Fulvio Vassallo Paleologo
Dalle agenzie più disparate filtrano a fatica i dettagli delle ultime operazioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo Centrale. Sembra che l’opinione pubblica europea debba essere tenuta all’oscuro di quanto sta avvenendo in queste settimane davanti alle coste libiche, dove sono ridotte a due soltanto le navi delle organizzazioni umanitarie ( Proactiva e SOS Mediterraneè) ed è sempre più fitto lo schieramento delle navi da guerra. Navi che però non sono schierate per garantire soccorsi tempestivi, come emerge chiaramente da quanto sta succedendo nei primi giorni di gennaio di quest’anno. Non si riesce neppure a conoscere il numero esatto delle vittime delle ultime stragi, e dei dispersi, continuamente messi in dubbio da chi vuole nascondere le responsabilità atroci della perdita di tante vite umane.
L’UNHCR di Ginevra il 15 gennaio elogiava l’impegno di soccorso profuso dalle navi europee coordinate dalla Guardia Costiera Italiana.
Il giorno dopo, con un tweet delle 13.42 l’UNHCR Italia ha dato conto della portata delle stragi che si sono verificate in questi ultimi giorni nelle stesse acque del Mediterraneo Centrale
Intanto FRONTEX, Agenzia europea per il controllo delle frontiere esterne, sta trasferendo risorse dalle missioni in mare al personale impegnato negli Hotspot ed alle operazioni di rimpatrio forzato. Questo il senso profondo della trasformazione dell’Agenzia nella nuova Guardia di frontiera e costiera europea. Verso la quale stanno affluendo da Bruxelles risorse ingenti, anche se continua a mancare la cooperazione dei paesi meno interessati alle rotte del Mediterraneo.
In base al Regolamento europeo n.656 del 2014 il salvataggio delle vite umane in mare rimane comunque al centro delle attività dell’Agenzia. Sempre che i mezzi dell’Operazione Triton rimangano schierate in posizioni ed in assetti numerici, di fronte alla costa libica, e non certo nelle comode acque territoriali maltesi o tunisine, in modo da intervenire tempestivamente davanti Zuwara o Sabratha e non arrivare solo per raccogliere morti, oltre ai quattro sopravvissuti,come è avvenuto fino a ieri.
La ministro Pinotti si lancia persino a proporre l’ingresso di navi della missione EUNAVFOR MED in acque libiche, senza rendersi conto che un simile avanzamento, come il sostegno unilaterale offerto al governo di Tripoli, rischiano di allontanare le già scarse possibilità di pacificazione e non tengono conto dell’ingresso delle navi russe nelle acque della Cirenaica a sostegno del generale Haftar e dell’Egitto. Deve essere chiaro a tutti che EUNAVFOR MED è un’operazione diversa da FRONTEX TRITON e non può essere confusa volutamente con questa, come se si trattasse di un gioco delle parti. Anche se a bordo delle navi di EUNAVFOR MED sono presenti agenti di FRONTEX.
Sembra che l’Italia non abbia tratto particolare giovamento dalla conclusione di un Memoriale di intesa ( MOU) con i vertici della Guardia Costiera libica, che però risponde soltanto ai comandi del governo Serraj, insediato a Tripoli dalle Nazioni Unite, un governo che il parlamento di Tobruk ed il generale Haftar (sostenuto dagli egiziani) non hanno ancora riconosciuto. I migranti continuano ad arrivare numerosi anche in pieno inverno e il governo di Haftar insediato a Tobruk vede come un atto di aperta ostilità gli accordi stipulati dal governo italiano con le autorità di Tripoli.
Il programma, che vedrà attivamente coinvolti numerosi altri organismi quali EUBAM Libia (EU Border Assistance Mission in Libya), FRONTEX e Nazioni Unite, sarà suddiviso in tre pacchetti: un addestramento in mare, uno a terra (in centri di addestramento dedicati di paesi membri dell’UE o in Libia) e, infine, a bordo di unità da pattugliamento della guardia costiera e della Marina libica.
Si è già passati dall’addestramento delle Guardie di frontiera e della Guardia costiera “libica” ad intese operative ? Di certo aumentano i casi sono casi documentati di collaborazione ai fini del soccorso ( meglio sarebbe dire del recupero) di migranti in fuga dalla Libia. Incerta la sorte delle persone “soccorse” dalla Guardia Costiera libica.
Molti migranti che ci hanno riprovato e sono riusciti ad evadere dall’inferno libico raccontano di violenze ed abusi che sono proseguiti anche dopo il salvataggio da parte della stessa Guardia Costiera libica. Quello che succede nei centri di detenzione in Libia è del resto noto a tutti da tempo, anche se si preferisce fare finta di non vedere.
Dopo questi accordi aumenteranno probabilmente le deportazioni dalla Libia verso altri paesi, come il Sudan, il Niger e la Nigeria nei quali non sono garantiti i diritti umani, come è probabile che le rotte si allungheranno, con un ulteriore aumento delle vittime in mare. E tutto questo avverrà adesso con la firma ed i finanziamenti di agenzie dell’Unione Europea.
