di Michel Agier e François Gemenne*
Pubblichiamo questo articolo dell’antropologo Michel Agier, e della politologa Francois Gemenne, a poche ore dai tragici fatti di Parigi. Come ADIF continuiamo a credere che queste siano le risposte che andrebbero date al terrore. In un periodo in cui l’Europa è esposta all’arrivo dei migranti, due ricercatori che lavorano sui flussi migratori prendono in contro-piede il discorso dominante. Ecco la loro analisi.
Tra il 2000 e il 2014, 40000 migranti sono morti alle frontiere, di cui 22000 cercando di raggiungere l’Europa, che oggi per loro è diventata la destinazione più pericolosa del mondo. Solo nel 2014, più di 3500 sono morti annegati nel Mediterraneo.
Il conto macabro continua ogni giorno. E i sopravvissuti sono bloccati alle frontiere esterne, ma anche interne dell’Europa (come in questi ultimi giorni tra l’Italia e la Francia), moltiplicando le situazioni di emarginazione, di violenza e di umiliazione. Questo in nome di una ragione di Stati europei che sostengono di rispondere alle paure e alle richieste degli abitanti riguardo a una maggiore sicurezza, di controllo e d’impermeabilità.
Noi al contrario sosteniamo che aprire le frontiere sarebbe più giusto e razionale, più sicuro. Contrariamente all’idea troppo diffusa nei media e nei discorsi politici, questa proposta non è affatto una fantasia ingenua e irreale. Al contrario: è l’apertura delle frontiere che permetterebbe finalmente di uscire da un ingranaggio di violenza, che ha già fatto migliaia di morti tra i migranti. Oltre a configurare un orizzonte per un autentico progetto politico europeo in tema di asilo e immigrazione.
Ecco 10 ragioni per cui è necessario aprire le frontiere.
1 PERCHÉ CHIUDERE LE FRONTIERE NON SERVE A NULLA
Il nostro primo argomento attiene al buon senso. Il fenomeno migratorio è un fatto sociale, una realtà del mondo contemporaneo, al quale è assurdo voler resistere. Voler impedire le migrazioni è inutile tanto quanto voler impedire alla notte di seguire al giorno. Le persone non scelgono di migrare o di restare perché una frontiera è aperta o chiusa.
L’idea che la chiusura delle frontiere possa limitare i flussi migratori è irreale e criminale, e ignora completamente la realtà delle migrazioni. Non fa che rendere gli spostamenti più precari, più costosi e pericolosi, trasformando il mediterraneo in un carnaio.
Aprire le frontiere significa prima di tutto permettere alle persone di viaggiare in condizioni sicure e degne, significa mettere fine alla tragedia che si gioca alle frontiere dell’Europa.
2 PER LOTTARE CONTO I PASSEURS
Aprire le frontiere, legalizzare le mobilità di tutti è stroncare sul nascere il business di quelli che hanno fatto del traffico di spedizioni umane una professione, approfittando sempre di più e in modo sempre più pericoloso di un’economia della proibizione
Aprire le frontiere è il modo più efficace per lottare contro i passeurs. Significa permettere ai migranti di arrivare in aereo invece che in barca.
3 PERCHÉ L’INVASIONE ANNUNCIATA È UNA FANTASIA
Nessuna inchiesta ha provato la veridicità delle «ondate» o delle «invasioni» tanto annunciate e fantasticate. La costruzione del muro tra il Messico e gli Stati Uniti non ha affatto rallentato i flussi migratori tra i due paesi, cosi’ come l’apertura della frontiere tra l’India e il Nepal, o all’interno dell’Europa di Schengen, abbiano provocato afflussi massicci di migranti.
Neanche l’operazione di salvataggio MARE NOSTRUM, condotta dall’ Italia nel 2014, né la regolarizzazione dei migranti in situazione irregolare (600000 in Spagna, nel 2005, 500000 in Italia nel 2006, quasi 5 milioni negli Stati Uniti nel 2014, ecc.) hanno mai provocato un aumento improvviso e significativo della migrazione «clandestina».
Hanno giusto permesso d’iniziare a riconciliare i migranti con le loro società di partenza e destinazione.
4 PER PERMETTERE AI MIGRANTI DI RIENTRARE AL PAESE
Argomento paradossale, e eppure: aprire le frontiere è, certamente, lasciare entrare il migrante ma anche permettergli di ripartire senza inquietudine. Molti migranti sono oggi bloccati nei loro paesi di destinazione, per paura di non poterci più ritornare in seguito, semmai ne dovessero uscire.
Aprire le frontiere renderebbe la mobilità più fluida e permetterebbe a migliaia di migranti di rientrare ai paesi a vedere una famiglia che, ha volte, non hanno più rivisto da molti anni.
