L’Italia esibisce in Europa gli accordi con Tripoli. Sotto attacco vittime e testimoni.

di Fulvio Vassallo Paleologo

Il governo italiano si presenta al vertice di Parigi esibendo, dietro il Codice di condotta per le ONG, autentico specchietto per le allodole, i risultati degli accordi con il premier libico Serraj e alcune tribù del Fezzan, come già prima con il Sudan di Bashir, con un abbattimento su base mensle, in agosto, del 70 per cento degli arrivi di migranti dalla Libia. Adesso si può davvero dire che le frontiere europee raggiungono il Fezzan, le attività di esternalizzazione dei controlli sono molto avanzate e numerosi contingenti militari sono già schierati sul territorio di confine tra Libia, Niger, Chad e Sudan. Poco importa a quale prezzo. Di fatto sono state proprio le milizie della zona di Sabratha, dalla quale si verificavano le partenze della maggior parte dei gommoni, ad intervenire per bloccare tutte le vie di fuga. Perchè di vie di fuga dalla Libia occorre parlare, oltre che di contrasto al traffico di esseri umani.

Un risultato che non appare certo riconducibile all’allontanamento delle ONG, minacciate con le armi dalla cd. Guardia costiera libica, ed infangate dai media vicini alle organizzazioni di estrema destra, quanto alle violente attività di blocco e di internamento a terra, dove gli aiuti europei , anche con uomini e mezzi, hanno evidentemente raggiunto le milizie che fino a ieri controllavano il traffico di esseri umani e le partenze di massa dalle coste di Zuwara, Zawia e Sabratha. Sulla “Guardia costiera libica” sta indagando adesso la Corte Penale internazionale. Sono le stesse milizie, ed è la stessa “Guardia costiera libica” che fino a pochi mesi fa colludevano apertamente con i trafficanti, sono gli stessi uomini che adesso trovano più conveniente vestire una divisa ed instaurare un rapporto di collaborazione con le agenzie europee come Frontex e con i mezzi inviati dalla Marina italiana fin dentro il porto di Tripoli.

Anche la Procura di Trapani aveva ipotizzato una collusione tra trafficanti e parti della Guardia costiera libica, ma poi aveva preferito approfondire il filone di indagine delineato dagli agenti infiltrati a bordo della nave Vos Hestia di Save The Children. Del resto che i trafficanti e la Guardia costiera libica seguissero i gommoni fino alle acque internazionali era circostanza nota da tempo, come risulta da fotografie di attività di soccorso nelle quali, oltre ai mezzi libici, risalta la presenza di mezzi della Guardia Costiera italiana. Adesso la Guardia costiera libica è arrivata al punto di sparare sulle navi delle ONG, o almeno di quelle che hanno saputo fare denunce.

Sembra che a Parigi tutti abbiano convenuto sul piano italiano per contrastare il traffico di esseri umani dalla Libia.  Nessuno può sapere quanto durerà questo calo delle partenze dalla Libia, forse finchè dureranno i soldi in arrivo da Bruxelles e da Roma, ma alcune circostanze emergono sempre più chiaramente, come il coinvolgimento dei guardiacoste libici nel traffico di esseri umani, anche se il ministro Minniti ha sempre difeso la Guardia Costiera libica, senza distinzione alcuna.

Una “Guardia costiera libica” di fatto non esiste, esistono vari comandanti che rispondono alle milizie locali, e spesso si tratta delle stesse milizie colluse con i trafficanti che hanno garantito finora la “sicurezza” degli impianti di estrazione di gas e petrolio.

Le attività di indagine della magistratura italiana, che conosce perfettamente quali sono i trafficanti veri e con chi intrattengono rapporti in Libia, si sono trovate orientate proprio nella direzione voluta o condivisa da una precisa parte politica, da una parte dei servizi di informazione e da organizzazioni dell’ estrema destra europea. 

Un contributo alle indagini contro le ONG portate avanti dalla Procura di Trapani sembra che sia venuto anche dal SAP, il sindacato autonomo di polizia, noto per le sue posizioni politiche ed al centro di polemiche dopo gli attacchi portati avanti nei confronti di parenti di vittime decedute in Italia a seguito di percosse da parte delle forze di polizia. Un sindacato schierato da sempre contro il reato di tortura.

Salvini ha ammesso tranquillamente di avere visionato anticipatamente le carte alla base dell’inchiesta di Trapani sulla nave Juventa e sul suo equipaggio, e di averle pure condivise. Vedremo  quale valenza avrà in sede processuale il materiale informativo fornito alle procure da agenti “infiltrati” in collegamento con i servizi a bordo delle navi umanitarie, dopo averlo “offerto” ad un rappresentante politico (Salvini) che ne ha fatto uso personale. Come ne hanno fatto uso personale i rappresentanti della missione Defend Europe dei giovani identitari europei, che sono risultati in stretto contatto con i medesimi agenti dai quali sono partite le accuse contro le ONG. Una missione terminata dopo respingimenti da tutti i porti del Mediterraneo, con gli attivisti costretti ad abbandonare la C Star a Malta.  Tutte persone che magari andrebbero almeno sentite per confermare sotto giuramento quanto hanno dichiarato sui media.

