Non è stata una “rissa tra ‘extracomunitari’” Il 9 aprile in piazza, la Palermo Antirazzista

Una bella manifestazione colorata e antirazzista, nonostante la pioggia, è partita questa mattina 9 aprile da Piazza Bologni, per manifestare contro ogni forma di violenza. La Palermo che si ribella al razzismo e alla prevaricazione che pensano di poter comandare con le proprie pistole minacciando chiunque, ha colpito sabato scorso Yusupha, un ragazzo del Gambia, ma poteva colpire chiunque dicono giustamente gli organizzatori del corteo. Venerdì 8 a Santa Chiara, si è tenuta una assemblea a cui, insieme al mondo antirazzista cittadino, hanno partecipato cittadini comuni, mediatori culturali, ragazzi  delle scuole della zona e insegnanti. Da quì l’idea di un corteo che ha attraversato tutta Ballarò e che ha voluto mostrare l’altro volto, quello che avrà certamente futuro di una città accogliente e ospitale.

Partiamo da un appello

Sabato 2 aprile, in Via Fiume a Palermo, tre giovani ragazzi gambiani sono stati aggrediti da un gruppo di sei italiani. Uno dei giovani migranti è stato raggiunto da un colpo di pistola alla testa e si trova adesso in ospedale, in gravissime condizioni seppur con piccoli miglioramenti. Alcuni dei sei italiani sono stati arrestati, uno di loro è accusato di tentato omicidio. È molto grave che certa stampa abbia immediatamente riportato il fatto come “una rissa tra extracomunitari” senza cercare gli opportuni riscontri, dando occasione di fomentare l’odio razzista in tanti commenti online che hanno strumentalizzato la falsa notizia. Quanto accaduto è solo l’ultimo atto di una serie di episodi sommersi di prepotenza e intolleranza e si inserisce in un quadro di violenza diffusa che pervade in maniera crescente la nostra città trovando nei soggetti più deboli, come molti migranti, le prime vittime e i principali capri espiatori. La nostra solidarietà va al ragazzo ferito e a chiunque è oppresso da questo clima di prevaricazione e violenza. Oggi più che mai è necessario riaffermare la città di Palermo come uno spazio di rispetto reciproco e di diritti tutelati.

Forum Antirazzista palermitano, Laici comboniani di Palermo, Arci Palermo, L’altro Diritto Sicilia, Centro Salesiano Santa Chiara, Associazione Diritti e Frontiere (ADIF), Federazione Cobas, Borderline Sicilia, Borderline-Europe, Ciss, Osservatorio Discriminazioni Razziali Noureddine Adnane,Emmaus Palermo, Addio Pizzo, Libera Sicilia, Itastra Scuola italiano per stranieri. 

I precedenti

Da mesi a Palermo si respira un clima pesante. L’integrazione dei migranti in città è un fatto incontestabile, nelle scuole aumentano i bambini delle seconde generazioni, e nelle case e nei luoghi di lavoro sono sempre più numerosi i lavoratori “stranieri” ma cittadini di fatto.

L’arrivo di molti richiedenti asilo, tra questi anche minori non accompagnati, soprattutto nel centro storico, ha innescato importanti processi di condivisione e di riconoscimento reciproco. Non ci sono stati i fenomeni di razzismo che in molte altre città hanno avversato l’arrivo dei profughi sbarcati in Sicilia dopo essere stati soccorsi nelle acque a nord della Libia. Sabato scorso una aggressione che dopo una banale lite ha assunto tutti i connotati della premeditazione, non certo una “rissa” come hanno raccontato i primi commentatori per poco non si è conclusa con l’uccisione di un giovane studente gambiano, attualmente tra la vita e la morte in rianimazione, dopo che una pallottola gli ha trapassato il cranio. Chi ha sparato voleva uccidere.

Nello stesso tempo, non senza contraddizioni, come è emerso nella vicenda ancora non risolta dei lavoratori ambulanti, altri immigrati, presenti da tempo a Palermo, hanno continuato con grande fatica un percorso di contaminazione e di stabilità, nella legalità, malgrado la difficoltà di mantenere un permesso di soggiorno per effetto delle procedure di rinnovo che richiedono requisiti sempre più rigorosi. Tutti possono constatare che gli immigrati presenti a Palermo hanno cercato di restare, come meglio hanno potuto, nell’alveo della legalità. Col risultato che Palermo non ha avuto fenomeni di violenza con protagonisti piccoli gruppi di immigrati organizzati in bande, e non si registrano gli episodi quotidiani di razzismo frequenti in altre città. I più consistenti casi di criminalità straniera sono stati rilevati con riferimento ad alcuni gruppi che hanno gestito il traffico della prostituzione ed i commessi circuiti dello spaccio di droga, soprattutto in alcuni quartieri dove ancora forte è l’influsso di famiglie locali che controllano il territorio. In alcuni casi gli immigrati sono stati arrestati come presunti componenti di organizzazioni criminali ben ramificate in citta’ ed all’estero, anche nell’Europa dell’Est

