Agenti libici a bordo delle navi di Eunavfor Med, malgrado gli attacchi alle navi umanitarie e le stragi continue.

Da oggi agenti della sedicente Guardia Costiera libica si trovano a bordo della nave San Giorgio(1) a capo del dispositivo europeo  EUNAVFOR MED ( Operazione Sophia), per portare a compimento quella formazione congiunta prevista in base agli accordi stipulati alcuni mesi fa. Da quando i paesi europei non possono più praticare respingimenti collettivi diretti per effetto della condanna dell’Italia da parte della Corte Europea di diritti dell’Uomo, nel caso Hirsi ( 2012), obiettivo prioritario delle politiche di contrasto di quella che a Bruxelles viene definita soltanto come immigrazione illegale,  rimane sempre il coinvolgimento dei paesi terzi di transito, attraverso i cd, Migration Compact, nel quadro del processo di Khartoum,  per delegare alle polizie ed alle Guardie costiere di quei paesi le attività di blocco e di respingimento dei migranti in fuga dalle coste africane. Si chiama esternalizzazione dei controlli di frontiera ed oggi si collega alla cooperazione economica. Soldi in cambio di vite umane, sul pessimo esempio degli accordi tra Unione Europea e Turchia, accordi che però non sono certo riproducibili con paesi come la Libia, ancora priva di autorità centrali, oltre che di un credibile sistema di protezione e di garanzia dei diritti fondamentali delle persone.

Secondo il Libya Observer (1)A group of 81 Libyan Coast Guard trainees and 5 supervisors left the country on Wednesday to start training in the open sea as part of EU Operation Sophia program.

The group left from Misrata Port onboard the Italian Navy’s San Giorgio vessel. They training program is expected to last 4 months at sea to promote skills of Coast Guard personnel in conducting rescue operations and intercepting illegal boats”.

(1) http://www.libyaobserver.ly/news/eu-starts-libyan-coast-guard-training

Lo scorso agosto, dopo mesi di trattative arrivava  la notizia ufficiale della conclusione di un Memoriale di intesa ( MOU) (2) con i vertici della Guardia Costiera libica che risponde ai comandi del governo Serraj, insediato a Tripoli dalle Nazioni Unite, e dei maggiorenti della città di Misurata, mentre il c.d. parlamento di Tobruk ed il generale Haftar (sostenuto dagli egiziani) non hanno mai riconosciuto la loro autorità.

(2)  http://www.analisidifesa.it/2016/08/eunavfor-med-addestrera-la-marina-libica-firmato-laccordo/

Il programma di cooperazione ( 3) che vedrà attivamente coinvolti numerosi altri organismi quali EUBAM Libia (EU Border Assistance Mission in Libya), Frontex, Nazioni Unite, sarà suddiviso in tre pacchetti: un addestramento in mare, uno a terra (in centri di addestramento dedicati di paesi membri dell’Unione Europea o in Libia) e, infine, a bordo di unità da pattugliamento della guardia costiera e della Marina libica. Adesso siamo all’avvio della prima fase.

(3)  https://euobserver.com/migration/133523

Dai contenuti delle intese, già rese pubbliche da tempo, emerge come si passerà presto dall’addestramento delle Guardie di frontiera e della Guardia costiera “libica” alla cd. cooperazione pratica in vista del blocco delle imbarcazioni dei migranti in mare. Un compito che i libici dovrebbero svolgere nelle loro acque territoriali, nozione sempre più vaga, che alla luce degli ultimi “incidenti”, sembra arrivare fino a 24 miglia dalla costa. E già ci sono casi documentati di collaborazione ai fini del soccorso ( meglio sarebbe dire del recupero) di migranti in fuga dalla Libia. Incerta la sorte delle persone “soccorse” (4) dalla Guardia Costiera libica.

(4)https://www.amnesty.org/en/latest/news/2016/06/eu-risks-fuelling-horrific-abuse-of-refugees-and-migrants-in-libya/

Continua intanto ad aumentare, proprio al limite delle acque territoriali libiche,  il numero degli attacchi portati da mezzi della sedicente Guardia Costiera libica a navi umanitarie. Dal mese di agosto con il blocco e l’occupazione di una nave di medici senza Frontiere, fino all’ultimo caso del gravissimo attacco di venerdì 21 ottobre alla nave tedesca Sea Watch ed al gommone che stava soccorrendo, una sequela di attacchi che provano come i libici, forti degli accordi conclusi con Eunavfor Med vogliano dimostrare di sapere controllare le loro acque territoriali ( e dunque di meritare le ricompense promesse dall’Unione Europea).