Il quadro della guerra globale ai migranti si completa tassello dopo tassello. Ma qualcuno in Europa sta sbagliando i suoi calcoli, e dare ascolto ai partiti populisti porterà solo alla dissoluzione dell’Unione Europea. Se non si comprende quello che avviene in Libia e quanto sia urgente una soluzione politica piuttosto che militare, si assisterà ad un ennesimo disastro umanitario, che si riverserà sull’Unione Europea.
I migranti che cercano di fuggire dalla Libia sono a loro volta oggetto di uno dei traffici più turpi che esistano, perchè vengono fatti partire con imbarcazioni che sono generalmente inadeguate a raggiungere un qualsiasi porto di arrivo, e che possono arrivare al massimo a 40 miglia dalla costa, dove,se tutto va bene, vengono soccorsi. Se non va bene, e se i soccorsi ritardano, aumentano le vittime e quest’anno, malgrado tutti gli sforzi per “sostenere” la Guardia Costiera libica, il numero dei morti e dei dispersi è ancora aumentato rispetto all’anno precedente.
Questi i dati diffusi da Frontex sulla situazione nel Mediterraneo Centrale nel corso del 2016.
A partire dai giorni successivi all'”incidente” verificatosi nel mese di agosto tra la Guardia Costiera libica e la Bourbon Argos di MSF, si è notata una maggiore presenza di navi militari nelle acque del Mediterraneo centrale, a copertura delle navi umanitarie che ancora restavano operative. Poi dopo gli attacchi da parte della Commissione Europea e dei vertici di frontex agli equipaggi delle navi umanitari ritenuti fiancheggiatori dei trafficanti,
si sono intensificate le notizie di salvataggi operatifino alla fine di novembre dello scorso anno da mezzi di Frontex ( come la Siem Pilot e la Fastnet Sentinel), di Eunavfor Med ( in particolare della nave inglese Enterprise), poi affidati interamente ad una nave francese ed a due mezzi aerei ( un aereo ed un elicottero) che sono intervenuti in operazioni di soccorso comunque coordinate dalla Guardia costiera italiana..
La portaerei Garibaldi, al vertice della missione Eunavfor Med è passata in pochi giorni dalla vetrina patinata del vertice estivo di Ventotene con Renzi e la Merkel a bordo, alle missioni di formazione della guardia costiera libica nel Mediterraneo centrale, ma sempre ben lontano dalla costa libica. Si è fatta molta pubblicità sulle iniziative di contrasto della cd. immigrazione irregolare e sugli arresti di presunti scafisti e nessuna notizia sulle vittime, questa la linea informativa imposta ai media. Anche oggi, con diversi morti di cui non scrive nessuno. Questa è l’unica emergenza che dovrebbe contare, il resto sarebbe risolvibile con canali legali umanitari e vie di ingresso per ricerca di lavoro, con una condivisione degli oneri di accoglienza tra i diversi paesi, se alcuni paesi europei non bloccassero le frontiere ed impedissero qualsiasi decisione dell’Unione Europea che non si traduca in un ulteriore restringimento dei diritti e della dignità dei migranti.
In base alle Convenzioni internazionali di diritto del mare esistono obblighi di salvataggio che incombono sui paesi responsabili per le zone di ricerca e soccorso (search and rescue).
Le autorità statali non possono permettersi di delegare alle navi umanitarie una parte preponderante degli interventi di soccorso.
L’Unione Europea non può mantenere operative missioni come Frontex-Triton, delle quali non si conoscono ancora gli assetti effettivi, o come Eunavformed, che sembra sul punto di collaborare con le autorità libiche, e che con i suoi strumenti di controllo assiste ai soccorsi, ma non sembra in grado, se le navi sono ancora schierate a nord della costa libica, di intervenire in tempo per salvare vite umane. Forse si cerca di evitare di trovarsi di fronte ad operazioni delle guardie costiere libiche che riprendono i gommoni dei migranti e li riportano indietro.
Lo scontro di potere in Libia non si risolve parteggiando per un governo contro un altro. All’intervento militare e di polizia occorre sostituire la trattativa politica. .I migranti non possono diventare ancora una volta merce di scambio. Vanno intensificate le missioni umanitarie nella fascia delle 12-24 miglia dalla costa libica, restituita libertà di azione alle navi ed agli operatori umanitari, individuati canali umanitari e vie legali di accesso in Europa attraverso il sistema dei visti consolari per motivi umanitari. Gli accordi tra Unione Europea e Turchia, già riprovevoli nel loro assetto originario, non possono essere replicati in Libia e l’ulteriore intensificazione delle attività militari e di polizia internazionale al limite delel acque territoriali di quel paese potrà solo fare aumentare le vittime ma non intaccherà di certo i profitti delle organizzazioni criminali che gestiscono la tratta ed il traffico di esseri umani. In molti casi con la complicità degli stessi governi, come nel caso del Sudan, con i quali adesso l’Italia e l’Unione Europea vorrebbero concludere ulteriori accordi.