La violenza della crisi

Agli immigrati rimasti senza lavoro sono state concesse poche possibilità. L’asservimento nelle organizzazioni che gestiscono il posteggio abusivo, qualche occasionale incarico nei circuiti criminali, lo sfruttamento più bieco nel mercato della prostituzione, una mera sopravvivenza in cambio di una totale subordinazione, magari per scaricare cassette al mercato ortofrutticolo. Un numero crescente di migranti, soprattutto tra quelli più giovani ed arrivati da meno tempo, si sono ribellati, e non hanno accettato le regole che ancora dominano in molti quartieri di Palermo, le regole del pizzo e dell’omertà. Nei loro confronti, da anni, in parti diverse della città, si sono scatenate ondate di violenza che hanno cercato di imporre la legge del più forte sul territorio, una legge che se occorre va mantenuta anche armi alla mano.

 

Palermo. Non è una rissa, è violenza pura: in fin di vita Y.S., 21 anni

 

Non si tratta di disquisire in astratto se sia questa nuova mafia, o se si tratti di gruppi di disperati allo sbaraglio per affermare un qualche potere di controllo su una parte del territorio, delimitata da frontiere ben precise, ma diverse da quelle dei tradizionali “mandamenti”.

Occorre prendere atto che malgrado Palermo non dimostri quei rigurgiti razzisti che contrassegnano tante altre città europee, la criminalità individuale ed organizzata o sfrutta gli immigrati inserendoli nei circuiti criminali o sistemandoli nel controllo del territorio affidato a gruppi organizzati e sempre più violenti di posteggiatori abusivi, oppure vede negli immigrati che si ribellano, che vogliono restare nel solco della legalità, che su questo terreno condividono la vita quotidiana con la maggior parte dei palermitani, dei nemici, degli avversari da ridurre all’obbedienza, da sanzionare alla minima prova di ribellione. I figli violenti che oggi sparano all’impazzata per strada appartengono a famiglie ben note. E non si tratta certo di piccoli pusher o di bande di balordi.

È questa, a mio avviso, la matrice degli episodi di violenza che da qualche tempo vedono come obiettivo da colpire gli immigrati, siano parcheggiatori che si ribellano al ricatto di chi chiede una tangente, oppure commercianti che rifiutano di pagare il pizzo. Sono magari (futuri) cittadini che, rompendo le leggi dell’omertà, denunciano i reati di cui sono testimoni, o ancora, come è successo sabato scorso, dopo un diverbio seguito ad uno scontro stradale, persone che non subiscono la legge del piccolo boss di quartiere. Un  diverbio che le prime voci riferivano come una rissa tra immigrati, prima che arrivassero le denunce delle vittime.  Già poche settimane fa un’altra grave aggressione nei confronti di altri immigrati a Ballaro’ era stata archiviata come una rissa tra immigrati.

Non si tratta certo di criminalizzare un intero quartiere o un’altro. Sarebbe l’errore più grave, quello che restituirebbe consenso ad uomini che per affermare il proprio potere hanno bisogno di ricorrere al”ferro” come a Palermo chiamano le pistole. Uomini che in questo modo perdono l’ultimo brandello di dignità. Uomini che non esitano a colpire per uccidere, per ristabilire il proprio potere di intimidazione. Uomini già condannati alla sconfitta ed alla prospettiva di lunghi anni di carcere.

La risposta è partita

Di fronte a questa escalation di violenze, in un momento in cui la maggior parte dei palermitani, inclusi gli immigrati, tenta di rialzare la testa e di ribellarsi ai condizionamenti mafiosi e paramafiosi, non rimane che un percorso obbligato. Solidarietà, accoglienza, interposizione ed affiancamento dei migranti. Trovare in comune con i migranti percorsi di cittadinanza da condividere, giorno dopo giorno. Con i migranti e con i palermitani che ci staranno.

In questa direzione andiamo avanti, non ci facciamo intimidire. Vogliamo continuare ad avere fiducia in tutte le istituzioni, che sappiano garantire il rispetto dei diritti e la tutela piena dei soggetti più vulnerabili, con misure più tempestive ed efficaci che in passato. La questione sicurezza a Palermo ha davvero tanti colori.