Riprendiamo e pubblichiamo volentieri questo interessante contributo uscito su Africa Express e ringraziamo quanto il suo direttore Massimo A. Alberizzi che l’autrice Cornelia I. Toelgyes. Non solo con la Libia i paesi europei, in primis Italia e Germania, cercano di stringere accordi per fermare la fuga delle persone con ogni mezzo e fornendo ad altri gli strumenti economici e militari per poterlo fare. Sono patti scellerati che producono per lo più unicamente vittime e risultati miseri rispetto alle aspettative ma che vengono poi spesi per pesare sui tavoli delle cancellerie europee e per ottenere consensi elettorali per le rispettive forze politiche di appartenenza. Africa Express è una delle poche voci attive in Italia per raccontare cosa avviene in quel contesto complesso che è il continente africano, in cui tante sono le dinamiche in moto ma che, soprattutto in Italia, vengono spesso semplificate con un atteggiamento superficiale e profondamente coloniale.
Cornelia I. Toelgyes
L’accordo tra Europa e Italia da una parte e Niger dall’altra per bloccare il flusso dei migranti verso la Libia e quindi verso le nostre coste ha ottenuto risultati miseri. O meglio un paio di risultati li ha avuti: aumentare il prezzo dei trasporti – e quindi i guadagni dei trafficanti di uomini – e aumentare a dismisura i disagi e i rischi dei disperati che cercano in tutti i modi di attraversare il Mediterraneo. Insomma le misure adottate non scoraggiano chi vuole partire. molti di loro muoiono ma non muore la loro speranza di una vita migliore.
Lo scorso autunno sia la cancelliera tedesca, Angela Merkel che l’allora ministro degli Esteri italiano, Paolo Gentiloni, si sono presentati alla corte di alcuni leader africani, per stingere accordi volti a frenare i flussi migratori verso l’Europa. La Merkel e Gentiloni hanno intrattenuto anche colloqui con il presidente del Niger, Mahamadou Issoufou, perché la ex colonia francese si trova in una posizione geografica strategica: devono attraversarlo quei disperati che dall’Africa occidentale intendono raggiungere la Libia, e poi passando per il Mediterraneo, l’Europa.
Si stima che lo scorso anno almeno centomila persone, in fuga da una fame micidiale, guerre e persecuzioni, siano passati per Agadez, città e capoluogo della regione omonima nel nord del Niger, verso il confine con la Libia, sulla pista che porta al confine con la Libia dove ci si imbarca per raggiungere le nostre coste.
Agadez, Niger
A metà dicembre dello scorso anno è stato firmato nell’ambito del “migration compact” un primo accordo con il Niger, sostenuto da Italia, Francia e Germania, che prevede un primo finanziamento di seicentodieci milioni di Euro.
Nei mesi scorsi il flusso di migranti si è notevolmente ridotto sulla rotta Niger-Agadez. L’Unione europea è convinta che ciò sia dovuto in gran parte agli investimenti effettuati nell’addestramento delle forze di sicurezza nigerine. Sono state sequestrate quasi trecento autovetture, arrestati centodue trafficanti di uomini e nove poliziotti corrotti. Zaki Moussa, procuratore del Tribunale di Agadez ha specificato che raramente i trafficanti sono di nazionalità nigerina, per lo più provengono dalla Nigeria o da altri Paesi dell’Africa occidentale.
Malgrado Agadez non sia più una delle principali rotte, il flusso migratorio verso le nostre coste non si è arrestato. Nel 2016 oltre centottantunomila persone hanno attraversato il Mediterraneo. Più di cinquemila hanno perso la vita durante la traversata. Secondo l’Organizzazione internazionale delle migrazioni (OIM) dal 1. al 25 gennaio 2017 sono giunti via mare in Europa 3.829 disperati. Circa i due terzi (2.788) sono arrivati in Italia e il resto in Grecia (1.041). In questi primi giorni dell’anno duecentoquarantsei persone sono morte nel viaggio.
migrante deceduto nel deserto
Chi deve fuggire, lasciare il proprio Paese a causa di guerre, oppressioni, carestie e fame, è disposto a qualsiasi rischio. Dunque se viene chiusa una rotta, i trafficanti ne troveranno altre, più pericolose, per portare i migranti verso le coste libiche.E i costi del viaggio salgono. E’ la regola di tutti i proibizionismi.
Secondo Peter Tinti, ricercatore di Global Initiative against Transnational Organized Crime ha spiegato che spesso le politiche contro la tratta sono controproducenti: “Riescono ad aumentare anche di molto loro margine di profitto dei trafficanti, mettendo a forte rischio la sicurezza dei migranti”. Infatti i boss cercano strade alternative, si viaggia solamente di notte in camion stracarichi di persone. Media locali hanno riportato che recentemente sono stati trovati i corpi di trentotto persone morte nel deserto.
Inoltre non sarà facile attuare velocemente i programmi di sviluppo economico, voluti fortemente dall’UE, per ridurre la povertà. Potrebbero volerci degli anni per vedere i primi risultati e nel frattempo le persone continueranno a scappare.
Agadez, durante il boom del passaggio dei migranti, era una città attiva. In ogni angolo si trovavano cambiavalute, venditori di telefoni cellulari, meccanici d’auto. Gli edifici affittati ai mercanti di uomini, che ospitavano i migranti nell’attesa della partenza, ora sono vuoti. Dunque per gli abitanti della città il piano dell’UE ha avuto un impatto economico negativo.
La regione e la citta di Agadez sono da sempre stati centro di transito per chi era diretto in Libia o in Algeria. Un protocollo d’intesa per la libertà di movimento è stato adottato anni fa dalla Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (ECOWAS). Il trasporto di migranti provenienti dall’Africa occidentale non era considerato un crimine, fino all’entrata in vigore della legge contro la tratta degli esseri umani nel maggio del 2015.