Migranti: al via #openbrenner, mobilitazione contro il muro

ADIF aderisce ad un appello, proposto con altre associazioni. Una petizione rivolta al Cancelliere austriaco perché fermi la costruzione dell’ennesimo muro, questa volta sul Brennero. Siamo  certi che muri di questo tipo non solo siano cattivi e ingiusti ma anche inefficaci e utili unicamente a far aumentare il rischio di un viaggio, il prezzo di chi traffica in esseri umani, il numero di persone che perderanno la vita in questi viaggi. Crediamo utile che ogni ambito della società civile decida da che parte stare mentre si sta distruggendo l’idea stessa di Europa e condividiamo lo spirito di chi ci ha proposto l’appello.  Ora è necessaria una conseguente azione politica e sociale in cui ognuno di noi non potrà permettersi il lusso di sentirsi estraneo o lontano. 


 #openbrenner, mobilitazione contro muro Appello associazioni italiane al cancelliere austriaco – “Niente muro al Brennero“: e’ partita la mobilitazione per fermare la costruzione della barriera anti-profughi al confine tra Austria e Italia. Su Twitter lo hashtag e’ openbrenner. Alcune associazioni italiane (Progressi, Arci, Consiglio Italiano per i Rifugiati, Unione Forense per la Tutela dei Diritti Umani e Associazione Diritti e Frontiere) lanciano un appello al cancelliere austriaco, Werner Faymann, affinche’ interrompa i lavori e si cerchi in sede europea la soluzione politica alla questione dei rifugiati. L’appello (http://www.progressi.org/brennero) sta raccogliendo molte adesioni e potrebbe presto portare a una manifestazione al Brennero. La preoccupazione delle associazioni e’ per i risvolti della situazione al confine italiano, dove la chiusura potrebbe causare il moltiplicarsi di campi profughi improvvisati. La decisione del governo austriaco, dicono, non ha tenuto conto neanche delle citta’ italiane limitrofe e fara’ vacillare ulteriormente il trattato di Schengen. «La nuova barriera austriaca rievoca i momenti piu’ bui della storia europea e richiama tutti quei tentativi fallimentari di blindare i confini, come tra Grecia e Macedonia, Spagna e Marocco, Stati Uniti e Messico. Anziche’ abbandonarsi all’isteria populista, i governi europei dovrebbero lavorare seriamente alla gestione comune dei flussi migratori e alla protezione dei rifugiati, concentrandosi sulle cause» commenta Vittorio Longhi, direttore di Progressi.