Si tratta  di attacchi camuffati da operazioni di controllo in mare, al limite delle acque internazionali, un limite sempre più incerto, ma portati con mezzi tali da mettere in pericolo la vita dei migranti. Come è successo venerdì scorso 21 ottobre. Un attacco nel quale nessuno ha sparato, ma nel quale sono morte decine di persone dopo che i libici si sono avvicinati al gommone, tentando di salire a bordo, bastonando i naufraghi, fino al punto di determinare un loro spostamento che ha fatto capovolgere il battello, sotto gli occhi degli operatori umanitari tedeschi, che hanno documentato questa ennesima barbara violazione del diritto internazionale del mare (5). La stampa italiana non ha riferito nulla dell’accaduto, se non per mettere in dubbio che l’attacco fosse stato effettivamente portato da unità militari riconducibili alla Guardia Costiera libica che l’Unione Europea sta addestrando. Ma gli operatori tedeschi di Sea Watch, sulla base di documenti inoppugnabili, ribadiscono le loro accuse alla Guardia costiera libica e chiedono la revoca delle intese fin qui stipulate e l’apertura di canali legali di ingresso in Europa.

(5) http://siciliamigranti.blogspot.it/2016/10/attacco-della-guardia-costiera-libica.html

L’Italia con la politica di Renzi ed Alfano che vogliono avviare al più presto operazioni di blocco delle acque libiche e di rimpatrio forzato dei migranti che definiscono “economici”, si troverà isolata a livello europeo perché i paesi del gruppo di Visograd bloccheranno i’finanziamenti richiesti  per un controllo delle frontiere esterne meridionali  dell’Unione, e resterà isolata anche sul territorio libico, dove i suoi interventi vengono vissuti come una estensione del neocolonialismo(6)

(6)http://www.libyaobserver.ly/news/navy-spokesman-operation-sophia-propaganda-italy-wants-have-more-time-continue-stealing-libya%E2%80%99s

La prospettiva di una divisione della Libia potrebbe essere accelerata da scelte unilaterali di carattere militare che tengono conto solo dell’esigenza di limitare al massimo le partenze dei migranti verso l’Europa. Il sostegno ad una Guardia costiera libica che risponde soltanto alle autorità di una parte del paese, tanto da essere definita come “West Coast Guard” non potrà che ridurre le possibilità di un accordo (7) politico prima che le diverse parti in conflitto in Libia passino definitivamente al confronto militare, circostanza che aprirebbe spazi enormi all’iniziativa sempre presente dell’Isis in Libia. Non si tratta di liberare soltanto Sirte. Tutta la Libia è a rischio di diventare un paese spaccato e conteso tra generali e criminali, come la Somalia.

(7) https://www.lawfareblog.com/house-divided-why-partitioning-libya-might-be-only-way-save-it

Con i memorandum d’intesa ed i protocolli operativi tra le autorità libiche e i corpi di polizia europei, sia la nuova guardia Costiera europea che gli assetti dell’Operazione Eunavfor Med – Sophia, il quadro della guerra globale ai migranti si completa di un’altro tassello. Ma qualcuno sta sbagliando i suoi calcoli, e dare ascolto ai partiti populisti porterà solo alla dissoluzione dell’Unione Europea. Che non gioverà a nessuno, neanche ai paesi che sono più restii ad accettare l’arrivo dei migranti.

La guerra riproduce guerra. Se non si comprende quello che avviene in Libia e quanto sia urgente una soluzione politica piuttosto che militare, si assisterà ad un ennesimo disastro umanitario, che si riverserà sull’Unione Europea. E con il disastro umanitario le tensioni alle frontiere interne , a partire dal blocco della libera circolazione prevista dal regolamento Schengen, potrebbero crescere ancora e trovare altri sciacalli in cerca di strumentalizzare persino il soccorso dei migranti in mare e le misure di accoglienza.

Occorre aprire al più presto corridoi umanitari e garantire canali legali di ingresso, attraverso la concessione di visti da parte delle ambasciate e dei consolati di tutti i paesi del mondo. E’ urgentissima una missione internazionale di soccorso, ormai è provato che il ricorso alle navi umanitarie, come in passato ai mezzi commerciali, non garantisce il tempestivo salvataggio di vite umane in mare. Occorre infine una regolarizzazione permanente di coloro ai quali viene negato l’accesso alla procedura di protezione o che hanno ricevuto un diniego, a fronte della conclamata impossibilità di rimpatri di massa, che non saranno certo praticabili con i voli di Frontex, o con gli accordi come quelli conclusi con l’Egitto, la Nigeria ed il Sudan, paesi che non garantiscono alcun rispetto per i diritti umani.

 

Fulvio Vassallo Paleologo

ADIF Assciazione Diritti e Frontiere