#20giugnolasciatecientrare

Stefano Galieni

Schermata 2016-08-31 alle 10.13.10Sono trascorsi esattamente 4 mesi dalla giornata di mobilitazione indetta dalla Campagna LasciateCIEntrare, di cui alcune delle persone di ADIF fanno parte, in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato. 4 mesi dopo la Campagna prova a sintetizzare in un rapporto, non solo quanto accaduto in quella giornata ma di fatto il bilancio dell’attività intercorsa fra la presentazione del volume, Accogliere, la vera emergenza, relativa all’attività svolta nel 2015 e oggi. Sono stati mesi complessi in cui, come raccontano i tanti e le tante che hanno contribuito alla realizzazione del lavoro, alcune cose sono cambiate, spesso in peggio, altre sono rimaste in una condizione di allarmante staticità. Il 20 giugno gli attivisti della Campagna, accompagnati quando possibile da giornalisti, dai pochi parlamentari che si sono resi disponibili, da persone che si sono avvicinate a tali tematiche perché le diverse tipologie di centro sorgono nei propri territori, si sono effettuate visite in oltre 60 CAS (Centri di Accoglienza Straordinaria), quelli gestiti dalla prefettura. in un paio di CARA (Centri di Accoglienza per Richiedenti Asilo), in due CIE (Centri di Identificazione ed Espulsione). Nel CIE di Brindisi la visita è stata regolarmente autorizzata dalla locale prefettura mentre in quello di Torino si è potuti entrare “a sorpresa” grazie alla presenza di un parlamentare e in alcuni Hotspot, (Trapani e Lampedusa) si è avuto accesso in condizioni limitate solo per la presenza dell’europarlamentare Elly Schlein. Le visite prese in esame in realtà si sono svolte in gran parte il 20 giugno, alcune nei giorni a ridosso, altre durante tutti questi mesi anche in base alle autorizzazioni che venivano concesse.

lasciatecientrareDal rapporto emergono, anche rispetto al passato numerosi elementi di riflessione che proviamo a riassumere

  1. Molti dei CAS ancora aperti in cui la Campagna è potuta entrare sono ancora gestiti da soggetti finiti sotto inchiesta per la vicenda di Mafia Capitale. In alcuni casi si tratta di realtà commissariate ma in altre l’indagine non ha portato ad alcun mutamento.
  2. I CAS continuano ad aumentare anche se sia il loro numero che la loro dislocazione restano sconociuti ai più. Le prefetture e il Ministero rifiutano di fornire una mappa delle strutture attive. Sono comunque  oltre 3000 e a questi vanno aggiuggendosi caserme in disuso.
  3. C’è sovraffollamento diffuso, derivante dalla lentezza dei procedimenti per il riconoscimento dello status di rifugiato o di avente diritto alla protezione umanitaria, ma anche dalla volontà di trarre business dall’accoglienza, ritardando il realizarsi di percorsi di messa in autonomia. Le persone vivono sempre più pesantemente una condizione di esclusione, derivante anche dal fatto che buona parte dei Centri sono ubicati in zone periferiche e lontane da qualsiasi possibilità di inclusione e proprio per questo perfetti per alimentare sacche di sfruttamento, di lavoro nero, di marginalizzazione.
  4. I CARA in cui la Campagna è entrata stanno divenendo sempre più centri di stazionamento per persone destinate alla relocation mai avviata. Questo diviene ragione di scontento, di fuga, di tentativi spesso destinati al fallimento, di andare per conto proprio in altri Paesi europei da cui si viene riespulsi a causa dell’applicazione del Regolamento Dublino
  5. I CIE (attualmente ne sono operativi 4) paiono per ora residuali. In tutta Italia trattengono non più di 250 persone destinate ai rimpatri. Anche chi viene rimpatriato oramai passa soltanto in piccola parte per i CIE, spesso sono le stesse missioni Frontex a gestire preventivamente il tutto.
  6. Gli Hotspot sono divenuti il nuovo buco nero del sistema italiano, hanno in parte sostituito i CIE come strumento per detenere le nuove migrazioni. L’ingresso è inibito da mille divieti tanto è che è stato possibile solo attraverso una europarlamentare. In questi spazi in cui teoricamente si doveva restare per pochissimo tempo, per poi finire in Hub, CAS eccetera, oggi si resta per mesi ed è altamente preoccupante la presenza, in condizioni di latente promiscuità, di minori stranieri non accompagnati
  7. La politica e le istituzioni soprattutto nazionali, risultano assenti se non ostili rispetto ad una ridefinizione generale e strutturale del sistema di accoglienza che, così come è ora, è destinato a collassare. Una fine prevedibile legata ai costi, alla macchinosità di un sistema per nulla organico, al mancato controllo rispetto ai servizi che andrebbero erogati ai beneficiari che dovrebbero consentire a chi è in Italia di realizzare un proprio percorso di autonomia.
  8. In alcuni casi, chi ha provato anche a sostituirsi alle istituzioni assenti, per impedire una “clochardizzazione” delle persone, si è ritrovato a subire intimidazioni e provvedimenti repressivi. Un simile comportamento si è tenuto verso coloro che alle frontiere hanno provato ad opporsi a rastrellamenti, rimpatri, vessazioni.
  9. L’atteggiamento eufemisticamente poco disponibile delle istituzioni ha agito anche sul lavoro della Campagna. Numerosi sono stati i dinieghi all’accesso ai centri, in alcuni casi giunti anche pochi minuti prima della visita programmata e non poche sono state le prefetture che hanno semplicemente ignorato le richieste, regolarmente presentate e con largo anticipo, di poter visitare alcuni luoghi di cui si era avuta segnalazione. In alcuni casi si è potuto incontrare i richiedenti asilo fuori dalle strutture in cui sono accolti.
  10. Quanto accade in Italia avviene anche a livello europeo. La crescita esponenziale di frontiere esterne ed interne, pari a quella del consenso di cui godono le forze apertamente xenofobe, il proliferare di accordi che prevedono soldi e armi in cambio della disponibilità di regimi autoritari a fermare il transito di chi fugge, come con Turchia, Libia, Sudan e in prospettiva con numerosi paesi africani e asiatici fa prevedere un peggioramento della situazione. Non si smetterà di partire, costerà di più e sarà più rischioso – del resto l’anno trascorso detiene il macabro record del numero dei morti in mare – si tenterà di approntare sistemi dissuasivi ad alto potenziale repressivo, in complicità dichiarata con i capi di Stato che saranno disponibili a fare dei propri paesi altrettante prigioni a cielo aperto.

I tanti e le tante che nella Campagna LasciateCIEntrare hanno impegnato tempo ed energia si mostrano nel rapporto consapevoli che il livello della sfida si alza ogni giorno che passa e che le stesse forze finora messe in campo necessitano di ulteriore irrobustimento.  Ma in realtà è l’intero paese, che sul fronte di battaglie essenziali per garantire una pienezza dei diritti, presenta una debolezza strutturale, a doversi interrogare su quanto sta avvenendo ai suoi confini e nelle proprie città.