Certo sarebbe interessante una inchiesta sulle modalità alquanto strane con le quali sono partite indagini che hanno portato a sequestri e avvisi di garanzia nei confronti di operatori umanitari. Modalità che emergono già dai verbali di interrogatorio diffusi da tutti i media. Ancora oggi sono rimasti a puntare il dito sui presunti imputati per il reato di solidarietà, un reato che non esiste, personaggi che sono in evidentemente collegamento tra servizi, dunque ministero dell’interno, agenzie di security private e organizzazioni variamente identitarie, se non apertamente nazionaliste. Quali sono i materiali di indagine e  dunque gli elementi probatori che le procure hanno autonomamente acquisito ?

Dietro gli attacchi alle ONG e la campagna di criminalizzazione contro gli operatori umanitari ed i cittadini solidali si vuole nascondere la reale portata degli accordi con il governo di Tripoli ed il prezzo altissimo che ne è derivato per i migranti bloccati nei lager libici, come documentato anche da Human Rights Watch. Tutti coloro che hanno contribuito a rallentare, o a bloccare del tutto, le attività di ricerca e soccorso delle ONG sono responsabili a vario titolo di sequestri e respingimenti che si verificano quotidianamente in territorio libico ed a cui nessuno ha saputo trovare rimedio. Anche quando la “Guardia costiera libica” non distrugge i gommoni, dai quali le ONG hanno socorso persone, ma li carica  e se li riporta indietro. I diritti umani nei centri di Zawia o Sabratha non saranno garantiti neanche  con l’intervento dell’OIM e dell’UNHCR. L’Italia ritiene di potersi giustificare per questi abusi con l’invio di alcune centinaia di “kit di pronto soccorso” destinati agli sfortunati che vengono ripresi dalla Guardia Costiera libica e riportati a terra.

Sarà cruciale nei prossimi mesi l’andamento dei processi contro i rappresentanti delle ONG. Si doveva giustificare con l’opinione pubblica il blocco di attività di salvataggio. Si dovevano eliminare testimoni scomodi che continuavano a denunciare le violenze perpetrate dalla Guardia costiera libica.

L’accusa di collusione con i trafficanti è servita esattamente a questo. Sono queste indagini, ed è il codice di condotta imposto alle ONG, che domani saranno sbandierate a Parigi come prova dell’efficacia dell’azione del governo italiano contro le organizzazioni criminali, nella difesa delle frontiere esterne dell’Unione Europea. Un prezzo da pagare, secondo il ministero dell’interno, per aprire una negoziazione sul Regolamento Dublino e sulla relocation dei richiedenti asilo in altri paesi, al centro dell’Agenda europea sulle migrazioni, naufragata insieme alla missione navale EunavFor Med, che adesso sembra di fatto esautorata dalla cessione di una vastissima zona SAR alla Libia di Serraj. Ma Frontex sembra già pronta a ritornare in scena anche in Libia.

Dopo il successo del lavoro di demolizione mediatica portato avanti contro le ONG, in sinergia da autorità statali, gruppi estremisti ed organi di informazione, adesso si sta passando all’attacco diretto e personale delle associazioni che, come Amnesty International, Human Rights Watch ed Oxfam hanno difeso le ONG, e dei loro rappresentanti. Costituiscono una minaccia perchè denunciano la condizione dei migranti intrappolati nei lager libici o riportati indietro dalla Guardia costiera di Tripoli.

Dopo l’ipotesi di reato di agevolazione di ingresso di “clandestini” contestato a Trapani, a qualcuno occorre elaborare una nozione più sottile di “reato di solidarietà”, legata alla mera collaborazione in attività volte alla difesa dei diritti umani delle persone intrappolate in Libia, sequestrate in mare e respinte verso l’inferno dei lager libici. Dalle ipotesi di reato individuali a vere e proprie ipotesi di reati associativi, anche se manca lo scopo di lucro e le finalità rimangono meramente umanitarie. Presto chi vende le informazioni che raccoglie al migliore offerente potrebbe puntare ancora il dito contro chi, anche con un lavoro del tutto gratuito, cerca di difendere i brandelli dello stato di diritto e della solidarietà costituzionale, gli ultimi che ci rimangono. Fermare le ONG e gli operatori solidali non gioverà a nessuno, proprio a nessuno. Neppure alle indagini contro i trafficanti ed i loro complici politici e militari in Libia.

Sarà un’occasione importante per la magistratura. Si tratterà di verificare quanto valga ancora il principio di imparzialità e la riserva di legge ( nessun reato senza una previsione specifica), o quanto piuttosto anche i magistrati siano sensibili agli indirizzi politici ed all’umore della popolazione. Fino alla consacrazione  a furor di populismo del reato di solidarietà. E’ in discussione in sostanza l’indipendenza della magistratura. Ai cittadini liberi, che tali vorranno restare, non rimane che aumentare il flusso delle informazioni per combattere calunnie e diffamazione, e per contrastare un senso comune dilagante secondo il quale, pur di ridurre gli ingressi di migranti in Italia, si può anche consentire di violare diritto internazionale e Carta Costituzionale. Oggi per i migranti da escludere, ma domani questo si potrebbe ripetere per tutti, davvero per tutti.

“Le nostre vittime ci conoscono dalle loro ferite e dai loro ferri: questo rende la loro testimonianza irrefutabile. Basta che ci mostrino quel che abbiam
fatto di loro perché conosciamo quel che abbiam fatto di noi. E’
utile? Sì, poiché l’Europa è in gran pericolo di crepare.”

J.P. Sartre, Prefazione a Frantz Fanon, ” I Dannati della terra”, settembre 1961