno addirittura la cittadinanza italiana! Come possiamo permettergli di fare passi indietro? Solo dopo questo precedente, il Viminale ha avuto il buonsenso di riscrivere le linee guida sulla gestione degli sgomberi in modo da non permettere più che avvengano senza aver prima trovato una soluzione abitativa alternativa per gli occupanti.
4) La polizia non ha usato gli idranti solo per spegnere roghi: non mi pare che il volto della signora Gemma, che ora si ritrova un naso rotto, fosse in fiamme. Le bombole del gas sono state lanciate in protesta all’evacuazione forzata della piazza. Nessuna bombola ha colpito un agente, anzi hanno rischiato di fare più danni tra i rifugiati essendo state lanciate dal palazzo in direzione della piazza. Un solo ragazzo ha tentato pateticamente di lanciarne una che era atterrata in piazza in direzione degli agenti, ma è stato fermato. L’idrante ha spento due roghi la mattina, vero, ma è stato usato più volte anche solo per disperdere i rifugiati fino al pomeriggio. Una volta chiusa la piazza, un idrante ha inseguito i rifugiati che protestavano all’inizio di Via Marsala, creando qualche disagio per il traffico, fino a Piazza del Cinquecento. Non c’era nessun rogo lì.
5) Lo scopo dell’intera operazione era disperdere i rifugiati, non risolvere il problema: se un gruppo di cento persone sta in mezzo ad una piazza sono visibili e non possiamo ignorarli. Se lo stesso numero di persone si sparpaglia in giro per la città, chi su una traversa, chi in un vicoletto, chi sotto un ponte e chi in un’altra piazza, cambia solo la nostra percezione del problema, ma non si risolve nulla. La polizia ha costretto i rifugiati a disperdersi, ma, nel concreto, non ha risolto nulla. Anche perché non spetta a loro farlo, ma ai nostri politici, allo Stato di diritto italiano, se ancora esiste. In compenso però, abbiamo fatto una pessima figura a livello internazionale.
6) Non ha importanza se era un racket a gestire l’occupazione o meno: non è questo il problema. Questa è una questione sollevata per distrarci dai problemi reali di malagestione dei flussi migratori. Comunque su questo punto i fatti non sono ancora chiari. I rifugiati sostengono che i soldi che pagavano erano per le pulizie e il servizio portineria del palazzo, l’accusa invece è quella che pagassero i posti letto. Ma che importanza ha? C’era qualcuno che si arricchiva sulla pelle dei poveri, qualcuno che si approfittava della loro disperazione, qualcuno che si sostituiva ad uno Stato assente, che non ha saputo garantire i loro diritti a questi rifugiati? E allora? Perché sarebbe loro la colpa? Rifletteteci.
7) I rifugiati non prendono 35 euro al giorno: quei soldi li riceve lo Stato dall’Unione europea per garantire un’accoglienza decente a chi arriva in Italia. In tasca al richiedente asilo vanno soltanto 2,5€ al giorno. Il resto serve per il vitto, alloggio, corsi di lingua ecc. Una volta ottenuto lo status di rifugiato però, non hai neanche più diritto a quei 2,5€ al giorno, quindi cosa c’entrano questi soldi nella questione di Curtatone? Nulla.
8) Se lo Stato non li lasciasse soli una volta ottenuto l’asilo, non si creerebbero situazioni come quella di via Curtatone: lo Stato italiano è responsabile dell’inserimento nella società di una persona a cui dà asilo politico. Deve aiutarli a imparare la lingua, trovare un lavoro e una casa che si possono permettere con il loro stipendio. Nel periodo in cui attendono una risposta, gli viene dato vitto e alloggio, e poi? Poi di colpo più nulla. Non è un piano lungimirante e un’accoglienza come questa non serve a nessuno, né ai rifugiati, né a noi, perché crea soltanto scene di disagio e violenza come quelle di #Curtatone, che speriamo tutti di non rivedere mai più.