Luca potrebbe incontrare….criminali come noi!

«Potrebbe  entrare  in contatto con ambienti della criminalità organizzata e non», l’Ufficio “misure di prevenzione  della questura di Palermo ha con questi termini, estrapolati  da una relazione durissima, condannato il nostro amico  e compagno Luca Casarini a 3 mesi  di arresti domiciliari con divieto assoluto di incontrare chiunque tranne i propri familiari. Attuata a Palermo questa misura, di per se inaccettabile verso una persona che ha fatto delle battaglie sociali una propria condizione, assume i contorni dell’insulto,  dell’intimidazione ma anche del ridicolo. Luca che conosciamo da tanti anni è una persona che ci siamo ritrovati perennemente al fianco nelle iniziative contro la guerra quanto in quelle per la difesa dei diritti dei migranti e per la chiusura dei centri di detenzione. Ha sempre reputato giusto disobbedire e violare le  leggi che provocano  dolore, morte,  sottrazione  dei diritti, discriminazione. La pensiamo come lui. Ha sempre considerato la xenofobia, una delle cifre antropologiche del potere, come elemento da combattere, ha sempre  vissuto gli spazi lasciati a morire per favorire la speculazione edilizia, come luoghi da restituire alla  collettività, per garantire chi ne ha bisogno e non  per rafforzare differenze  di classe. Noi la pensiamo come lui. Ha praticato, mettendoci la faccia e il corpo, atti di disobbedienza civile per  fermare i treni  che portavano armi, per contrastare la realizzazione degli allora CPT (oggi CIE) per combattere lo sfruttamento del lavoro, soprattutto migrante. Lo pensiamo e lo facciamo anche noi. E ci viene spontaneo pensare di essere parte di quel mondo criminale che Luca per 3 mesi non dovrebbe più incontrare, con cui dovrebbe  chiudere ogni relazione. Si, facciamo parte orgogliosamente anche noi di quel mondo che disobbedisce alle ingiustizie e per questo sentiamo l’ingiustizia che subisce oggi Luca come qualcosa che riguarda e insulta anche noi.

P.S. Luca che subisce  questa misura per occupazione di una casa sfitta, aveva chiesto di poter scontare la pena andando a lavorare in una struttura per migranti a Palermo della Chiesa Valdese. Ma a dimostrazione del carattere intimidatorio e punitivo della condanna, quello che viene garantito ai potenti è negato a chi i potenti e le loro leggi non condivide.