Il confine italo – francese di Ventimiglia è da sempre uno dei luoghi che si cerca di attraversare in mille modi. Un tempo erano i contrabbandieri italiani di sale e sigarette, poi a fuggire erano gli antifascisti oggi sono i richiedenti asilo che non vogliono restare in Italia. Un confine macchiato di sangue, sono tanti gli uomini e le donne che hanno perso la vita nel varcarlo, ma che ultimamente è finito sotto i riflettori per il “reato di solidarietà“. I primi a essere stati colpiti dalle ordinanze della prefettura sono stati i solidali “no border” che si sono ritrovati anche fogli di via (ben prima dei decreti Minniti Orlando), prima esclusivamente nel Comune citato, poi in altri 15 circostanti. Molti di questi atti di repressione sono poi stati dichiarati illegittimi in tribunale e ritirati. Gli incriminati offrivano assistenza ai richiedenti asilo e ai fuggitivi, davano informazioni per ottenere asilo, indicavano i luoghi in cui dormire, d’inverno offrivano pasti caldi e bevande e arrivavano anche ad insegnare a nuotare. Dallo scorso agosto, ad assecondare e a favorire l’approccio repressivo è stata la stessa amministrazione comunale. Il sindaco di Ventimiglia, di centro sinistra, utilizzando problemi connessi all’igiene nella somministrazione di cibarie, ha vietato, con un ordinanza di fornire di fatto cibo caldo ai migranti, pena una sanzione amministrativa. In questi giorni di marzo sono giunti i primi provvedimenti verso chi ha contravvenuto a tale provvedimento. La parlamentare Eleonora Forenza ha ritenuto opportuno chiedere alla Commissione Europea se tale comportamento dell’amministrazione è da considerarsi lecito ponendo due domande. Attende risposta che ci farà avere e di cui daremo certamente notizia. Nel frattempo la ringraziamo, sono pochi purtroppo gli esponenti politici che stanno facendo una così netta scelta di campo.
Eleonora Forenza (GUE/NGL)
Interrogazione con richiesta di risposta scritta
Alla Commissione Articolo 130 del regolamento
Oggetto: Effetti restrittivi sulle condizioni e dignità dei rifugiati da parte di ordinanze emesse da enti locali
Il 20 marzo 2017 in Italia, nel Comune di Ventimiglia, al confine francese, nove persone francesi e una inglese sono state denunciate dalle forze dell’ordine italiane perché stavano somministrando cibo e bevande a persone richiedenti protezione umanitaria in Europa.
La denuncia, avvenuta in base ad un’ordinanza del Sindaco di Ventimiglia dell’11 agosto 2016, è stata stigmatizzata da diverse associazioni per i diritti umani, come Amnesty International.
La Caritas ha chiesto il ritiro dell’ordinanza.
Da mesi è in atto a Ventimiglia una illegittima attività repressiva contro chi offre soccorso, assistenza, informazioni utili al benessere delle persone.
È paradossale che sia denunciato chi compie un gesto di solidarietà, senza finalità di lucro, supplendo a un compito delle istituzioni nel garantire un diritto universale fondamentale: il diritto alla vita.
1)Non ritiene la Commissione che l’ordinanza emessa dal Sindaco di Ventimiglia l’11 agosto 2016 sia lesiva delle disposizioni di cui all’Art.18 della Carta dei diritti fondamentali dell’Ue?
2) Tali ordinanze che, adducendo ragioni di ordine igienico-sanitario, rischiano di punire chi manifesta spontanea e immediata solidarietà, sono compatibili con il Regolamento di Dublino e successive revisioni che sanciscono l’obbligo per gli SM di garantire adeguata protezione ai rifugiati e con la direttiva 2004/83?