Il Council of Europe Group of experts against human trafficking (GRETA) nel settembre scorso ha inviato un proprio team in Italia per avere maggiori informazioni in merito all’attuazione della Convention on Action against Trafficking in Human Beings in Italia. GRETA è un gruppo multidisciplinare indipendente composto da 15 esperti, istituito ai sensi della Convenzione citata. Ha il compito di monitorare il rispetto di questa convenzione, da parte dei 46 Stati che l’hanno finora ratificata. La visita in Italia è stata organizzata a norma dell’articolo 7 del regolamento di procedura previsto, per valutare l’attuazione della Convenzione da parte delle Parti chiamate in causa. Consente di intervenire in una situazione che richiede l’attenzione immediata, mediante una richiesta urgente di informazioni e di visite ad hoc.
I rappresentanti del GRETA hanno voluto incontrare tanto le istituzioni quanto esponenti della società civile appartenenti a varie associazioni e Campagne (da ADIF aTerre Des Hommes, LasciateCIEntrare a Be Free, Clinica Legale dell’Università Roma III, Medu, Oxfam, Antigone, Borderline Sicilia, Penelope, Mediterranean Hope ed altre) per affrontare il tema spinoso dei rimpatri forzati delle vittime di tratta. Il caso da cui si partiva era relativo all’espulsione di circa 20 ragazze nigeriane, alcune delle quali avevano presentato, dopo essere state recluse nel CIE di Ponte Galeria (Roma), un ricorso avverso le procedure di espulsione. Alcune delle associazioni presenti avevano cominciato a seguire il caso, sin dalla fine di un luglio torrido – quando 69 donne erano giunte nel CIE, fino alla conclusione, nel settembre, protestando e attivandosi in ogni modo, mentre una parte di queste veniva, con la forza, rimandata a Lagos.
Oggi da questa vicenda è emerso un rapporto in cui si rilevano le lacune nella rilevazione delle vittime di tratta tra i migranti appena giunti e fra i minori non accompagnati. Il GRETA infatti ha anche tentato di definire la gravità della situazione dei minori stranieri sbarcati per lo più in Sicilia. La questione delle tante ragazze soprattutto provenienti dalla Nigeria che arrivano in Italia, molte delle quali suscettibili di essere vittime di tratta a scopo di sfruttamento in Europa è centrale nel rapporto.
GRETA ha esposto preoccupazioni notevoli rispetto al fatto che queste ragazze sovente non sono individuate come vittime del traffico soprattutto nella fase iniziale. Nel testo si evidenzia poi come troppo spesso scompaiano minori non accompagnati (28 al giorno secondo Oxfam), dai centri di accoglienza.
Nel rapporto si esortano le autorità italiane a migliorare l’identificazione delle vittime di tratta tra migranti e richiedenti asilo, attraverso la creazione di procedure chiare e vincolanti e a fornire una formazione sistematica, in materia di immigrazione, ai funzionari di polizia e al personale che lavora nei centri variamente denominati (CPSA, Hotspot, CDA, CIE e ulteriori luoghi di accoglienza. E mentre è stato accolto con favore il fatto che la Commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale di Roma abbia coinvolto l’ONG Be Free nelle interviste fatte alle donne, perché giungessero informate rispetto alla possibilità di chiedere asilo -pratica che dovrebbe essere estesa ad altre Ong specializzate – ha però sollecitato ad un opera di prevenzione fondato soprattutto sulla formazione del personale che lavora con i minori non accompagnati.
Gli sforzi per identificare i minori vittime di tratta devono essere -secondo GRETA – aumentati con procedure di identificazione specifiche, coinvolgendo specialisti dell’infanzia e che tengano conto delle circostanze e delle esigenze di soggetti vulnerabili, da considerare come vittime “speciali”. Condannando implicitamente i “rimpatri forzati”nel rapporto si chiede di favorire i ritorni volonari, gli unici che possono garantire i diritti, la sicurezza e la dignità delle vittime. In pratica si chiede all’Italia di utilizzare i rimpatri forzati unicamente solo quando questa è l’unica soluzione secondo la logica della estrema ratio. Fra gli strumenti proposti e finora poco utilizzati, si chiede di privilegiare quello dei partenariati internazionali al fine di contrastare e smantellare le reti criminali coinvolte nel traffico di esseri umani e di perseguire i trasgressori.
Ma il traffico in condizioni disumane non riguarda solo i minori e va avanti, nell’indifferenza. Solo quando alcuni magistrati, come è accaduto a Milano, riescono a ricostruire i percorsi dei passeur escono fuori avventure disumane che sembrano non interessare chi continua a parlare ossessivamente e fuori tempo massimo, soltanto di sicurezza.
Del rapporto ovviamente non c’è ancora traccia nell’informazione mainstream ne sembra aver intaccato il mondo della politica italiana. L’europarlamentare del GUE/NGL Barbara Spinelli, ha giustamente colto nel rapporto un giusto richiamo del Consiglio D’Europa a cui il GRETA fa riferimento. Ma ad oggi è stata l’unica voce istituzionale che si sia levata.
Il rapporto del GRETA, che ringraziamo per l’impegno profuso, lo pubblichiamo integralmente, così come ci è giunto in inglese, su questo link. Quando abbiamo incontrato i loro esperti abbiamo raccontato quanto abbiamo visto e saputo nei giorni delle deportazioni da Ponte Galeria, a Roma e fra i minori a Catania. Pur se scritto con un linguaggio che risente dei vincoli di un organismo istituzionale si tratta di un atto di denuncia molto approfondito e netto sulle “inefficienze” (per utilizzare un eufemismo) presenti in materia in questo Paese. Ci auguriamo che se ne faccia un buon utilizzo. Evidentemente le nostre voci hanno trovato riscontro nei fatti.
Non avevamo dubbi.