5 PERCHÉ I MIGRANTI POTREBBERO ESPRIMERE TUTTO IL LORO POTENZIALE ECONOMICO.
Tutti gli studi mostrano che la contribuzione economica dei migranti ai loro paesi di destinazione lo è ancora di più se la loro posizione è sicura e legale. Rendere tutte le migrazioni legali permetterebbe di fatto di far sparire l’immigrazione «clandestina» e permetterebbe ai migranti di esprimere il loro pieno potenziale economico nei paesi di accoglienza.
Il loro contributo economico è diretta anche verso il loro paese di origine: i trasferimenti finanziari dei migranti verso le loro famiglie rappresentano tre volte l’ammontare dell’aiuto officiale allo sviluppo versato verso i paesi industrializzati. È assurdo il collegare l’aiuto allo sviluppo al controllo delle migrazioni dal momento che, al contrario, è la mobilità ad essere un fattore potenzialmente forte di sviluppo.
6 PER PERMETTERE UN PROGRESSO SOCIALE
L’assunzione di lavoratori stranieri in situazione irregolare nei paesi ricchi è un «dumping social», l’equivalente di una «decolonizzazione in loco»: ai lavoratori senza diritti vengono imposte le peggiori condizioni sociali. La legalizzazione dei migranti permetterebbe un loro accesso agli stessi diritti e alle stesse remunerazioni degli altri lavoratori.
Questa legalizzazione renderebbe visibile la loro partecipazione all’economia dei paesi di accoglienza, soprattutto attraverso il loro contributo – e quello dei loro datori di lavoro – alle prestazioni sociali. La migrazione «illegale», per sua natura, non esiste più con le frontiere aperte. Le situazioni di precarietà amministrativa scompaiono e le condizioni di lavoro si migliorano e si armonizzano.
7 PERCHÉ LA LIBERTÀ DI CIRCOLAZIONE È UN DIRITTO FONDAMENTALE
Il diritto di lasciare il proprio paese è iscritto nella Dichiarazione universale dei Diritti dell’Uomo. È una questione di libertà e di uguaglianza. Il destino di ciascuno è determinato dal luogo in cui è nato-a. La chiusura delle frontiere crea il privilegio del luogo di nascita, questa disuguaglianza insopportabile. L’apertura delle frontiere riconosce la legittimità di ogni migrazione, e il diritto alla mobilità di ciascuno.
8 PER CONOSCERE MEGLIO I MIGRANTI E MEGLIO PROTÈGGERE COLORO CHE NE HANNO BISOGNO
Bisogna ripeterlo: aprire le frontiere non è sopprimere le frontiere. Siamo legalisti: il fatto di autorizzare le libere circolazioni permetterebbe di accompagnarli meglio, di sapere dove vanno i migranti e in quali condizioni. Significa assicurarsi che le migrazioni si svolgano nelle migliori condizioni possibili per tutti, e che quelli che hanno bisogno di essere protetti lo siano effettivamente.
9 PERCHÉ È POSSIBILE IMETTERE L’OSPITALITÀ AL CENTRO DELLA POLITICA
Dei cittadini solidali e impegnati, un tessuto associativo denso, capace di accogliere degli stranieri e aiutare la loro inserzione, delle città che creano delle condizioni migliori di alloggio in centri di accoglienza per gli erranti: sono queste le forme di un’ospitalità senza condizioni che esistono già nella società e che un governo avrebbe la possibilità di mettere in atto e incentivare , al contrario della guerra ai migranti, che forma oggi il regime ufficiale del pensiero e dell’azione.
10 PER RIAFFERMARE L’UNITÀ DELL’UOMO
Negli anni ’30, gli ebrei o gli esiliati spagnoli erano divenuti degli«indesiderabili». Oggi, rispetto al ritorno dell’idea che una parte degli uomini siano indesiderabili, abbiamo la scelta di riaffermare l’unità dell’uomo e di tradurre questa idea in politica. Contro l’oscurantismo, si tratta semplicemente di riaffermare l’Umanismo.
M. Agier, F. Gemenne, Soyons réalistes: 10 raisons d’ouvrir les frontières, (bibliobs.nouvelobs.com), 27 juin 2015, traduzione di Annalisa Romani.
*Michel Agier è antropologo, direttore di ricerca a L’Institut de Recherhce pour le Développement, e direttore di studi a l’EHESS. Ha pubblicato, presso la casa editrice La Découverte, La condition cosmopolite (2013) e Un monde de camps (sotto la direzione di, 2014).
*François Gemenne è politologa, insegna all’Università di Versailles-Saint-Quentin, è direttore esecutivo del programma Politiche della Terra a Sciences-Po. È in corso di pubblicazione, presso la casa editrice La Découverte, il suo libro Vive l’immigration.