23 luglio 2015, quasi settanta ragazze, in gran parte giovanissime, fuggite dalla Nigeria, venivano tradotte nel CIE di Ponte Galeria. Nel silenzio quasi assoluto iniziava una battaglia per dare loro modo di ottenere una forma di protezione. Ragazze fortemente a rischio di finire nell’orrore del traffico per sfruttamento a scopo sessuale che colpisce ogni anno migliaia di giovani, sempre più vulnerabilil, sempre più rese prive di strumenti per poter decidere della propria vita. A tentare di sostenerle, in quei giorni torridi, i pochi attivisti rimasti nell’estate torrida di Roma, dalla Campagna LasciateCIEntrare alla Cooperativa Sociale Bee Free. Nonostante i tentativi, una ventina delle ragazze sono state rispedite a Lagos, con una procedura priva di elementi legali, le altre hanno avuto percorsi diversi e alcune sono riuscite a entrare in progetti di salvaguardia, di quelli previsti dalla normativa vigente ma di fatto raramente applicati in Italia. Viviamo in un paese che dal punto di vista legislativo ha sviluppato norme estremamente utili in materia ma che poi non si dota degli strumenti e delle risorse necessarie per applicarle e renderle esigibili. A partire da questo e da questa vicenda a cui ne sono seguite e ne seguono tutt’ora altre nasce il rapporto Inter/rotte, Storie di tratta, Percorsi di Resistenze, che le attiviste di Bee Free hanno recentemente presentato alla Casa Internazionale delle Donne a Roma. Un testo che merita di essere letto con attenzione per numerose ragioni, proviamo ad elencarne alcune che saranno sicuramente di spunto per prossime riflessioni nostre e di chi volesse contribuire ad aggiungerne.
- In questo rapporto si spiega, in maniera semplice ed essenziale, come siano mutate le forme e le modalità dello sfruttamento, i percorsi, la compravendita delle persone nei crocevia africani e italiani, le maggiori difficoltà ad individuare i nodi da tagliare e le inadempienze di chi dovrebbe, in nome di convenzioni internazionali da rispettare, impedire che il traffico si sviluppi garantendo i diritti delle persone.
- Una riflessione sul quadro normativo passato e presente in Italia dall’articolo 18/ T.U. Immigrazione, 286/98, alle sue modifiche, al Decreto 24 del 7 marzo 2014, di attuazione della Direttiva Europea fino al Piano Nazionale Antitratta. Quest’ultimo consiste in una analisi corposa e ricca di spunti interessanti che se reso applicabile potrebbe risultare estremamente prezioso e di cui faremo presto precisa disamina.
- Alcuni spunti su filoni di sfruttamento poco analizzati, come quello delle donne cinesi, portate in Italia per essere sfruttate nel lavoro come nei centri massaggi e nella prostituzione in casa, e su quello delle donne maghrebine.
- Un capitolo di riferimento comparativo con quelle che sono le normative internazionali
- E poi accanto ad interviste a persone in alcuni casi competenti in materia, in altre comunque deputate ad affrontarlo, un segnale positivo, una sentenza definita giustamente esemplare del tribunale dell’Aquila, che ha condannato definendo l’intero sistema di sfruttamento di alcune ragazze nigeriane nel paese costiero di Martinsicuro.
Nel testo scorrono come filigrana le storie delle persone che si sono ritrovate a vivere questo sistema, tanto delle operatrici, immense della Cooperativa quanto delle ragazze che come giustamente evidenziato nel titolo, attuano percorsi di Resistenza ( in maiuscolo volutamente) di cui è difficile comprendere la portata. Chi reagisce mette a repentaglio non solo se stessa ma la famiglia, la propria vita e quella di altri dovendo affrontare un contesto patriarcale in cui la clientela italiana alla perenne e misera ricerca di ragazzine oggetto, e i protettori, connazionali adusi ad ogni tipo di violenza, sono elementi della stessa cultura e dello stesso concetto di potere.
Alla presentazione del volume, affollata ed emozionante, si è usciti in maniera forte dalla razionale utilità del testo perché quello che sono emerse erano persone, impegnate insieme per provare a cambiare un mondo che sembra impenetrabile. Una fatica di sisifo forse, si riesce a gioire per un percorso personale andato a buon fine ma non si può non vedere il disastro provocato da istituzioni e cultura maschilista che di persone ne macina a decine di migliaia. Viene da pensare con rabbbia e indignazione ai tanti ipocriti che durante le campagne elettorali si impegnano in comizi contro il degrado causato secondo loro dalle giovani per strada, che magari fanno riaffacciare la nostalgia per le “case chiuse” ma che considerano scontato, normale e sano, che corpi e vite siano ridotte a merce e negano ogni forma di sostegno.
Ma per fortuna che ci sono ancora donne come Francesca, di Bee Free, capace di chiamarti a tarda sera per urlare come una pazza dicendo che la ragazza seguita per quasi un anno e che rischiava di essere deportata è invece improvvisamente libera e sta attraversando le strade di Roma da donna libera. Una storia apparentemente piccola ma che impone di agire e reagire a tanti e che a me, che ho ricevuto la telefonata e che mi ha fatto cacciare un urlo uguale di gioia, ha fatto non solo bene ma ha restituito un momento di dignità.
Il rapporto di Bee Free, distribuito alla presentazione in formato cartaceo, sarà presto disponibile on line da acquistare per sostenere il lavoro della Cooperativa.