Ieri in Argentina, oggi in Egitto, #VeritàPerGiulioRegeni subito e non fra 40 anni

Quaranta anni fa, in Argentina la notte diventava buia e senza luna, si spariva e si moriva senza che il mondo dovesse sapere.

Oggi in Egitto accade lo stesso.

Quaranta anni fa sparivano oppositori politici, e semplici cittadini, argentini come italiani, svedesi, inglesi.

Non da oggi, in Egitto spariscono con frequenza sindacalisti, persone che difendono i diritti umani, persone che vogliono capire.

Ogni tanto qualche flebile protesta, quaranta anni fa, quando si trovava il corpo senza vita, torturato, di qualche cittadino occidentale. Ma una dittatura fabbricava rapidamente una menzogna di Stato.

Oggi, 3 mesi dopo, si fabbrica in Egitto una menzogna di Stato, per addossare alla criminalità comune, la morte di un ricercatore italiano, Giulio Regeni, inventando di sana pianta una storia improbabile di banditi che usavano le divise della polizia, che sequestravano come gli agenti di polizia, che torturavano, come gli agenti di polizia, ma che non erano della polizia.

Quaranti anni fa il mondo si voltava dall’altra parte in nome della lotta contro il pericolo comunista.

Oggi ci si volta dall’altra parte, in nome della lotta ai Fratelli Musulmani, neanche alla minaccia terrorista.

Quaranta anni fa prevaleva la necessità di fare affari e quindi di tenere in piedi, insieme a quella argentina, con ogni mezzo, le più criminali dittature latino americane

Oggi, con la stessa logica si difendono i regimi in Egitto, Turchia, Arabia Saudita, Eritrea, Sudan, Iran e tante, troppe altre simili.

Quaranta anni fa un immenso paese si riempiva di Garage Olimpo, sottratti ad ogni sguardo indiscreto e in mano a strutture parallele della dittatura

Oggi quanti sono i Garage Olimpo in Egitto? Lo sapremo fra quaranta anni?

Ma quaranta anni fa si manifestava per chiedere la fine di tutte quelle dittature, si chiedeva giustizia non per uno ma per tutti.

Quaranta anni fa c’erano voci che si alzavano potenti contro tale orrore. A dire No, c’erano la politica, la cultura, l’arte, persino lo sport.

Trentotto anni fa un grandissimo giocatore di calcio, Johan Cruyff, scomparso proprio in questi giorni, si rifiutò di partecipare ai Campionati di calcio in Argentina con una frase che rimase impressa più di uno dei suoi leggendari goals:«Non posso giocare a poche centinaia di metri da dove si torturano le persone».

Oggi avremmo bisogno di esempi del genere, di rappresentanti del potere politico, di uomini e donne della cultura, di personalità conosciute in ogni campo, capaci di dire, NO.

Avremmo bisogno di governi in grado di boicottare quei regimi, di impedire con questi ogni forma di cooperazione economica, ogni investimento pubblico e privato, rinunciando ai tanti benefici di partenariato. Avremmo bisogno che tali misure venissero estese anche verso i governi di quei paesi, come Israele o la Turchia che, per quanto “democraticamente eletti”, si comportano come feroci persecutori ai danni di popolazioni che opprimono.

Avremmo bisogno che insieme ad una giustizia italiana capace di chiedere verità e giustizia per Giulio Regeni, invece di accontentarsi delle miserie imposte dalla real politik, ci sia una capacità della politica internazionale in grado di isolare chi si impone con la logica della repressione degli oppositori.

Oggi siamo indignati per Giulio Regeni ed è importante, ma non dobbiamo dimenticare i circa 1700 desaparecidos egiziani di cui non sapremo forse mai nulla, sindacalisti, oppositori.

Alla fine della dittatura in Argentina fu stimato intorno a 30 mila il numero degli scomparsi, dei desaparecidos.

Dobbiamo aspettare che i numeri si equivalgano per poter reagire?

Impossibile perché non si tratta di numeri ma di persone, di un numero sterminato di vite interrotte della cui fine, chi resta silente sarà complice.

Esigere la rottura delle relazioni diplomatiche ed economiche con questi regimi invece di continuare a sostenerli in nome di esigenze superiori è il solo modo per sperare di ottenere verità e giustizia.

Per Giulio Regeni e per i tanti e le tante come lui.